Alla fine possiamo dire che è andata evidentemente meno bene rispetto a quello che era nelle nostre attese, ma tutto sommato … diciamocelo, possiamo anche accettare la meno incisiva delle sconfitte. Trattasi di un pareggio in casa contro una delle forze di medio-alta classifica più problematiche, quel Torino che ha sempre piantato non poche grane non soltanto sul proprio di campo di gioco, ma pure su quello delle malcapitate avversarie di turno. Toro avversario scomodo che quando meno te l’aspetti ti pianta le sue “corna” dritte dritte avverso la tua voglia di fare risultato. Non importa quale nome hai come squadra, ma se vai ad incontrare il Torino devi mettere in conto soprattutto il rischio di farti mettere i bastoni tra le ruote, dalla squadra di “granata” vestita. E l’Udinese questo rischio l’aveva pure messo in conto, stiamo pure tranquilli di questo. Ma dalle nostre parti non erano pochi coloro i quali speravano che ci andasse bene di far segnare un altro risultato pieno consecutivo. La speranza che un poco tutti questi cullavano era che l’Udinese riuscisse a portare a termine il compito di andare un poco, come si suol dire, per forza d’inerzia, approfittando degli entusiasmi derivati dai precedenti risultati utili messi in cassaforte dalla squadra bianconera friulana. E invece no, abbiamo dovuto fare i conti con ben altre sorte di variabili esprimibili nell’ambiente sportivo. Abbiamo dovuto pagare dazio per causa del carattere ruggente degli uomini di Mister Mihajlovic, un uomo che dalla terra di Serbia ha portato tutta la voglia di combattere ogni battaglia che gli si pari innanzi. Facendolo, diciamolo pure, con il muso duro di chi sa quali e quante siano le difficoltà poste da ogni sorta di vita, e da quella all’insegna dello sport vero e puro in primis. Mihailovic sa forgiare le sue squadre mettendo in campo, è proprio il caso di dirlo, tutta la tempra del Leone balcanico, che non appena sia necessario, i suoi artigli te li pianta eccome: sin nel pieno della tua fibra. E tutto sommato ci è andata pure bene, perché dall’alto di questa grinta viscerale il Torino ha fatto molta più quantità rispetto all’Udinese, che dal canto suo non ha potuto fare altro che accontentarsi di una onesta partita da giocarsi con le gambe e con il cuore, come ama dire il nostro “amico” speaker ufficiale dello Stadio “Friuli / Dacia Arena” di Udine. E da questa accorato tentativo di dare il meglio possibile ne è venuta fuori, come dicevamo, una partita tutto orgoglio che l’Udinese ha giocato con discreto impegno per l’interezza della sua misura massimale corrente. Per più di due terzi di gara l’Udinese non può rendere, mettiamoci il cuore in pace, e se le cose non sono andate per il verso migliore possibile è perché la difesa è apparsa ancora una volta disorientata. Se poi al conto ci aggiungiamo l’aggravante data da un centrocampo totalmente scollato, scardinato dagli altri reparti contermini, allora si che la frittata è fatta. Per fortuna che poi abbiamo potuto beneficiare dell’apporto fondamentale di un reparto avanzato che poteva godere per la prestazione fornita da un Duvan Zapata in stato di grazia, assieme all’altro rifinitore di colore, Fofana, che oramai per la sua esorbitante resa non stupisce più proprio nessuno. Il giocatore appena citato ha stoffa da vendere in quantità, e se può può crescere in un ambiente accogliente e pienamente confacente alla crescita agpnistica come quello dell’Udinese allora si, il nuovo “Nino Maravilla” è servito, e l’unica differenza tra il noto fenomeno internazionale Sanchez che sta in terra inglese e il nuovo “Totem” di Udine è per l’appunto soltanto la provenienza. Fofana viene dalla Francia, terra di tali Patrìck Vierà e Marcel Desailly che gli somigliano per nostra immensa fortuna in tutto e per tutto, e non dal sudamericano Cile. Ma tutta sudamericana per quantità potremo dire è la tecnica di Fofana, che può vantare dei piedi formidabili che possono addirittura venire affinati ancora con grande margine di miglioramento ed una visione di gioco che è già superba. Potrebbe essere proprio lui il trade-union tra il centrocampo bianconero e gli altri reparti, l’uomo in grado di fornire una soluzione colmando la distanza che risulta essere reale tra la difesa bianconera e gli avanti dell’Udinese stessa, facendo si che la voragine che oggi risulta essere sussistente tra il due reparti estremi possa diventare un qualcosa di risolvibile in molte meno mosse, molti meno passaggi, rispetto a quelli che si sarebbero resi necessari in assenza di un elemento del suo calibro. E se dunque un assai duttile e quindi universale Fofana può essere considerato la pietra miliare della ricostruzione di una Udinese compatta, poiché ha l’impagabile pregio di ridurre le distanze tra i reparti, allora si che riottenere una Udinese capace di una azione sinergica frutto del comune sforzo del gruppo sarà davvero un compito facilitato. In una quindicina di giorni, forse al massimo in un mesetto, potremo avere di nuovo una Udinese solida e compatta, priva dei problemi di elevata frammentazione tattica che l’anno caratterizzata in una partita come quella contro il Torino, che vogliamo sia considerata soltanto come quella parentesi nella quale una Udinese in crescita ha pagato le frustrazioni proprie di un processo di ricostruzione, che è sempre oneroso e deve passare per forza attraverso dei momenti di flessione. La stanchezza può farti vedere il buio può passare presto perché Fofana, assieme ad altra gente del calibro di De Paul è uno di quelli capaci di aprirti una via di luce che fa passare ogni male, non facendoti mai perdere di vista la via maestra. Ancora qualche partita e con il collante dato dai giovani questa stessa Udinese potrà di nuovo essere un gruppo che cammin facendo potrà diventare un gruppo assai solido, che se non raggiunge la consistenza del cemento armato ci va davvero… molto vicina. E tra qualche giro, caro speaker dello Stadio, questa potrà di nuovo tornare ad essere U – di – neseeee. Forse per l’appunto, una Udinese… da urlo. Speriamo che il tempo renda a mister Delneri tutti i meriti per il certosino lavoro che sta dimostrando di fare. Ad-juvandum e… se possibile… “ad Juventus… !” (ci sia data licenza di scherzare con leggerezza, talvolta) ! Alla prossima edizione di “Punto Bianconero”, amici…
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Articolo di
Valentino Deotti
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