Non è la canzone di Toto Cutugno, ma l’ inizio di una riflessione su come vedo l’ Europa nei confronti di un’ Italia che amo e che al contrario di altri che la distruggono o scappano vorrei difendere per poterla ricostruire.
Siamo nel bel mezzo della terza guerra mondiale fatta di tante piccole guerre qua e la e di una guerra globale fatta di numeri e finanza. L’ Europa in tutto ciò è ormai soltanto un lager finanziario. Dagli altoparlanti del campo arriva sempre la stessa voce che urla “Fare riforme, obbedire, ‘schnell’ e l’ Italietta che sarebbe una delle più grandi si fa piccola, timida e si distrugge da se nel nome di questi proclami portati avanti dal comandante del campo in accordo col capo della baracca. Chi non lavora è finito, chi lavora è sfinito. La mattina ci si conta e ci si chiede a chi toccherà oggi. C’è sempre più gente nella nostra baracca, disgraziati da tutte le parti del mondo che credono di trovare il santo graal. L’ autunno è alle porte, il morale è sempre più basso, il capo della baracca ci dice di stare tranquilli, tornerà il sole, ma piove e si sente puzza di gas.
Senza voler far paragoni con una situazione ben più dolorosa, non ci si distanzia poi troppo dauna realtà che vede la patria di Dante soccombere piano piano invece che trovare lo splendore che le competerebbe.