“Un accordo molto importante, un’opportunità
straordinaria di cui ringrazio il ministro della Giustizia Andrea
Orlando, che ci permette di disporre di una cornice per impostare
una programmazione almeno triennale per intervenire sulla
popolazione carceraria, in particolare sul problema delle
tossicodipendenze e più in generale sulle misure alternative alla
pena e sui programmi di reinserimento sociale e recupero dei
detenuti, ma anche sull’edilizia carceraria”.
Lo ha detto la presidente della Regione, Debora Serracchiani,
sottoscrivendo oggi a Roma con il ministro della Giustizia e con
il Tribunale di Sorveglianza di Trieste un Protocollo con il
quale ci si propone di favorire le misure alternative e i
percorsi sociali per i detenuti.
L’accordo nasce dalla comune convinzione che “il carcere non
rappresenta l’unica esperienza penale possibile”, con l’obiettivo
di attuare i principi costituzionali sulla umanizzazione della
pena e di diminuire nello stesso tempo l’affollamento delle
carceri in Friuli Venezia Giulia.
Secondo Orlando, con questo accordo si attuano le indicazioni del
legislatore in materia di pene alternative e di recupero dei
detenuti. Grazie alla collaborazione con le Regioni (quello di
oggi è il quinto protocollo siglato), il problema del
sovraffollamento delle carceri, ha rilevato il ministro, sarà
sensibilmente attenuato.
“È anche previsto un tavolo tecnico – ha ricordato la presidente
Serracchiani – che ci consentirà di avviare una vera e propria
collaborazione strutturale su progetti puntuali”.
Nel Protocollo sono indicati iniziative specifiche per potenziare
le strutture autorizzate a ospitare i tossicodipendenti allo
scopo di indirizzarli verso programmi residenziali di tipo
terapeutico e riabilitativo, nonché per favorire più in generale
l’accesso dei detenuti ai lavori esterni e di pubblica utilità.
Per rendere possibili le misure alternative al carcere, si punta
a sostenere progetti per l’accoglienza e l’inserimento
socio-lavorativo individuando in particolare i luoghi di
domicilio per quei detenuti che ne siano privi, in collaborazione
con gli Enti locali e i soggetti del Terzo settore. Sono prese in
considerazione anche le opportunità di lavoro e di attività
all’interno degli istituti penitenziari.
A fronte di questi progetti, il ministero si impegna a non
trasferire nuovi detenuti nelle carceri del Friuli Venezia
Giulia, una volta che i posti si sono liberati grazie al più
ampio accesso alle misure alternative.