Sono passati quasi tre mesi da quando il mio socio, Teor-ense DOC, mi avvicinò ad un libro che parlava di quei luoghi: “cuore di stella”.
Laggiù, in quella che talvolta “noi cittadini” sprezzantemente chiamiamo “bassa” senza riconoscerne la reale importanza, scorre per qualche decina di chilometri, forse cinquanta, un fiume di risultiva, una ferita serpeggiante fra campi coltivati e boschi. È il fiume Stella, sulle cui sponde non arginate si snocciolano paesi, castelli, chiese, storie, leggende ed echi di lontani massacri.
Uno dei comuni che hanno lo Stella come parte integrante della propria storia è quello di Rivignano-Teor, il cui Consiglio Comunale (anzi, i due consigli comunali dei limitrofi paesi di Rivignano e Teor, che si sono fusi recentemente mostrando modernità e lungimiranza) ha deciso di promuovere quest’importante parte del proprio territorio. Curiosamente ha scelto non il solito, verboso e spesso noioso pamphlet descrittivo: due scrittori, Giuliano Geri e Gianmatteo Pellizzari, sono stati ospitati per qualche settimana ed essi hanno girato il territorio, i paesi, incontrando persone e personaggi reali, e traendone un romanzo geografico, epico, storico, solo funzionalmente e mai banalmente descrittivo. In fondo il viaggio dei due protagonisti (dei due autori?) potrebbe essere quello di qualsiasi altro fra noi, che decidesse, che so!, di celebrare il due di novembre in maniera alternativa esorcizzandone le tristezze canticchiando “la ballata dell’estinto”, o magari di girar verso Rivis per toccar con mano i luoghi ove si consumò il triste amore di Luigi e Lucina. Sostengono, i locali, che l’opportunista Bardo di Stratford prelevò di peso tale vicenda spostandola nella più conveniente opulenza veronese e trasformando i poveri ragazzi friulani negli stranoti Giulietta e Romeo. E già che siamo lì, c’è un bellissimo acquario delle specie ittiche autoctone. Avviso ai naviganti dal braccetto cortino: è gratuito…
Ho atteso pazientemente che le luci della ribalta si spegnessero, almeno parzialmente, sul libro; ho lasciato passare le foto, gli articoli, le (giuste) lodi ad un’opera decisamente inusuale quanto ben scritta. Ed eccoci qui, a parlarne senza scendere nei particolari di una verbosa recensione; ho preferito chiedere ad Andrea Pertoldeo, assessore uscente all’Urbanistica del comune di Rivignano e vero deus ex machina assieme al sindaco, Avvocato Mario Anzil, del progetto “Cuore di Stella”, un appuntamento per discuterne. A proposito: il 25 maggio si vota, in quel comune, e spero per apprezzamento della loro opera che se ne escano con la meritata riconferma.
Ovvia conseguenza, per due buone forchette come noi, che se ne parlasse con le gambe sotto il tavolo di un ristorante locale, di fronte ad un eccellente piatto di baccalà e due calici di bianco fresco.
Andrea parla piano, sorridendo, compiaciuto e consapevole del fatto che l’operazione ha colto nel segno. Gli domando da dove nasca il progetto, mi risponde che due anni fa emerse l’esigenza di capire come far meglio conoscere il territorio in cui i due-comuni-divenuti-uno giacciono: non certo un’area desolata, ma un giro sul fiume “ti fa sentire in Amazzonia”. Un leaflet? Un opuscolo da distribuire nelle osterie e nei negozi? Già visto, meglio qualcosa di più originale.
Ed ecco nascere l’idea del romanzo, da affidare alle mani sagge ed esperte di Gianmatteo Pellizzari e Giuliano Geri ed ai tipi della Quodlibet.
Le risorse (tutto sommato) limitate e la voglia di conoscersi e far conoscere ha spinto Pertoldeo e Anzil ad ospitare per dieci giorni i due autori in pectore a Rivignano, dotarli di mezzi adeguati alla veloce ed agile perlustrazione del territorio (due biciclette) e chiedere agli abitanti del comune di aggiungere una sedia al desco di pranzo, o di cena, per raccontare a Geri e Pellizzari di sé, delle leggende, delle storie e dei tanti personaggi che hanno calcato quel palcoscenico da involontari attori di sé stessi. Il resto è stato affidato alle sapienti mani degli scrittori, che hanno fuso in un levantino melting pot note autobiografiche, storie personali, dicerie untorie da osteria. L’opera si legge d’un fiato come il chinotto del protagonista, merito anche della quasi totale libertà di cui i due hanno goduto nel tratteggiare personaggi e vicende.
Arriva il caffé e Andrea Pertoldeo è divenuto un fiume in piena, senza argini come il suo Stella: peccato sia giunto il momento di darsi l’arrivederci.
Non vado oltre con le informazioni sui personaggi principali (un udinese appunto gran consumatore di chinotto, un toscano incallito fumatore degli omonimi, antichi sigari), né sugli argomenti trattati (il ritrovamento di un manoscritto pirandelliano e la scomparsa, settant’anni prima, di una bambina di due mesi). Invito l’affezionato lettore a darsi da fare per cercare (ormai) la ristampa dell’opera, nelle migliori librerie.