Parliamoci chiaro. Anche nel calcio abbiamo avuto modo di verificare sovente la validità e l’incombere di un modo di dire che suona più o meno come segue: ad abbandonare la strada vecchia per quella nuova si sa quello che si lascia e non si sa quel che si trova. Seppur ci possa anche minimamente dispiacere di chiudere i rapporti con un tecnico che normalmente è portato a dedicarsi con una certa intensità alla sua squadra di turno, però questa volta abbiamo la certezza che i frutti raccolti dal “congedato” Mister Iachini sino ad oggi nella appena conclusa avventura di Udine sono stati davvero limitati, dal punto di vista quantitativo. Ed in più abbiamo una pressoché totale certezza dalla nostra parte. In questo caso sappiamo per giunta di poter contare sulla assai matura e conclamata esperienza professionale di uno che peraltro riveste un profilo piuttosto elevato dal punto di vista umano. E quindi per noi crediamo non ci si alternativa sulla scena: non resta che fare altro che benedire la scelta operata dalla società, che con ogni probabilità ha percepito il bisogno latente di scendere nel concreto, di approdare finalmente a qualche risultato tangibile per quanto riguarda la gestione sportiva corrente della squadra bianconera friulana. Quindi fuori un tecnico la cui terapia non ha influito in misura sufficiente sulla squadra, e dentro un teù cnico che dovrebbe essere molto più completo dal punto di vista delle qualità umane e professionali. Mister Del Neri, l’uomo sotto analisi della puntata di oggi della nostra rubrica, sarà sicuramente in grado di mettere mano in maniera efficace alla spina dorsale della squadra, alla sua ossatura motivazionale e quindi psicofisica. E crediamo pure non ci metterà molto a plasmare in maniera e misura palpabile la squadra bianconera Mister Del Neri, il quale in una manciata di settimane potrà sicuramente aver rettificato un minimo le nostre zebrettee le relative loro prospettive di progresso. Questo perché possiamo ben preconizzare quali saranno gli effetti che potrà avere lo sguardo severo del Mister “Fùrlàn” sulla squadra. E in quest’ottica desideriamo anche palesare l’auspicio concreto che tale severità non sia tanto forte da fungere da ostacolo all’attuazione della crescita bianconera, e quindi siamo ad auspicare che la severità necessaria in questa fase difficile della stagione bianconera non vada a soffocare la voglia di produrre in serenità propria della squadra che difende proprio i colori e l’identità friulana. Ma d’altro canto siamo certi del fatto che Mister Del Neri conosca per esperienza a menadito queste tagliole potenziali al clima interno, e sappia correttamente bilanciare l’impatto delle sferzate conciliandolo con le necessità che parlano di vivibilità del gruppo. E’ chiaro che bisognerà lavorare sodo almeno fino a novembre inoltrato, ma non per questo la squadra deve essere costretta a lavorare in un clima di piombo. Tutt’altro, la squadra dovendo cementare le sinergie intestine al gruppo ha bisogno di vivere serena, e questo crediamo sia noto a tutti. Niente lavori forzati, quindi, ma un lavoro teso a rendere la squadra consapevole dei suoi punti di forza morali e pragmatici, e un poco più distante da quelli che sono i vari tasti dolenti da correggere quindi con molta circospezione. Ed in più c’è un punto di criticità in più, ed è quello costituito proprio dalla solita variabile “calendario”. Immediatamente dopo la sosta l’Udinese avrà un’incombenza dal peso immane davanti a sé. Quella di doversi confrontare con il pericolo numero uno del campionato sotto ogni punto di vista. Alla ripresa si andrà subito proprio a Torino, ad affrontare una Juventus campione d’Italia che non vorrà minimamente lasciarsi per strada alcuna carta da giocare o possibilità di risultato sportivo. Bisognerà subito maturare quindi un gran carattere per riuscire ad affrontare senza patimenti cospicui l’avversario più difficile. Ed in quest’ottica assume una grande importanza una sosta legata alle squadre nazionali nella quale bisognerà attuare un terapia idonea alla valorizzazione del gruppo che sia davvero di grande spessore. Non servono grandi “campi di concentramento” che andrebbero a penalizzare gli umori in gioco, anche perché si rendere necessario proprio – per dirlo assertivamente – lavorare con la giusta dose di entusiasmo e serenità. Solo assecondando premesse come queste che portino a non esasperare i problemi che già ci sono magari risolvendone il maggior numero possibile, ci si potrà preparare ad affrontare con un atteggiamento, con un buzzo che sia il più congruo e funzionale alle esigenze possibile la parentesi un poco meno complicata rispetto a quelle già verificatesi che andrà in scena consequenzialmente immediatamente dopo la campale trasferta “all Black & White” di Torino contro Madama Juventus. Immediatamente dopo questa verranno infatti partite di difficoltà certamente inferiore: nell’ordine la partita contro il Pescara (comunque sia da non sottovalutare minimamente) la trasferta di Palermo comunque appetibile per una squadra come l’Udinese alla stessa stregua di quelle contro il Torino ad Udine e di Genova contro i rossoblù. Solo approffittando di questa serie di partite tutto fuorché impossibili (considerando le economie del campionato) si potrà prendere quella cospicua rincorsa che indurrà l’Udinese ad acquisire una condizione morale assai migliore e a credere nuovamente in sé stessa nella misura dovuta. Una occasione da non perdere per poter arrivare nuovamente a battersi i pugni sul petto, per poter arrivare di nuovo a dire “Questa… è… Udinese”, come ci ripete ed insegna ogni santa domenica casalinga allo Stadio. Ora però quella della motivazione non è altro che una strada da seguire senza riserva alcuna. Basta dare retta all’ottimo Mister Del Neri, che oltre al fatto di essere oggettivamente l’uomo più adatto a mettere ora le mani sull’Udinese… di queste cose ne mastica, come si suol dire… E di questo ne siamo certi. Diamogli un poco di tempo e le cose non potranno fare altro che migliorare, dopo che l’Udinese della precedente gestione Iachini aveva ormai imboccato una sorta di vicolo cieco, smarrendo le chiavi di sé stessa.
Articolo di
Valentino Deotti
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