Adesso si, l’Udinese ha veramente e profondamente toccato il fondo. Mai, dacché la squadra bianconera ha fatto il suo ritorno in Serie A, ed in specie nell’era Pozzo, le zebrette sono finite così in basso alla fine di un campionato. E questo dato dice veramente tutto sulla delicatezza del momento e sul bassissimo valore dell’ultima stagione sportiva vissuta dalla squadra calcistica di Udine. Mai le zebrette sono riuscite a mettere insieme una serie così poca di risultati utili, se non quando poi non sono finite nella serie inferiore, la cosiddetta serie cadetta che ufficialmente detiene il nome di Serie B. Figuriamoci quindi quanto scarso è stato il rendimento della squadra bianconera nella stagione in questione, che è quella appena finita ed è stata caratterizzata pure da una continuità in termini di risultati che ha del pietoso, nel caso della squadra bianconera friulana. E di questo abbiamo avuto contezza nel corso dell’ultima scorsa edizione di questa nostra rubrica “Punto Bianconero”, nei meandri della quale ci siamo resi conto di come questa squadra cara a noi e a moltissima altra gente non sia in realtà mai riuscita a trovare la via maestra nell’ultimo campionato disputato. Mai l’Udinese dell’ultima annata è riuscita a trovare una continuità in termini di rendimento e a trovare una coerenza in termini di collettivo, di squadra. L’Udinese che abbiamo conosciuto in quest’ultima annata è stata capace soltanto di procedere per prove d’errori, alternando difetti più o meno analoghi in questo o quell’altro reparto dell’undici. In buona sostanza riteniamo di poter paragonare figurativamente questa nostra Udinese ad un soggetto senescente, ad un anziano che non si capisce mai di quale male soffra, visto che lamenta dolori in svariate parti del proprio corpo che non sono mai uguali, che si avvicendano sulla scena con una frenesia disarmante. Ha male un poco dappertutto ma non si capisce di quale sindrome realmente soffra la squadra friulana. Quello da lei sofferto è un male misterioso che giocoforza dobbiamo definire parlando di una difficoltà ad essere squadra, che è tipica di un collettivo non certo d’età avanzata com’è l’Udinese. Eran 28, eran giovani e forti, e sono morti ! Si potrebbe concludere con una piuttosto alla portata parafrasi del testo poetico “La spigolatrice di Sapri”, partorito dal genio poetico tutto italiano di Luigi Mercantini nel remoto 1857. Non che gli elementi della rosa bianconera siano mancati nel senso più truce del termine, per carità d’Iddio, ma il fatto che questa Udinese non abbia mai trovato una coesione di squadra ci significa come questo gruppo in realtà non si sia mai formato in maniera compiuta, non si sia mai amalgamato. E questo ci sorprende davvero, in quanto il gruppo stesso in una prima fase era stato condotto addirittura da mister Colantuono; un esperto di gruppi squadra che mai come in questa ultima sua esperienza ha avuto difficoltà a tenere a bada un gruppo squadra e a renderlo coeso. Quindi diventa facile puntare il dito contro la giovinezza di un gruppo, che non ha mai denotato un livello di preparazione sufficiente a configurarsi come esperienza conclamata. Per un gruppo troppo giovane è ben difficile trovare gli equilibri giusti, ed in casi come questi si rende sempre necessaria la guida di un esperto di gruppi come in effetti è mister Colantuono. Ma purtroppo qualcosa all’interno dell’ambiente bianconero è girato storto nell’ultima ed unica gestione bianconera di Colantuono. Ed in molti dicono che sia andato storto proprio in ragione della disparità tra elementi giovani ed elementi più stagionati della rosa. C’è addirittura ci mormora che sia stata la voglia di imporsi su tutti sventagliata nell’ambiente da certi veterani a creare gli squilibri peggiori e più compromissivi all’interno del gruppo squadra dell’Udinese dell’ultimo periodo. Con i qui comando io isolati ipoteticamente vibrati da parte dei Baroni di turno non si va da nessuna parte. E le esperienze comuni legate ai gruppi, che hanno fatto la storia dell’umanità, stanno lì a dimostrarlo. Serve piuttosto l’apporto di una figura forte ed abile che coordini sapientemente tutti gli attori della scena, e nel caso di una realtà calcistica se questa figura non si trova nelle disponibilità dello staff tecnico, logica vuole che sia rintracciata altrove. A questa Udinese è mancata quindi l’autorevolezza di condottiero che sapesse realmente “tenere in mano” saldamente il gruppo squadra dal punto di vista della psicologia. Qualche misteriosa forza esterna gravitante ha fatto si che mister Colantuono non potesse essere appieno questo genere di figura, e per fortuna poi è arrivato mister De Canio che ha saputo motivare in maniera differente la squadra. Ciò non toglie però che questa squadra ha sentito la mancanza di qualcosa di diverso, ossia di un supporto addizionale dedicato proprio ad una attività propedeutica al consolidamento di un gruppo forte delle sue certezze e quindi, quasi automaticamente, migliormente capace di imporsi. Se in buona sostanza fosse stata guidata nel conoscere sé stessa da una figura professionale d’area psicologica molto probabilmente le cose sarebbero andate in maniera sostanzialmente differente. Ben altra efficacia si sarebbe tratta infatti dalla presenza di uno psicoterapeuta in seno alla squadra, un uomo capace di interpretare ogni sfaccettatura dei singoli momenti vissuti dalla squadra e di fornirne una lettura funzionale all’introduzione di più efficaci soluzioni alternative. Si sarebbe in questo modo capito gradatamente cosa non andava in seno alla squadra e si sarebbero momento per momento fornite le dritte utili ad uscire dalle varie secche, dai vari momenti di difficoltà disseminati qua e la, in lungo ed in largo per il campionato. E poniamoci poi il problema di indagare che cosa sarebbe successo intorno all’Udinese se in aggiunta a tale figura, se a fianco di uno psicologo professionale, fosse stato messo un vero e proprio dirigente in grado di coordinare in maniera professionale e sistematica le altre varie figure professionali gravitanti intorno alla squadra stessa. Una figura autorevole che avesse permesso di superare ogni ondata avversa che minasse gli equilibri di squadra facendo da frangiflutti proprio per mezzo degli armi a sua disposizione e per effetto del suo essere super-partes. Una figura superiore che permettesse di superare gli squilibri dati dall’emotività estemporanea, garantendo quindi il massimo impatto all’azione di preparazione della squadra. In buona sostanza che risultati avrebbe ottenuto l’Udinese se nel suo staff oltre ad uno psicoterapeuta sportivo ci fosse stato uno dei cosiddetti ottimizzatori, in grado di dimostrare la personalità e la destrezza utili a tenere a freno ogni fattore sfavorevole agli equilibri del gruppo sportivo specifico? Noi siamo certi che si sarebbero ottenuti ben altri risultati ad ora, così come siamo parimenti certi sul fatto che vi sia ancora tutto il tempo necessario in futuro per implementare, per introdurre figure ab-hoc di questo tipo. Quindi, sia benvenuta la cosiddetta rivoluzione interna promessa dalla Famiglia Pozzo e dal patron in persona, a patto che sia attuata attraverso l’implementazione urgente di una figura che sappia dirigere i lavori, che sappia condurre la transizione senza lasciare mai sola e disunita l’Udinese. Allo scopo si può ricorrere a figure canoniche e pronte che possono essere quelle sfornate dai vari corsi Accademici esistenti di Management Sportivo, ma perché non pensare anche a figure intermedie che potrebbero essere rappresentate proprio da una selezione di sportivi e di giocatori esperti in grado di portare in dote il proprio bagaglio di esperienze, fungendo così da Chiarissimi punti di riferimento (è proprio il caso di dirlo) ? Perché mai rischiare di disperdere l’apporto che potrebbe essere di uomini come lo stesso Totò Di Natale, di Domizzi o Pasquale, o di altri uomini cardine del passato, più o meno recente che sia…? Ora il problema è proprio questo. Ricorrendo ad un altro riferimento, questa volta tratto da testi sacri, le stesse pietre che oggi siamo costretti a scartare potrebbero divenire testate d’angolo intorno alle quali edificare l’Udinese futura. Quel che conta ora è farci un pensierino sorpra. Ora o mai più: ricordiamocelo.
Articolo di
Valentino Deotti
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Lo staff di “Punto Bianconero” rende noto che la Rubrica stessa sospenderà la sua attività sino al Giovedì precedente alla prima giornata del campionato 2016/2017.
Ringraziamo i nostri lettori per l’attenzione che ci hanno sinora garantito e diamo loro appuntamento quindi all’inizio della prossima stagione sportiva legata alla “Serie A TIM”.