Riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera inviata dall’assessore provinciale alle Politiche sociali, Ilaria Cecot, alla Presidente della Camera dei Deputati.
“Gentile Presidente,
Le scrivo per informarLa su quanto sta vivendo l’Isontino in queste settimane e per denunciare l’assoluta mancanza dello Stato nel gestire una situazione contingente.
Da qualche settimana 94 persone, richiedenti asilo politico, vivevano nel fango, sotto la pioggia, accampati sull’Isonzo, fiume sacro alla Patria, divorati da insetti, circondati da topi, bevendo l’acqua del nostro fiume, in cui è vietata la balneazione.
Tutto ciò sotto lo sguardo cieco della città e, ancor peggio, del Comune di Gorizia, che per posizione ideologiche rinnega qualsiasi coinvolgimento o responsabilità nella gestione del fenomeno immigrazione, fenomeno che, come mi può confermare, potrà solo aumentare. Tutte queste persone, ragazzi giovanissimi con le storie più disparate, avevano già appuntamento per l’intervista con gli uffici della Questura.
Le norme in materia di asilo politico recitano chiaramente che il sistema di protezione deve scattare immediatamente, invece così non è stato. Queste persone sono state abbandonate a loro stesse, senza alcun controllo di tipo sanitario e senza alcuna assistenza.
Dopo dieci giorni di sterile dibattito politico e di rimpallo delle reciproche responsabilità, con l’aiuto dell’Amministrazione regionale siamo riusciti ad allestire una tendopoli provvisoria, dove almeno ci sono delle tende della Protezione Civile, dei pasti caldi e dell’acqua potabile. Sì, Presidente, acqua potabile, perché nel nostro paese “civile” quasi cento persone hanno bevuto acqua di un fiume inquinato. La bagarre politica è continuata e sta continuando e devo dirLe, con estrema sincerità, che mi sta “schifando”. Se la politica è fatta solo di parole e di proclami, ha ragione chi pensa che la politica è inutile.
Ma arrivo al punto. Nella gestione del campo assistiamo all’ennesimo paradosso ovvero quello di una sussidiarietà rovesciata, poiché sono i volontari che si sostituiscono allo Stato, facendo ciò che la Prefettura dovrebbe fare per legge. Lo Stato scrive e recepisce leggi bellissime, ma le leggi vanno applicate. La materia immigrazione è complessa, lo sappiamo, ma esistono norme che lo Stato impone, norme anche assurde come la Bossi-Fini, ma ora lo Stato dov’è? Queste persone hanno diritto all’assistenza per legge e sembra che allestire una tendopoli, gestita dal cuore della gente, dai cittadini comuni per portare queste persone in salvo, sia stato un crimine.
I meravigliosi volontari si stanno assumendo responsabilità che a loro non competono, responsabilità che spettano alla Prefettura, allo Stato. Identica cosa succede al CARA di Gradisca d’Isonzo, struttura che ha dimostrato ampiamente di essere non funzionale e inadeguata, ma che continua a esistere perché voluta dallo Stato. Quello stesso Stato che poi non paga lo stipendio ai lavoratori, che non rimuove la Connecting People, cooperativa inadempiente sotto molteplici punti di vista. Sono i lavoratori che sovente comperano i materiali per mandare avanti la struttura, perché hanno un cuore e una coscienza che lo Stato non ha. I migranti “ospiti” del CARA di Gradisca d’Isonzo passano tutto il giorno sul fiume, sempre quell’Isonzo sacro alla Patria, in quanto non sanno che cosa fare, come impegnare il tempo. Possiamo chiamare accoglienza questa?
Presidente, Le chiedo di intervenire con forza, richiamando ciascuno alle proprie responsabilità e, semplicemente, far applicare le norme”.