Primo maggio, festa dei lavoratori. C’è chi dice anacronistica, chi vi legge una certa parzialità politica (forse neanche poi sbagliando), io la ritengo dolorosa. Spero che il 13% di italiani disoccupati, e chissà quanti miliardi di non lavoranti nel mondo, non sentano nel cuore la stessa mia pesantezza, quella che oggi un mutànghero tempo piovigginoso non può che acuìre. Ed io faccio parte della maggioranza che il lavoro lo tiene stretto fra i denti.
Quarantott’ore e più dalla prova di carattere contro i celesti della Beneamata milanese, spente le luci e sopìte le urla che sono costate euro duemila di multa (“venduto”, la parola incriminata) alla società, rimane una classifica anonima e tanti quesiti, ancor di più il rammarico per un’altra annata gettata via. Evidentemente altri sono stati più bravi.
I fatti però dicono che l’Udinese calcio ha fatto punti pesantissimi contro la maggior parte delle prime in graduatoria, ad iniziare dalla Juventus per scendere a Lazio, Napoli, Fiorentina, Samp, Genoa, Inter e Milan, Torino…
Quindi?
Quindi la carogna sale sulla spalla iniziando a pensare alle scellerate prestazioni contro formazioni alla portata, per non dire inferiori, in casa e fuori. O ci vogliamo dimenticare quanto (non) fatto contro Cesena, Cagliari, Genoa in casa; Parma, ancora Cesena fuori?
Spiegazione facile, anche per uno come me: la testa. Uno non può sembrare Garrincha contro il Milan e Crisantemi di fronte al Cesena. Questo manipolo di calcianti non riesce a concentrarsi a dovere quando di fronte si trovano undici che lottano per non retrocedere, o per la leadership della side-B.
Non sono preoccupato. Questo sentimento lo destino a ben altro. Lo sarei, però (preoccupato) fossi uno dei tanti giocatori in bianco e nero che, quest’anno, hanno mostrato troppo spesso un ritmo lento del maestro Gàmbara. Escano dalla schiavitù della sincope, dalla sindrome dell’una bene, due male che da mesi, forse due anni li attanaglia. Giochino a pallone come sanno, possono e devono!
Soprattutto a loro, ma non solo, chiedo di lasciare in pace i miei sogni.
Dopo Udinese-Inter ho scritto per le frequenze di Friulweb, mio gradito ed accogliente golfo mistico, un pezzo decisamente rilassato; alcuni amici interisti mi hanno definito un curvaiolo, cosa non esatta ma dovuta alla loro incapacità di ammettere che, per una volta, non potranno chiosare su lla partita con un bel “sì ma l’arbitro come sempre ce l’ha con noi”. Per tale pezzo ho ricevuto qualche dozzina di messaggi (privati e pubblici) di congratulazioni e qualche decina di condivisioni. In tutta onestà debbo dire che le righe in cui mi riconosco di più sono quelli rétro.
Per questo non chiedo al mondo del calcio di cambiare; cosciente, il calcio, che di me può fare a meno, perché nemmeno io cambierò.
Domenica l’Udinese va a Verona, fatale derby ormai un po’ sbiadito. Gara inutile, buona solo per mostrar progressi e giovani, per lo scouting, magari per consentire a tale Antonio Di Natale di scrivere l’ennesima pagina storica in maglia bianconera.
Per me Verona saranno sempre i derby anni ’80: Guidetti che gela Brini con una punizione al 90′, dopo che il Galinho l’aveva rimessa in piedi su rigore; e l’anno successivo, quando di fronte ad una corazzata i bianchineri rimontavano tre reti, prima di soccombere 3-5 sotto una pioggia infame, su un campo devastato dalla combattività delle due squadre in campo. Altri tempi, altre formazioni. Quella veronese, lanciata verso uno scudetto dalle tinte indelebili e contorni ancor oggi incredibili; quella bianconera, minata (lo dico con assunzione di responsabilità come sempre) dalla prolungata indisponibilità di Zico, e da una guida tecnica mediocre, essendo la rosa ben più competitiva di quanto alcuni risultati portarono a pensare. Forse l’avvento più precoce di uno come De Sisti, o la riconferma di Enzo Ferrari, avrebbero scritto una storia diversa.
Ma la storia non si riscrive, il nastro non si riavvolge, rimangono pensieri in libertà e sogni infranti dall’avvento della realtà. Chiudiamo gli occhi, li riapriamo ed è già campionato. Meno cinque al rompete le righe, e poi inizia la stagione in cui l’Udinese riceve più nomination, il cosiddetto calciomercato. L’ennesimo sogno infranto, un perentorio teniamoli tutti. Non succederà, pazienza, la passione per due colori rimanga inalterata.