Punto di riferimento culturale, guida sicura, uomo erudito, saggio e intellettualmente curioso, maestro di vita, poeta schivo e riservato ma al contempo semplice e alla mano. Lo ricorda così Galliano Zof, Luigi Geromet presidente dell’Istituto di studi antropologici Achille Tellini di Manzano, nelle righe della prefazione della raccolta di poesie “Il gno jessi tal mont”, per cura di Manuela Quaglia, che sarà presentata domani, venerdì’ 1 aprile alle 17, a palazzo Belgrado nell’ambito delle attività promosse dalla Provincia di Udine per la ricorrenza del 3 aprile, Festa del Friuli. Sono previsti gli interventi del presidente dell’amministrazione provinciale Pietro Fontanini, di Luigi Geromet presidente dell’Istituto Tellini, dell’assessore del comune di Santa Maria la Longa Donatella Urban e di Odorico Serena, relatore della serata in ricordo dell’amico Galliano.
La pubblicazione riunisce la produzione poetica in friulano di Galliano Zof, quarant’anni di attività letteraria e culturale (1966-2009). Profondamente legato alla sua terra, alla sua gente, ai valori semplici e autentici tanto da essere definito il “poeta della contadinanza”, Zof fu tra i fondatori dell’istituto Tellini e, tra le tante iniziative promosse, Geromet ricorda in particolare la realizzazione della collana “Miti, fiabe e leggende del Friuli storico”, “una preziosa opera di testimonianze, un monumento di cultura che lascia un’eredità morale alla discendenza”.
Ruolo centrale nella formazione dell’identità personale e culturale di Zof la lingua friulana che caratterizza la sua produzione poetica. “Tesoro pubblico, scrigno prezioso che racchiude i valori antropologici di una comunità, intesa come nazione da difendere e conservare” si sofferma ancora Geromet che, nell’opera omnia “Il gno jessi tal mont” ha inserito anche una poesia di Zof in cui ricorda un colloquio con il nonno a Sant’Antonio di Medea e una importante raccomandazione. “Ricuarditi de lenghe furlane, tenare come il bedòl, fuarte come il rôl, salvadie come l’agaç che di vierte al plante lis lidrîs te aghe e al bute chel profum che ‘l t’invrèe. Lenghe ugnule, dismenteade, cuant che il stât l’à scjafoàde pai soi conts e interes soi”.