Accessi in aumento. Incremento delle vessazioni dovuto a crisi occupazionali, mutamenti nell’organizzazione aziendale
Battaglia, “Sportello qualificato e tra i più attivi”
Sono 720 gli utenti presi in carico dal team di professionisti che coordinano l’attività del punto “Sos antimobbing” della Provincia di Udine su un totale di oltre 1300 contatti. Il dato si riferisce al periodo 2007-2014, vale a dire dall’anno di prima operatività del servizio (presente sia a palazzo Belgrado sia nella sede decentrata di Tolmezzo di via Carnia Libera 15, quest’ultimo però operativo dal 2010) al 31 dicembre dello scorso anno durante il quale la struttura ha gestito complessivamente 163 casi (148 per le vessazioni sul posto di lavoro, 15 gestiti dal punto Anticrisi). Oggi, lunedì 26 gennaio, a palazzo Belgrado, il bilancio dell’attività nel corso di una conferenza stampa. L’assessore alle politiche sociali Elisa Battaglia affiancata dalla coordinatrice Cristina Caparesi e dall’avvocato Teresa Dennetta, ha riepilogato gli obiettivi del servizio finalizzato a fornire un supporto qualificato, gratuito, per sostenere lavoratori e lavoratrici che si ritengono colpiti da molestie morali e psicofisiche sul posto di lavoro dove vivono condizioni di particolare disagio. “Lo sportello, negli anni, ha visto un aumento crescente degli accessi – ha sottolineato Battaglia – tanto da diventare un punto di riferimento qualificato per chi è in cerca di aiuto e per superare situazioni di disagio sul posto di lavoro incrementate nel corso degli ultimi anni quale conseguenza della crisi economica e dei diversi equilibri e delle nuove dinamiche che si generano nell’organizzazione aziendale. Il lavoratore, attraverso un percorso dedicato seguito dagli esperti con impegno e competenza, viene sostenuto nel suo particolare frangente di vita con la definizione di strategie ad hoc (supporto legale, psicologico e sindacale) anche attraverso il coinvolgimento dei familiari. Negli ultimi 2 anni, inoltre – ha aggiunto Battaglia – , l’attività è stata implementata con l’attivazione di un punto Anticrisi che fornisce supporto agli utenti anche per le problematiche legate alle cartelle esattoriali. Al riguardo è stato messo a punto un protocollo con Equitalia, Inps, Agenzia delle Entrate per andare incontro alle esigenze dei contribuenti e affiancando l’utenza nelle chiarificazioni necessarie con l’individuazione, caso per caso, delle soluzioni più opportune”. Battaglia ha ricordato che la produttività per un lavoratore vessato viene sensibilmente compromessa, con una diminuzione che può arrivare fino al 70%. Importante si è rivelata la collaborazione con i sindacati che spesso ha consentito la risoluzione dei casi, grazie ad una strategia condivisa. Proficua anche la collaborazione con le associazioni datoriali di categoria.
Dati. Nel 2014 i primi accessi (richiesta informazioni telefonica, via mail, telefono) sono stati ben 200 di cui 15 per il servizio anticrisi (successivamente presi in carico per l’analisi delle singole fattispecie e l’orientamento che ha richiesto una cinquantina di colloqui tra gli utenti e l’avvocato); 148, invece gli utenti supportati per quanto riguarda le vessazioni sul posto di lavoro nell’ultimo anno di cui 77 nuovi mentre i restanti 71 hanno proseguito il percorso di accompagnamento avviato in precedenza. Per quanto riguarda le tipologie di utenti che chiedono aiuto, si registra sempre una prevalenza per le donne (70% pari a 108 casi sui 148 seguiti nel 2014, si sale a 505 su 720 nel periodo 2007-2014) nelle fasce d’età che vanno dai 30 anni alle over 50 in possesso di un diploma di scuola superiore (al secondo posto la laurea) e addette nel settore privato con mansioni impiegatizie. “In questo primo mese del 2015 però – ha aggiunto Dennetta – si registrano tante segnalazioni che provengono da occupati nel settore pubblico: l’origine del disagio deriva da contestazioni disciplinari, trasferimenti coatti, rientri di maternità, svuotamento di mansioni, discriminazioni di genere. Si registrano anche molestie sessuali e il rifiuto genera un’emarginazione collettiva”. Per affrontare le varie situazioni, nell’anno 2014, sono stati 556 i colloqui realizzati, di cui 454 quelli individuali, 18 quelli di gruppo e 84 quelli realizzati dalle operatrici.
Modalità operative. Il lavoratore viene ricevuto in primo luogo dall’operatore di accoglienza che, dopo aver recepito la segnalazione, attiva l’avvocato o lo psicologo (a seconda della richiesta dell’utente o della situazione presentata) per l’analisi del caso ed, eventualmente a seguire, gli altri professionisti. Come sempre, il Punto di Ascolto Antimobbing di Udine ha seguito in modo intenso le difficoltà portate dagli utenti, grazie ad un gruppo professionale impegnato e dedicato.
I casi. L’analisi dei casi trattati ha rivelato che le principali difficoltà segnalate dai lavoratori si sono verificate in contesti in cui erano avvenuti dei mutamenti, quali presenza di Cassa integrazione, arrivo di nuovi addetti o nuovo management, cambiamento del direttore/superiore.
Le azioni vessatorie riferite con maggior insistenza appartengono alla categoria delle umiliazioni e delle critiche, che comprende anche le aggressioni verbali e le minacce, a sottolineare che il disagio lavorativo è spesso dovuto ad impedimenti ed ostacoli nella comunicazione e quasi sempre riflette un’alterazione delle relazioni interpersonali. Alcuni lavoratori hanno segnalato un eccesso di controllo, sotto forma di contestazioni continue, o di atteggiamenti ossessivi nei loro confronti. Infine un numero consistente ha riferito anche uno svuotamento delle mansioni.
Se analizziamo il dato di genere, si registra una percentuale leggermente superiore di vessatori uomini (58%) rispetto alle donne (42%). La tipologia del vessatore (indipendentemente dal suo genere) è per lo più il titolare o superiore (72%), contro un numero di casi inferiori di vessazione orizzontale (25%) o dovuto ad altri soggetti (3%).
Le criticità ravvisate dall’analisi dei professionisti sono state le condizioni critiche del lavoro (orari, distanze, ambiente) nel 33% dei casi, seguite da violazioni di diritti e discriminazioni, entrambi nel 17% dei casi. Il 7% dei casi, secondo l’analisi degli esperti, è configurabile come mobbing vale a dire quando le varie vessazioni riportate rientrano in una precisa strategia finalizzata all’allontanamento del lavoratore.
Le conseguenze dovute al malessere sul luogo di lavoro si sono manifestate per lo più con un senso di malessere e preoccupazione, perdite economiche o altre forme di criticità generica (46%); peggioramento della condizione psicofisica (10%). Dimissioni e licenziamento sono scesi all’8% dei casi registrati, un dato che conferma come si opti per cercare una soluzione attraverso il Punto di ascolto e quindi uscire dalla situazione di malessere e rimanere nel luogo di lavoro.
Punto AntiCrisi. Gli accessi hanno riguardato pensionati, giovani disoccupati e tante mamme in difficoltà. Minimo comun denominatore: tutti soggetti destinatari di cartelle esattoriali di cui non ne conoscevano l’origine e che si sono rivolti al servizio in primis per capire il contenuto della documentazione. Lo sportello grazie alle collaborazioni attivate ha quindi consentito di far luce sulle imposte richieste e di concordare la rateizzazione degli importi.
PUNTO DI ASCOLTO ANTIMOBBING DI UDINE
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