In occasione di “Paradoxa”, la mostra di arte contemporanea giapponese allestita presso Casa Cavazzini, i Civici Musei organizzano per venerdì 8 luglio un incontro che si propone di fare il punto sul modo di intendere l’arte nel paese del Sol Levante.
“Tra i manga e lo Zen: arte e pensiero in Giappone” (Casa Cavazzini, ore 17.30), è questo il titolo della conferenza affidata a Marcello Ghilardi, dottore di ricerca dell’Università di Padova, che illustrerà l’arte giapponese, moderna e contemporanea, come continuità e dialettica tra la tradizione locale e il modello occidentale. A fargli eco nell’incontro di venerdì, il curatore della mostra Paradoxa Denis Viva.
Cos’è l’arte nella cultura giapponese? E in che modo essa trae ispirazione dal pensiero e, a sua volta, lo influenza in un rapporto di profonda reciprocità? Queste le domande a cui Ghilardi cercherà di rispondere proponendo una relazione tra l’esperienza del gesto e quella dell’immagine e del corpo, attraverso un percorso interdisciplinare che si snoda tra architettura, teatro-danza, arti marziali e calligrafia. Il corpo, infine, è inteso come una sorgente di creazioni e trasformazioni che si esprime in un atto estetico, il quale si converte in una dimensione etica in relazione a se stessi e alla realtà esterna. Ricercatore in Estetica e Teoria delle Arti Marcello Ghilardi collabora con la cattedra di Estetica e con il Master di Studi interculturali e Mediazione Sociale. Ha curato opere di Cassirer, Jullien, Merleau-Ponty e l’antologia di Shitao, Sulla pittura (Milano-Udine, 2008). Tra i suoi libri, Cuore e acciaio (Padova, 2003), L’enigma e lo specchio (Padova, 2006), Giochi di ruolo (con I. Salerno, Latina 2007), Una logica del vedere (Milano-Udine, 2009), Filosofia dei manga (Milano-Udine, 2010).
E’ visitabile fino al 28 agosto la mostra Paradoxa, che offre uno sguardo complementare sulle arti plastiche e visive del Sol Levante grazie ai cinque artisti giapponesi invitati: Tatzu Nishi, Manya Kato, Takahiro Iwasaki, Taro Izumi, Yuuki Matsumura. A stimolare la riflessione dei visitatori i context specific, opere realizzate appositamente per Paradoxa, remote projects, progettati a distanza dagli artisti giapponesi e realizzati in loco da giovani artisti, e opere d’arte oggettuale. Nel lavoro di Taro Izumi, ad esempio, il focus è la destrutturazione degli oggetti comuni. La continua tensione tra funzione e valori estetici, tra uso e modellazione, genera un processo potenzialmente interminabile che, nel caso di questa mostra, è durato dieci giorni ed ha coinvolto l’artista e l’azienda Calligaris. Izumi è partito da uno dei loro più noti modelli di sedia, “La locanda”, convertendola in una scultura astratta. Una volta trasfigurata, la sedia è stata ricondotta in azienda, dove attraverso tagli e aggiunte di materiali, è stata ripristinata la sua originaria funzione. Ripetutosi per quattro volte, questo processo è qui testimoniato dall’ultima versione della sedia, dalle foto e due video che ne documentano ogni stadio di trasformazione, e infine dalle sculture astratte che Izumi ha via via ottenuto dagli scarti della lavorazione.