Nella scorsa puntata ci eravamo salutati davanti al cancello. Cancello?! Si fâs par mût di dî, ma non aspettatevi neppure un ponte levatoio! Siamo già su un cocuzzolo di collina, bellimboscati che a trovarci al primo colpo d’occhio al sarès za un afâr serio, essendo paradossalmente più visibili da lontano che da vicino. Ai ponti levatòi, per ora, rinunciamo, lasciandoci accogliere da un giovane erudito che svolge servizio di biglietteria e ci fa da ottima guida, prestando la sua opera per il Museo Archeologico Medievale di Attimis. Il suo front office (trad. ufìsi c’al mostra la musa) è a cielo aperto, la sua postazione è costituita da uno snello set banchetto – seggiola – PC portatile, il suo bagaglio è tantatantatanta passione. Ci accorgiamo subito, di questa benedetta pasiòn e di come essa sgorghi dalle attenzioni e dalla cura che la guida presta a noi, ospiti –ostaggi volontari, rapiti dal maestoso Partistagno.
Iniziamo l’esplorazione gironzolando in autonomia per il castello, al fine di assaporarlo privatamente e a digiuno di nozioni. E’ un po’ come accogliere a bocca aperta e ad occhi chiusi un cibo nuovo: i sapori arrivano alle papille con grande irruenza, pesantemente condizionati dagli odori percepiti e dall’impatto tattile avuto con il boccone. Così lì: tuffarsi nell’atmosfera essudata dall’ antico maniero, cercando di liberare al massimo il cervello (resettare, si dice così, no?), netant via il plui pusìbil informazioni, congetture, parallelismi con strutture analoghe e grosso modo coeve, permette di venir investiti dall’impatto visivo, tattile, olfattivo con il luogo. E’ qui che si scatena la fantasia che si fa creatrice, in quanto popola in un lamp l’ambiente di dame, servitori, signori, cavalieri, carri, pignatte, pecore, rumor di ferraglia da combattimento. Pure di un cane che, indispensabile, la notte viene volentieri ospitato sul letto del signore e si adopera ad essere il miglior scaldasonno – bio della storia!
Il nostro occhio, però, nel breve mette a fuoco quel bendiddio di elementi nuovi e sconosciuti che gli si parano innanzi e inizia ad individuare tutta una serie di cartelli esplicativi che accompagnano il visitatore e lo informano. Insomma, nus tocja meti di gnûf i pits par tiara e lasciar da parte le nostre favole e invenzioni simil – puerili, le dame e i lancillotti di sorta.
Togliamo il velo dalle pupille e intuiamo un costrutto alquanto complesso intorno a noi, con un che di labirintico, dettato dalla conformazione del terreno e dal fatto che Partistagno è stato allungato, allargato, girato e rimaneggiato chissà quante volte nel corso della storia, intrisa di assalti, terremoti, incendi e trascorsi vari. Oltre ciò che resta delle più esterne mura di cinta, ci accorgiamo della presenza di almeno tre edifici protagonisti della piazza, oltre che di tracce di altre costruzioni. Con gratitudine vediamo la nostra guida promessa venirci incontro, pronta a dissipare molte delle nostre insipienze e incertezze.
Cominciamo dal fabbricato numero uno, il Palatium inferiore. Immobile ristrutturato e impeccabile, se vuoi ci puoi organizzare il banchetto di nozze della tua primogenita o la festa per quella laurea che hai faticosamente conquistato, anche tu come un guerriero solitario e con armi un po’ spuntate, ma l’orgoglio di arrivare alla meta. Apprendiamo che, nel lungo restauro, il palazzo medievale è stato rimesso in sesto con il maggior rispetto possibile della ripartizione interna degli spazi: ora trovi pure l’ascensore, ma trovi anche tratti di antica pavimentazione, dove la pietra viva si inframezza a mattoni (e lì sei sicuro che c’era il focolare); puoi ancora, come secoli e secoli fa, sederti su uno dei sedili in muratura alloggiati nella nicchia che ospita le belle bifore e ammirare il panorama che si allarga sulla Furlanìa; puoi apprezzare la risorta canna fumaria e la toilette a caditoia, con uno sciacquone funzionante a forza…di gravità! Ti accorgi del recente passaggio di scolaresche che hanno lasciato disegni spaziali affissi su pannelli espositori a loro dedicati. Legno, pietra, ferro ti circondano e ti accompagnano fino all’ultimo piano, dove un’ulteriore sala conferenze con sedie per il pubblico e scrivanie per chi regge gli incontri ti attende.
Questo oggi. Partistagno nasce, probabilmente, mille anni fa. Di cognome fa Moosburg, poi Attems, infine Cucagna. Per svariati secoli svolge onorevolmente la sua funzione di sentinella sull’importante via commerciale e militare Cividale – Gemona. Ora ha abbassato la guardia e, bonario, accoglie a mura aperte chi gli fa visita, mentre pensa e progetta cosa farà da grande.
L’esplorazione continua, nella prossima puntata, con il nucleo più antico del fortilizio: quello comprendente il torrione – mastio, la chiesetta di Sant’Osvaldo, la Domus e una indispensabile cisterna accalappia – acqua.