Dodici anni fa, in una calda mattina d’agosto, il signor F. è nella cucina del suo appartamento a Ladispoli (Roma) e ha appena finito di bere il suo caffè; come di consueto, posa la tazzina sull’acquaio e si dirige verso il bagno con l’intenzione di lavarsi i denti. Già, l’intenzione c’è, ma quando si ritrova con lo spazzolino in mano, il movimento ritmico che fino al giorno prima gli veniva assolutamente naturale non vuole proprio saperne di uscire, ha deciso di cedere il posto a uno strano tremore.
In quel momento il signor F. non può ancora sapere che la colpa di questi accadimenti a dir poco bizzarri è del signor P., un inquilino molesto che si è appena trasferito sopra (o forse sarebbe meglio dire dentro) di lui, tuttavia capisce subito che la situazione è preoccupante e necessita di accertamenti approfonditi, così prenota una visita neurologica e successivamente una risonanza magnetica alla testa; quest’esame evidenzia alcune macchioline bianche all’altezza del settimo nervo cranico, zone a rischio di demielinizzazione che in un primo momento fanno pensare a una malattia del sistema nervoso centrale come la sclerosi multipla.
Ma è grazie all’intuito e alla professionalità di un neurologo napoletano, il professor Pietro Biagio Carrieri, che Francesco D’Antuono e il Parkinson si conoscono per la prima volta; come potete immaginare, per Francesco non si tratta di un incontro piacevole, fin dall’inizio si rende conto che il nuovo arrivato cambierà la sua vita per sempre e sarà per lui una continua fonte di disturbo. I primi sei mesi dopo la diagnosi sono un inferno: certo, il tremore è tenuto a bada con i farmaci (quali ad esempio la dopamina), ma aumenta in situazioni di stress o ansia, nei momenti in cui non sembrano esserci occhi che per le mani di Francesco; anche pagare la spesa al supermercato diventa imbarazzante, con l’inquilino che si lancia improvvisamente in un ballo scatenato e la gente intorno che osserva stupita.
Ecco perché Francesco inizia a non uscire più di casa, chiudendosi a riccio nel suo dolore; vista anche la giovane età (35 anni al momento della diagnosi), potrebbe venire facilmente additato come un tossicodipendente o un alcolizzato in crisi d’astinenza, del resto cos’altro si può pensare di un uomo nel fiore degli anni che trema in quel modo? Questo è un rischio che non è disposto a correre, così decide di fare “outing” raccontando a un giornale locale la sua condizione di “essere umano normale parkinsoniano”; non appena la sua testimonianza viene pubblicata, il giornalista Giovanni Piazza si mette in contatto con lui e gli propone di scrivere un libro a quattro mani: nel 2009 viene quindi dato alle stampe “L’inquilino dentro”, edizioni Sovera. Si tratta di un libro ironico e divertente, in cui gli autori prendono in giro la “malattia del c***o” che ha colpito Francesco (l’espressione colorita è sua!), esattamente come lei prende in giro lui e tutti coloro che ne sono affetti.
L’uscita di questo libro attira l’attenzione sul morbo di Parkinson, del quale, sostiene D’Antuono, si parla ancora troppo poco soprattutto a livello mediatico. Infatti dopo il libro arrivano le prime interviste e i primi articoli, che contribuiscono senz’altro ad accrescere l’autostima di Francesco, ma soprattutto a smascherare il molesto signor P.; intanto nel 2012, a tre anni dal suo più che soddisfacente esordio letterario, Francesco torna a vivere ad Angri (SA), suo paese natale.
Qui ritrova i suoi affetti e le sue passioni, prima fra tutte la sua squadra del cuore, l’U.S. Angri 1927, che oggi milita in Promozione. Appassionato di calcio sin da bambino, Francesco ha sempre tenuto per i grigio-rossi, così due anni fa, quando gli propongono di diventare il loro addetto stampa, accetta subito con entusiasmo. Il suo sogno però è un altro, scendere in campo indossando quella maglia, sia pure per pochi minuti; inizia ad inseguirlo seriamente a gennaio di quest’anno, partecipando agli allenamenti della squadra di mister Pasquale Vitter e scoprendo quasi per caso che mentre insegue il pallone i tremori scompaiono, come se il signor P. si spaventasse.
Per debuttare ufficialmente sul terreno di gioco bisogna essere tesserati nella società e ottenere il certificato di idoneità alla pratica sportiva; tra marzo e aprile Francesco entra in possesso di entrambi questi requisiti e anche grazie all’aiuto e ai consigli del suo personal trainer Matteo Testa (che lo segue in palestra da circa un anno) perfeziona la sua preparazione atletica, arrivando così in perfetta forma al grande giorno, sabato 29 aprile 2017.
In questa data l’U.S. Angri 1927 disputa l’ultima partita della stagione, giocando in trasferta contro la A.S.D. U.S.Poseidon 1958 di Paestum; purtroppo la partita viene vinta dai padroni di casa per tre reti a due, ma in realtà gli ospiti raggiungono un traguardo molto più importante, che vale senz’altro più di una vittoria e forse anche più di uno scudetto o di un passaggio di categoria. Infatti, permettendo a Francesco di giocare nell’ultimo quarto d’ora (e aiutandolo anche a realizzare un goal, quello del provvisorio 2 – 2), si comportano veramente da campioni: come squadra dimostrano di aver capito che il valore fondamentale dello sport non è la competizione, anzi lo sport è in prima battuta uno strumento di socializzazione, integrazione e inclusione; se a questo aggiungiamo il fatto che quei quindici minuti di calcio giocato (ben documentati nel servizio che vedete qui sotto, realizzato da Rompipallone.it) danno a Francesco l’opportunità, probabilmente unica e irripetibile, di coronare un sogno e allo stesso tempo di mettere momentaneamente fuori gioco il signor P., allora possiamo proprio dire che per la formazione grigio-rossa la partita del 29 aprile 2017 è un incontro storico, degno di comparire negli annali.
E adesso? Con questo match dal sapore particolare il campionato è finito, i giocatori si stanno godendo le meritate vacanze e Francesco ha lasciato il suo incarico di addetto stampa dopo due anni di onorato servizio; dalla prossima stagione tornerà ad essere “soltanto” un fedele tifoso della sua squadra del cuore, ma l’emozione dell’esordio in campo gli rimarrà dentro per sempre e il ricordo del goal segnato riuscirà senz’altro a strappargli un sorriso nei momenti più difficili, con la speranza che in un futuro non troppo lontano il signor P. possa venire sfrattato una volta per tutte, magari con un bel calcio nel didietro!