E’ una di quelle domeniche in cui avremmo desiderato una bella scarpinata tra monti. Peccato che…piove, anzi, minaccia temporale sulla umida e verdeggiante Furlanìa che, se rigogliosa vuol rimanere, non può certo rinunciare alla fedele compagnìa della immancabile copertura nuvolosa DOC! Pobèn, non saranno certo cuatri gotis di salût a fermarci, tanto per citare uno slogan pubblicitario degli anni che furono…
Il nostro programma di riserva e al coperto è sempre pronto in tasca e ha come meta un grande classico, in questi ultimi periodi: la nostra cara e preziosa Cividale del Friuli.
Anche stavolta lasciamo da parte il centro storico e i noti monumenti con cui Cividât è fotografata in lungo e in largo sulle riviste e guide turistiche e o lìn in banda, dove la ponte di citât si fa più campagnola e rurale.
Dal cosiddetto “Ponte Nuovo” svoltiamo a destra e si prosegue simpri drets in direzione Firmano di Premariacco, senza lasciarci mai cogliere dalla tentazione di seguire la strada principale e le sue curve. Metaforicamente, questo “evitare la via maestra” ci porta anche fuori dal tempo e dallo spazio consueto.
Facciamo un guado, anzi, ci rechiamo presso la località di San Giorgio in Vado (guado, appunto), a Rualis, frazione della città ducale posta fuori dalle mura.
Siamo vicini alla sponda sinistra del fiume Natisone; qui, anticamente, passava la via che – manco a dirlo – portava ad Aquileia.
San Giorgio, ora, offre al visitatore quanto rimane dell’antica struttura conventuale con radici documentate dal lontano ‘200. E’ proprietà privata, quindi la felice occasione di visitarlo è resa possibile grazie all’accogliente disponibilità della famiglia Favia – Coceani che se ne prende cura con amore e grande e costante impegno.
Un passaggio da quelle parti, a dire il vero, già lo avevamo fatto in passato, approfittando di appuntamenti organizzati dal FAI e dai concerti estivi del ben noto Perfezionamento Musicale cividalese. La possibilità, però, di gironzolarvi in lungo e in largo sotto la luce del – si fa per dire – sole ci si presenta solo in questa prima domenica di giugno, quando sia Legambiente FVG sia l’associazione “Il Benessere Universale” hanno qui programmato una serie di attività legate ai loro scopi di divulgazione e di promozione.
Ce n’è davvero per tutti i gusti; non solo, siamo certi che la Fattoria Didattica e Azienda Agricola “Il Giardino del Chiostro” di San Giorgio in Vado (questo è il nome corretto, se vorrete cercare approfondimenti nella uàte), hanno già in serbo molte altre date in cui aprire le porte a chi, come noi, è un visitatore innamorato della Piçula Patria.
Mettere piede in San Zorz è fare un salto all’indietro con doppio avvitamento e ingirli. Qui c’era un monastero femminile agostiniano; qui arrivò la soppressione da parte del Papa che condannava la dissolutezza della condotta delle monache; qui arrivarono, poi, i Minori Osservanti di San Francesco. Sul far del Seicento – tanto per dare un contentìn anche al Manzoni e al contesto cui si ispirava negli Sposi Promessi – passò in questo lembo del nord – est pure la pestilenza. Cosa si faceva in questi casi? Sicuramente si istituivano i lazzaretti e San Giorgio fu uno di quelli.
Arrivò poi la zampata della Repubblica di Venezia che chiuse baracca e burattini – con rispetto parlando, ovviamente – nel XVIII secolo.
Fine del piccolo ma doveroso excursus che giustifica questa immediata sensazione di trapianto nella storia cha abbiamo subìto una volta arrivati davanti alla chiesa conventuale.
Per riprendersi da quella impalpabile valanga di eventi passati che lo avviluppano sin da subito, il visitatore inerme ha bisogno di un momento di silenzio e di raccoglimento.
Così è accaduto a noi…
(continua nella puntata nr. cinquantadue)