Violenza verbale e poi fisica fino alla conseguente necessità di cure mediche; provocazioni e offese per aver rifiutato “attenzioni” da parte di un collega. Sono due dei casi di violenza e vessazioni sul posto di lavoro di particolare rilevanza seguiti dal servizio “Sos Antimobbing” della Provincia di Udine nel primo semestre del 2015. “Nel primo caso, si tratta di una escalation della conflittualità lavorativa che parte dalle aggressioni verbali e arriva allo scontro fisico – spiega la coordinatrice del punto d’ascolto Cristina Caparesi -. A farne le spese il lavoratore costretto a difendersi, a denunciare e a lasciare il posto di lavoro in quanto le contenute dimensioni dell’ambiente lavorativo non consentono un rientro sereno. In questo caso, i professionisti del punto d’ascolto insieme al sindacato hanno messo a punto una strategia vantaggiosa per il lavoratore a fronte delle vessazioni subite. Nel secondo caso, – prosegue Caparesi – il punto Sos Antimobbing ha svolto un’azione di sensibilizzazione nei confronti dei vertici dell’azienda interessata dall’episodio, realtà che ha messo in atto iniziative a tutela della persona vessata e ha preso consapevolezza della necessità di una specifica formazione del personale sulla discriminazione di genere troppo spesso ignorata o sottovalutata”. Lo sportello, al suo nono anno di operatività, è costituito da un team di professionisti (psicologo, avvocato, medico del lavoro, medico legale, psichiatra) che offre un supporto qualificato, gratuito, per sostenere lavoratori e lavoratrici che si ritengono colpiti da molestie morali e psicofisiche sul posto di lavoro dove vivono condizioni di particolare disagio. “Lo sportello attivo sia nella sede centrale di Udine (palazzo Belgrado) sia a Tolmezzo (via Carnia Libera 1944, n.15) è sempre più punto di riferimento qualificato per chi è in cerca di aiuto e per superare situazioni di disagio sul posto di lavoro – sottolinea l’assessore provinciale alle politiche sociali Elisa Battaglia – . Il lavoratore, attraverso un percorso dedicato seguito dagli esperti con impegno e competenza, viene sostenuto nel suo particolare frangente di vita con la definizione di strategie ad hoc (supporto legale, psicologico e sindacale) anche attraverso il coinvolgimento dei familiari”.
In crescita nel corso degli anni il trend degli episodi segnalati e degli utenti seguiti dalla struttura. Novantadue sono stati i primi accessi (richiesta informazioni telefonica, via mail, telefono) da gennaio a giugno 2015, mentre gli utenti complessivamente in carico nel semestre sono stati 103, di cui 43 nuovi. Ventidue i fascicoli chiusi, 15 gli utenti seguiti dal servizio Anticrisi. Si conferma anche nel primo semestre 2015, l’identikit dell’utente tipo: donna (75% dei casi), di età compresa fra i 41 e i 50 anni (40%) con diploma di scuola superiore (49%), con un contratto a tempo indeterminato (l’86%) nel settore privato (65%) con qualifica, per la maggior parte, di impiegata o operaia. Umiliazioni, critiche, aggressioni verbali e minacce le azioni vessatorie maggiormente dichiarate, il disagio lavorativo è spesso dovuto ad impedimenti ed ostacoli nella comunicazione e quasi sempre riflette un’alterazione delle relazioni interpersonali. Segnalati anche eccesso di controllo, sotto forma di contestazioni continue, o di atteggiamenti ossessivi, svuotamento delle mansioni. Per affrontare le varie situazioni, nel primo semestre 2015, sono stati effettuati 46 colloqui di accoglienza, 155 incontri di consulenza, 4 quelli di gruppo alla presenza dei due medici. Proficue si sono rivelate le collaborazioni con i sindacati e le associazioni datoriali di categoria per la risoluzione dei casi.