Un cittadino mi ha segnalato
che alla propria figlia, degente al nosocomio del San Polo di
Monfalcone, non viene somministrata l’acqua potabile, oltre i
pasti, né minerale in bottiglia né in caraffa o bicchiere da
rubinetto. Avendo la segnalazione dell’inverosimile mi sono
immediatamente rivolto con mail al dirigente dell’Azienda per
l’assistenza sanitaria n. 2 “Bassa Friulana-Isontina” per aver
spiegazione di ciò che ritenevo fosse un equivoco.
Questa è stata la risposta della Direzione generale secondo la
quale a seguito di una “attenta analisi sono emerse nell’ambito
regionale le più disparate situazioni e diversità di
comportamento. Ci sono Aziende come l’AOUTS, l’AAS n.5 e l’AAS
n.4 (limitatamente alle strutture residenziali) che forniscono
bottigliette d’acqua ai degenti; altre invece, quali AAS n.3 e
CRO che invece non le forniscono. Presso la ex ASS n.5 vengono
fornite esclusivamente ai pazienti delle RSA e delle pediatrie;
mentre presso la ex ASS n.2, l’acqua in bottiglietta veniva
fornita in origine, ma poi successivamente per misure collegate
alla spending review, è stata tolta dalla composizione del
vassoio personalizzato”.
Ha dell’incredibile – commenta Ziberna – che pazienti e familiari
siano costretti ad acquistare l’acqua potabile presso i
distributori automatici a 50 centesimi per una bottiglietta da
mezzo litro, e la situazione è aggravata a causa
dell’impossibilità di alzarsi per taluni degenti. La Giunta
regionale evidentemente ignora che agevolmente per grandi
quantitativi si posso acquistare bottiglie da un litro e mezzo a
20 centesimi e che l’acqua di rubinetto non costa più di 2 euro
ogni mille litri.
Per questa ragione sono intervenuto rivolgendo all’assessore
regionale alla salute Maria Sandra Telesca un’interrogazione a
risposta urgente per sapere se condivida la scandalosa non
somministrazione di acqua ai degenti e quanto incida questa
soppressione sul costo medio di degenza giornaliero, risparmio
che stimo essere sull’ordine dei 3 o 4 centesimi al giorno su un
costo medio di 500 euro.
Nella sua risposta – rende noto Ziberna – l’assessore, che
speravo avrebbe assicurato di voler ripristinare la
somministrazione dell’acqua, invece ha solamente comunicato che
sono in corso “verifiche in tutte le strutture e che
effettivamente emergono diversità di comportamento nella
distribuzione di bottigliette di acqua agli ospiti. Ritengo
doveroso attivare la Direzione centrale salute affinché provveda
nel più breve tempo possibile a una valutazione complessiva del
problema dando disposizioni di carattere generale in merito”.
L’assessore si è difesa affermando che la Giunta Serracchiani non
ha deciso di interrompere la somministrazione ma, sebbene
informata dalla mia denuncia, non ha ritenuto di dare
disposizioni alle Aziende per l’assistenza sanitaria per il
ripristino. Insomma, la Giunta Serracchiani non dà da bere agli
assetati.