Quando si tratta di avere ragione la maggior parte di noi si erge a giudice. Siamo così convinti di avere sempre ragione che poche volte ammettiamo il nostro torto o, nel caso la ragione sia davvero dalla nostra parte, siamo così presi dal cercare di portare il nostro interlocutore dalla nostra che finiamo sempre per ottenere una vittoria ipotetica.
Parlo di vittoria ipotetica perché, benché l’abbiamo senza dubbio spuntata, abbiamo sicuramente, con i nostri modi arroganti, finito per assicurarci l’antipatia di qualcuno. A quel punto se della persona in questione non c’importa poco male. Se però di questa c’importa, perché ottenere una vittoria di Pirro e avere ragione anziché usare un po’ di diplomazia, ammettendo magari un diverso punto di vista o accettando una visione del mondo diversa, e ottenere vantaggi senza dubbio maggiori?
Cosa fare quindi per ottenere questi vantaggi?
Dale Carnagie, nel suo libro “Come trattare gli altri e farseli amici”, pubblicato per la prima volta ancora nel lontano 1936, tratta profusamente questo argomento sostenendo che, anche se in una discussione si può avere tutta la ragione del mondo, cercare a tutti i costi di far cambiare idea al proprio interlocutore è una battaglia persa.
Le persone per loro natura reagiscono infatti esattamente come farebbe un qualunque animale: appena si sentono anche solo un minimo attaccate, reagiscono di conseguenza attaccando a loro volta. Il modo migliore di vincere una discussione consiste quindi nell’ammansire l’altro. Bisogna non solo quindi accettare il suo punto di vista trattenendosi quindi dal bollarlo come stupido o errato, ma anche fare in modo che l’altro si sente importante. Tutti noi alla fine cerchiamo attenzione, qualcuno che ci ascolti, che ci faccia sentire importante. Pochi di noi però hanno la fortuna di ottenerlo e quindi, appena troviamo una persona disposta a farlo, ci sentiamo quasi rassicurati. E’ come una conferma per il nostro ego. Proviamo a interessarci sinceramente a qualcun altro per una volta. Ogni tanto basta una gentilezza di questo genere e il mordersi la lingua dal dire qualcosa di spiacevole per riuscire, senza troppo sforzo, ad avere una vittoria piena.