Spesso le strade della vita si snodano seguendo percorsi tortuosi e intricati, oltre che assolutamente imprevedibili, così può accadere che arrivati a un certo punto del cammino non ci si ricordi più da dove si era partiti. A dire il vero, per coloro che provengono da Lilliput quest’eventualità è piuttosto remota, dal momento che nella maggior parte di essi la “lillipuzianità” lascia tracce evidenti e indelebili, che si manifestano in piccoli o grandi “difetti di fabbrica” impossibili da eliminare.
Comunque, per scongiurare ogni rischio di amnesia, l’Associazione di Volontariato No Profit “Il Paese di Lilliput”, che dal dicembre 2000 riunisce i genitori che hanno (o hanno avuto) i propri figli ricoverati nel reparto di Patologia Neonatale dell’Ospedale “Santa Maria della Misericordia” di Udine, organizza ormai già da sette anni la Festa della Neonatologia, un momento d’incontro nel quale bambini, genitori, medici ed infermieri del reparto possono ritrovarsi, scambiarsi idee ed esperienze e, perché no, divertirsi insieme.
Quest’anno la festa si è svolta nel pomeriggio di sabato 6 settembre, dalle ore 15.00 in poi. Complice il bel tempo, già prima dell’inizio della festa molte persone affollavano il viale antistante il padiglione d’ingresso dell’ospedale, che per l’occasione era stato trasformato in una specie di lunapark in versione ridotta, con numerosi stand che vendevano bibite, gelati e altri snack, oppure offrivano ai più piccoli la possibilità di divertirsi scoprendo nuovi giochi.
Il benvenuto a tutti i presenti è stato dato dalla presidentessa de “Il Paese di Lilliput” Marianna Zanetti, che per prima cosa ha voluto ringraziare tutti coloro che attraverso le donazioni hanno reso possibile l’acquisto di un simulatore, cioè di un neonato-robot con il quale i medici del reparto di Patologia Neonatale possono continuare ad esercitarsi simulando interventi in situazioni d’emergenza. La Presidentessa ha quindi ceduto il microfono al dottor Luigi Cattarossi, direttore del reparto, il quale ha ringraziato i partecipanti all’evento per essere accorsi numerosi e ha sottolineato l’importanza della sinergia tra i volontari dell’associazione e il personale che opera in Neonatologia: questa stretta collaborazione permette di sostenere al meglio i piccoli pazienti e le loro famiglie in un momento che spesso è di difficoltà e sofferenza. Riallacciandosi alle parole del dottor Cattarossi, il Sindaco di Udine Furio Honsell (intervenuto in rappresentanza di tutti i Sindaci del Friuli) ha ricordato come la percentuale dei bambini ricoverati in Neonatologia sia piuttosto significativa, giacché si attesta sul dieci per cento del totale dei bambini nati in regione. I saluti dell’Amministrazione Provinciale di Udine sono poi giunti dall’Assessore alle politiche per la famiglia, cooperazione sociale, politiche giovanili, volontariato, informatizzazione, pari opportunità e politiche identitarie, Elisa Battaglia, che ha presenziato alla festa per il secondo anno consecutivo e ancora una volta si è detta colpita dall’impegno profuso dall’associazione per il raggiungimento dei suoi obbiettivi. Infine, il dottor Mauro Delendi, Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Udine, ha posto l’accento sul fatto che troppo spesso si tende a focalizzare l’attenzione sulle cose che vanno male, dimenticandosi invece delle realtà che, proprio come l’associazione “Il Paese di Lilliput”, funzionano bene e operano positivamente sul territorio.
Al termine di questa serie di interventi “ufficiali”, la festa è proseguita con l’ideale costruzione di un “ponte” tra passato e presente, tra i Lillipuziani di ieri e quelli di oggi; infatti i convenuti hanno avuto modo di ascoltare le testimonianze dirette di alcuni ragazzi e ragazze (tra i quali anche la sottoscritta) nati prima del 2000 e pertanto transitati in Neonatologia quando “Il Paese di Lilliput” ancora non esisteva.
In tutti i casi si è trattato di storie di successi, i cui protagonisti, seppur tra mille difficoltà, in modi e tempi diversi, ce l’hanno fatta e sono riusciti a raggiungere traguardi che all’inizio erano per loro inimmaginabili; tutte queste conquiste sono state rese possibili dall’instancabile lavoro di medici e terapiste, dal prezioso sostegno delle famiglie (che non si sono mai risparmiate nell’aiutare i loro piccoli) e, non da ultimo, dalla grande tenacia dei Lillipuziani, che oggi come ieri dimostrano di avere una marcia in più e di saper affrontare la vita con una grinta e una serenità fuori dal comune.
Tra un racconto e l’altro, anche le dottoresse Valeria Chiandotto e Augusta Janes hanno trovato il modo per elogiare il coraggio di tutti i Lillipuziani che hanno seguito (e continuano a seguire) nel corso della loro lunga carriera. In particolare, la dottoressa Janes ha spiegato come i medici si trovino in una posizione diversa rispetto ai piccoli pazienti, ai loro familiari o ai loro amici: infatti, mentre questi ultimi non sanno ancora quali difficoltà li attendono una volta dimessi dall’ospedale, i medici ne sono sin dal’inizio pienamente consapevoli; per questo, il loro compito consiste nel fornire a pazienti e familiari gli strumenti più adatti per scalare le montagne che incontreranno lungo il percorso, ben sapendo che a volte la scienza e la medicina non bastano, quindi forse è necessario anche pregare…
Ebbene, dal dicembre 2000 i medici del reparto di Patologia Neonatale dell’ospedale di Udine non sono più soli nell’affrontare questo arduo compito, ma sono affiancati dai volontari dell’Associazione di Volontariato No Profit “Il Paese di Lilliput”, il cui primo obbiettivo (come si legge dal sito www.ilpaesedililliput.it) è appunto quello di aiutare le famiglie dei piccoli ricoverati rendendo più agevole possibile il periodo della degenza ed essere un punto di riferimento dopo le dimissioni.
Da quanto ho potuto capire, la Festa della Neonatologia (alla quale sabato 6 settembre ho avuto l’onore e il piacere di partecipare per la prima volta) viene organizzata ogni anno proprio con quest’intento: offrire alle famiglie dei Lillipuziani un’occasione per incontrarsi tra loro e con gli “addetti ai lavori” anche dopo il periodo di degenza e in un contesto diverso da quello ospedaliero, perché a volte un ritorno alle origini, al punto da cui siamo partiti, è proprio quello che ci vuole per ritrovare la strada.