“Una giornata davvero importante per
l’agricoltura, per la ricerca ma anche per l’esercizio virtuoso
della nostra specialità regionale”.
Così l’assessore regionale alle Risorse agricole e forestali
Cristiano Shaurli, in occasione della presentazione – alla
presenza del delegato del ministro delle Politiche agricole,
Salvatore Parlato – delle 10 nuove varietà vite, 5 a bacca rossa
e 5 a bacca bianca, resistenti alle malattie iscritte dall’agosto
di quest’anno nei registri e quindi disponibili alla coltivazione.
Frutto di oltre quindici anni di lavoro di ricerca dell’ateneo di
Udine e dell’Istituto di genomica applicata (IGA), i primi
vitigni resistenti alle malattie costituiti in Italia sono stati
selezionati dopo centinaia di incroci, decine di migliaia di
piante valutate, oltre 500 micro-vinificazioni ripetute negli
anni presso l’Unione Italiana Vini di Verona e i Vivai
Coopertaivi di Rauscedo. Gli incroci sono stati eseguiti presso
l’Azienda agraria universitaria “Antonio Servadei” di Udine, dove
a oggi si sono valutate oltre 24 mila piante derivanti da
incrocio.
“Un esempio positivo – rimarca Shaurli – perché nasce da una
forte sinergia tra pubblico e privato, con aziende pronte a
co-partecipare e l’istituzione Regione lungimirante nel dare il
suo sostegno decennale al progetto. Positivo perché – aggiunge
l’assessore – riconosce le eccellenze della nostra regione e che
vanno dalla filiera lunga del vino alla leadership mondiale nel
vivaismo viticolo, visto che oltre il 40 per cento delle
barbatelle da vite mondiali sono prodotte qui, e perché dimostra
quanto siano infondati i timori reciproci fra agricoltura e
ricerca se si hanno chiare le scelte di politica agricola”.
“Rimaniamo contrari a colture massificanti in mano solo alle
multinazionali – osserva Shaurli – ma ciò non vuol dire non
capire che le nuove sfide dell’agricoltura passano anche dalle
nuove tecnologie proprio a partire dalla sostenibilità
ambientale, dal biologico, alla riduzione di fitofarmaci e
consumo d’acqua. Si tratta di un esempio ancor di più positivo
perché la nostra piccola regione conferma di essere
all’avanguardia sui temi della ricerca e mette a disposizione
della comunità internazionale le primi viti resistenti registrate
in Italia, a conferma che credere e puntare su formazione,
ricerca ed innovazione è una scelta fondamentale per affrontare
le sfide del futuro”.
“Oggi inoltre siamo davvero orgogliosi, come ha rimarcato il
delegato del ministro Martina, perché questo rappresenta un
esercizio pieno della nostra specialità ed autonomia e nello
stesso tempo è la dimostrazione di un sistema Regione capace di
cercare con le proprie eccellenze anche le risposte per ridare
nuova e più forte competitività al nostro settore agricolo e
agroalimentare”, ha concluso Shaurli.
I vitigni – i “magnifici dieci” come li chiamano i ricercatori
udinesi – hanno ottenuto nel 2015 la copertura con brevetto
europeo e internazionale e sono stati inseriti nel registro
nazionale italiano presso il ministero delle Politiche agricole.
Questi i nomi dei vitigni: Fleurtai, Soreli, Sauvignon Kretos,
Sauvignon Nepis, Sauvignon Rytos, Cabernet Eidos, Cabernet Volos,
Merlot Khorus, Merlot Kanthus, Julius, i primi 5 a bacca bianca,
i secondi a bacca rossa.
Il progetto di ricerca è stato avviato nel 1998 con il principale
scopo di ridurre l’utilizzo di pesticidi in questo settore della
produzione agricola e rispondere alla situazione critica della
viticoltura in Europa, attività agricola tra le più impattanti
sull’ambiente, che, pur occupando soltanto il 3,3% della
superficie agricola, utilizza ben il 65 per cento di tutti i
funghicidi impiegati in agricoltura.