Albergo diffuso quale modello di sviluppo
durevole delle aree svantaggiate, opportunità di riqualificazione
del territorio da utilizzare come supporto ed integrazione ai
programmi di recupero socioeconomico, occasione di impresa della
comunità locale in coerenza con il contesto culturale, ambientale
ed urbanistico.
E’ il concetto ribadito oggi a Sutrio (UD) nel corso del convegno
“La comunità ospitale” nel quale è stato fatto il punto sulle
prospettive di sviluppo dell’albergo diffuso e sono stati
ricordati gli interventi attuati a partire dal 2000
dall’Amministrazione regionale e le possibilità offerte dai
programmi comunitari, quali in particolare il Fondo europeo di
sviluppo regionale, e i fondi strutturali garantiti
dall’Obiettivo 2.
All’incontro, le cui conclusioni sono state affidate alla
presidente della Regione, Debora Serracchiani, sono intervenuti,
tra gli altri, il consigliere regionale Enzo Marsilio, i sindaci
di Sauris, Pietro Gremese, e dell’austriaca Werfenweg, Peter
Brandauer, il presidente Uncem FVG, Stefano Lucchini, il
vicepresidente nazionale Federtrek, Italo Clementi.
L’albergo diffuso è un’impresa ricettiva, situata in un unico
centro abitato. Non si costruisce, ma si realizza mettendo in
rete alloggi preesistenti. Quindi unità abitative (appartamenti o
stanze), anche di diversi proprietari, collocate in varie zone di
un paese, che fanno riferimento ad un’unica reception per le
prenotazioni e l’accoglienza.
L’idea di albergo diffuso, ora applicata in tutta Italia, è nata
in Carnia, a seguito del terremoto del 1976 e della necessità di
valorizzare le case mano a mano che venivano ristrutturate.
Tuttavia questa formula, che sta riscontrando crescente
interesse, specie nelle aree montane del Friuli Venezia Giulia ha
cominciato ad affermarsi in particolare grazie all’approvazione
di una legge regionale del 2002, che attraverso sostegni
economici sia ai privati cittadini che alle pubbliche
amministrazioni locali, ha dato impulso al recupero edilizio, ha
favorito l’imprenditorialità e, di conseguenza, ha permesso di
rivitalizzare molti piccoli centri, favorire il movimento
turistico e invertire la tendenza allo spopolamento.
In sostanza, questa forma ricettiva permette di offrire un
servizio alberghiero completo, unendo potenzialità già presenti
nel territorio, senza dover ricorrere alla creazione di una
struttura apposita che le raccolga in un unico edificio. Insomma,
un originale modello di ospitalità ma anche modello di sviluppo
turistico territoriale, rispettoso dell’ambiente e sostenibile.
Attualmente i posti letto già disponibili sono in tutto 1.689 in
20 diverse località del Friuli Venezia Giulia. Altri 308 posti
letto sono in fase di realizzazione. Tra i Comuni con maggiore
offerta si segnalano Claut (con 198 posti), Comeglians (166),
Ovaro (133), Clauzetto (132), Sutrio (126), Lauco (109).