Intendiamoci: niente da festeggiare. È come se un Fognini mi vincesse il Challenger di Strapunziano a Mare. Qualcuno lo esalterebbe, anche se l’avversario in finale fosse il vecchio Vijay Amritraj. Io no: una salvezza varrà anche una messa, non certo la mia esaltazione.
Ma rifuggo dal friulanissimo esercizio del più classico “hanno vinto, però…” e dico che stasera la prestazione dei bianchineri, specialmente nella ripresa, è stata al di sopra di ogni aspettativa. Veloce assatanata concentrata, la squadra di De Canio ha annichilito una Fiorentina sbiaditissima, vittima della propria spocchia e di una condizione fisica sparita.
Piccola parentesi: abbraccio fraternamente l’amico Giuliano, obiettivissimo sostenitore gigliato, per lo spettacolo che si è dovuto sorbire stasera. Un mister ormai projettato in orbita-Ermitage tale Paulo Sousa il quale ha pensato bene di lasciare in panca per un’ora Kalinic, Borja e Ilicic, sicuro che il resto bastasse ad aver ragione di un’Udinese liquidata forse troppo sbrigativamente. Sbagliava, il presuntuosetto portoghese: la sua Viola ha offerto a malapena una ventina di minuti di buon possesso palla, ed una rete figlia di due errori. Sì, due: d’accordo Heurtaux che non marca Zàrate, ma altrettanto il terzino (Adnan?) che avrebbe dovuto opporre una qualsivoglia resistenza al traversone di Tomovic.
E una difesa, quella scarsamente viola, in cui si è ripescato Facundo Roncaglia, uno che l’anno passato al Genoa è costato sessanta punti (a proposito: e la sua pettinatura?). E nella quale il povero Gonzalo deve giocare per tre ad evitare guai peggiori. Anche con i tre moschettieri in campo, nell’ultimo quarto di gara, pericoli per Orestone se ne sono visti zero: una punizione dello sloveno fuori di non molto, un sospiro di Zàrate, basta.
Ma la scarsa vena toscana non tolga nulla alla serata biancanera, che stasera è stata scintillante. Ascolto i voti dei soloni online scanditi dalla televisione societaria, ove qualcuno ha visto un cinquemmezzo a Karnezis dato evidentemente per scarsa stima. Io con gli apprezzamenti numerici ai giocatori ci vado poco d’accordo, ma oggi insufficienze non ne vedo. Con tante note di merito: le due punte hanno giocato benissimo, così come Molla Wague e Imma Badu. Widmer ha avuto il merito di mettere una palla col timbro “basta spingere”, ma anche Alì mi ha stupito per la fisicità durante l’intero incontro. Kuzmanovic migliore in campo senza “se” né ”ma”.
Ovvio: rimane il rammarico per una stagione gettata alle ortiche, ma soprattutto per la scelta societaria di dare fiducia all’Anziate quando, con frasi tipo “lo teniamo perché in giro non c’è niente di meglio”, era chiaramente già stato sfiduciato. Non serviva alcunché di meglio: bastava un uomo intelligente e colto come Luigi De Canio per spostare la barra a dritta e impedire sbandamenti mortali. Un allenatore normale, Gigi: col quale di certo non si sarebbe perso a Frosinone, né a Palermo con quattro sberle, tantomeno in casa col Bologna che a Udine vedeva l’ultima vittoria (sin qui) del proprio campionato. Annotazione a margine: l’Udinese è salva, Bologna e Samp quasi ma manca ancora uno sforzo.
Se poi la società era in comunicazione con De Canio, perché non prenderlo a luglio al posto di un allenatore, lo scarsicrinito laziale, di cui si conosceva la scarsissima applicabilità temperamentale ad una piazza tranquilla come Udine, adusa ormai a spettacoli teatrali anziché a gladiatorii massacri da arene romane?
Mi ripeto: con un allenatore normale come il materano, probabilmente i punti di distacco fra Inter ed Udinese non sarebbero venti e più. Una squadra che realizza una rete, la seconda, con una rapida verticalizzazione fra tre giocatori non può paragonarsi a quelle che la circondano o la sopravanzano. Dall’anno passato continuo a ripetere che la Nobiltà Biancanera va rispettata, cosa che Stramaccioni e Colantuono hanno fatto ad intermittenza, anzi piuttosto raramente. In particolare, mi riferisco alla frase dell’Anziate, reiterata, secondo cui egli sarebbe stato catapultato a Udine per salvare la squadra, la quale essendo quintultima era salva. Quasi a dire “state contenti”. Li invito, uno dalla bellissima Grecia e l’altro da casa sua, a rileggere le ultime venti stagioni bianchenere. Anche Wikipedia basta, ce la possono fare. Gigi De Canio, eroe di Leverkusen, sa di cosa parlo: non a caso quanto fatto lo testimonia. Guardate stasera: ha messo due difensori duri a fianco del Larangeiro; ha disciplinato Imma Badu che se non corre a caso per il campo diventa devastante; ha iniettato revitalina a Kuz, che oggi ha tenuto la mediana da solo. È bastato probabilmente parlare con i giocatori e tranquillizzarli.
È altresì significativo che nelle ultime due gare il lucano abbia ripescato due senatori come Pasquale e Domizzi: con lui qui a luglio, secondo me, domenica scorsa la targa a Pinzi sarebbe stata superflua, essendo Giampiero ancora il sessantasei dei nostri.
Adesso l’Inter, con un’unica missione: chiudere la stagione dignitosamente, poi pianificare una nuova annata impostata secondo un solo, piccolo, univoco, misero ma importantissimo dogma.
Giocare al calcio.