Il Museo Provinciale della Grande Guerra di Gorizia compie 90 anni. Domenica 8 giugno 1924, infatti, veniva inaugurato il riordinamento del Museo Provinciale che, sotto la guida di Giovanni Cossar, aveva ampliato la sua narrazione della storia del territorio del Goriziano, comprendendo anche la prima guerra mondiale, da poco conclusa, con il passaggio di Gorizia e del suo territorio all’Italia. Il museo prendeva in quell’occasione anche un nuovo nome: Museo della redenzione di Gorizia.
La prossima domenica 8 giugno alle 10.30, ai Musei Provinciali di Borgo Castello, si terrà una visita guidata e gratuita, mentre alle 11.30 ci sarà “La tradotta, viaggio sul treno che porta ai luoghi della Grande Guerra”, schegge di storia, frammenti di letteratura, momenti musicali in un “concertato” che ripercorrerà gli aspetti più tragici, e a volte disattesi, del conflitto in queste terre. Una esibizione per soli coro, voce recitante, ensemble strumentale, con la consulenza e i testi di Roberto Covaz e con Paola Aiello, Cadmos Ensemble (Ondina Altran, Silvia Bonesso, Francesca Moretti, Manuela Marussi), Francesco Cortese, Insieme vocale Le Pleiadi, il Gruppo giovanile Freevoices (Dir. Manuela Marussi), Insieme Strumentale (Dir. Gianni Del Zotto).
Tornando al Museo Provinciale della Grande Guerra, appena concluso il conflitto, Giovanni Cossar era stato nominato direttore del Museo Provinciale, un’importante istituzione culturale che aveva visto la luce nel 1861. Cossar intuì che la guerra, avvenimento di portata epocale che aveva toccato milioni di persone, era un argomento che il museo avrebbe dovuto affrontare senza alcun indugio. Avendo già, durante la guerra, iniziato a raccogliere testimonianze, a fine conflitto poté contare su molti oggetti e cimeli che aumentarono poi notevolmente di numero quando, dalle pagine dei giornali locali, si era rivolto ai cittadini affinché donassero al museo quanto in loro possesso riferito alla partecipazione dei goriziani al conflitto da poco terminato.
Il museo inaugurato quella domenica di 90 anni fa occupava tutto il Palazzo Attems: alla prima guerra mondiale erano riservati l’atrio e altre quattro sale, che costituirono così il primo nucleo del Museo della Grande Guerra. Era un allestimento semplice e orientato a dimostrare la tesi che sottostava al riordino complessivo del museo: l’italianità di Gorizia a partire dai periodi più remoti per giungere alla contemporaneità.
Da quel giorno il museo ha subito profonde modifiche in linea con le nuove conoscenze storiografiche, con l’ammodernamento del linguaggio espositivo e, soprattutto, con la consapevolezza del ruolo che un’istituzione di questo genere deve avere. Il Museo della Grande Guerra, inaugurato ventiquattro anni fa nella suggestiva sede di Borgo Castello, è infatti il risultato di nuove ricerche e studi che mirano a raccontare l’esperienza vissuta cent’anni fa da milioni di uomini, soldati e civili e le loro comuni sofferenze indipendentemente dalla loro appartenenza statale.
È un’istituzione che si rivolge ad un pubblico quanto mai eterogeneo, non più limitato ai soli appassionati e collezionisti, ma costituito prevalentemente da chi, giungendo in questi luoghi, vuole conoscerne la storia e le vicende. Inoltre il museo, nel corso degli anni, ha assunto un ruolo significativo di supporto didattico allo svolgimento dei programmi di storia nelle scuole. Esso tiene conto altresì di un lungo e a volte faticoso processo politico teso al superamento delle esasperazioni nazionalistiche, mirando ad una pacifica convivenza tra popolazioni che oggi vivono in diversi stati ma che percepiscono ancora un legame derivante da una storia che li aveva visti, insieme, parte di una unica entità statale nella consapevolezza pure della particolare posizione di Gorizia che, anche a fronte della storia più recente, la obbliga in certo qual modo a farsi promotrice di un messaggio di pace.