Nella storia del Friuli, il 1976 evoca terribile sofferenza per la nostra comunità, ma al tempo stesso la voglia di riscatto, determinazione, un’oculata gestione dell’autonomia amministrativa e finanziaria. La catastrofe del sisma ha segnato le nostre amministrazioni locali che coordinarono egregiamente il processo di ricostruzione divenuto modello esemplare; la Chiesa friulana ebbe un ruolo determinante nel guidare l’azione di rinascita materiale, culturale e spirituale del nostro popolo. “Dal taramot si ven fûr cul cjâf e no cui pîts”, il motto coniato da pre Checo Placerean che stimolò anche la nascita dell’Università di Udine sostenuta da una petizione con ben 125 mila firme. Per affrontare questa terribile prova la Provincia di Udine si è impegnata, insieme agli altri enti, nel dare risposte sul fronte dell’assistenza garantendo innanzi tutto la percorribilità di 300 chilometri di strade nelle zone terremotate affinché fossero transitabili dai mezzi di soccorso. Anche l’istruzione doveva ripartire il prima possibile affinché l’educazione dei giovani, il futuro di una terra messa così a dura prova, non si fermasse. Ecco che gli interventi nell’ambito dell’edilizia scolastica in tutti i cicli dell’istruzione (dalle materne alle superiori) divennero la missione principale dell’Ente. All’amministrazione provinciale venne conferita apposita delega regionale e finanziamenti dello Stato in virtù sì della competenza istituzionale, ma soprattutto per l’esperienza acquisita nella realizzazione di edifici con la tecnica della prefabbricazione. Ecco nei numeri l’impegno della Provincia di Udine per l’istruzione delle giovani generazioni: 500 aule attrezzate nei prefabbricati scolastici dall’autunno del ’76 fino agli anni Ottanta, 92 i plessi scolastici costruiti con il piano definitivo (dagli asili alle scuole superiori dotati, oltre che delle aule tradizionali anche di palestre, laboratori, aule speciale), 110 i miliardi di vecchie lire impiegati in questo processo che determinò una vera svolta qualitativa (la massima rispondenza alle normative antisismiche) e quantitativa nell’offerta di spazi per la formazione. Quanto venne realizzato fu il frutto di un lavoro che vide la Provincia lavorare fianco a fianco con i Comuni: il confronto avvenne sia per il posizionamento dei prefabbricati (che gli enti locali vollero “a pioggia” in prossimità dei quartieri) sia per il piano programmatorio con cui si stabilì il nuovo assetto dell’edilizia scolastica definitiva che si sviluppò attorno a dei veri e propri centri studi.
Veniva scritta una nuova pagina della storia del Friuli che ha saputo cogliere dalle macerie del terremoto la possibilità di un grande sviluppo. Il sisma, inoltre, ha rafforzato l’identità dei friulani che hanno preso consapevolezza delle loro potenzialità e ne hanno dato prova in modo eccellente. L’auspicio è che le giovani generazioni guardino a queste radici, a questo modello di ricostruzione materiale ma anche culturale e identitaria per affrontare le nuove e più complesse sfide di oggi.