“A una delle figure di riferimento morale più importanti del nostro Paese, per aver combattuto per la nostra Libertà, per il costante impegno nel proclamare i valori della democrazia che nascono dalla Resistenza”. Con queste motivazioni il presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini ha consegnato a Paola Del Din, classe 1923, staffetta partigiana nelle fila della brigata Osoppo con il nome di “Renata”, la medaglia d’argento dell’Ente che riproduce da una parte l’aquila simbolo del Friuli e dall’altra la sede di palazzo Belgrado. “Siamo davvero onorati di poterle conferire questo riconoscimento che si unisce ai tanti già ricevuti, quello più importante la Medaglia D’oro al Valor Militare – ha aggiunto Fontanini – per testimoniarle la grande stima che il popolo friulano nutre nei suoi confronti. Comunità che l’ha accolta tanti anni fa e per la quale rappresenta una figura di primo piano per la sua esperienza di vita, per la forza con cui da autentica patriota partigiana continua a difendere i valori e principi della democrazia”. Un lungo e sentito applauso ha accompagnato la consegna della medaglia alla professoressa Del Din che ha dialogato con il giornalista Andrea Romoli, riportando alcuni episodi narrati nel libro- testimonianza “Il diritto di parlare” – Paola Del Din, una vita in prima linea dalla Resistenza alla Guerra Fredda. La medaglia d’oro al valor militare, prima donna con brevetto da paracadutista, unica donna italiana ad aver fatto un lancio di guerra, ha ricordato con estrema lucidità, il piglio e la franchezza che la contraddistinguono, come ha affrontato il viaggio verso il Sud per portare i messaggi agli alleati (“a bordo dei mezzi dei tedeschi, era il sistema più comodo; ho detto tante bugie e mi è andata bene”), i tentativi di lancio con il paracadute nel viaggio di rientro a casa; l’infortunio all’atterraggio (“non volevo correre il rischio di non tornare a casa. Lo avevo promesso alla mamma), il fratello Renato caduto in un’azione di attacco contro una caserma dei tedeschi a Tolmezzo che è stato per lei “l’angelo custode che mi ha sempre seguita e mi ha protetto”, il ruolo del papà Prospero cui ha fatto da “semplice autista” quando coordinava le neonate strutture militari segrete formate da molti partigiani dell’Osoppo chiamate nel dopoguerra a contrastare le pretese jugoslave sui nostri territori. Entra nelle forze speciali inglesi che addestrarono e organizzarono la guerriglia in tutta Europa, perché “mi consideravo una persona, donna o uomo indifferente, avevo forza e il cervello, io volevo ritornare a casa per novembre. Altro mezzo non avevo se non i lanci”. A favorirla in questa impresa, la ginnastica e la precisione cui era allenata praticando la scherma.
La pubblicazione di Andre Romoli (per i tipi di Gaspari) raccoglie, per la prima volta, una lunga e articolata testimonianza della vita di soldato prima e di partigiana poi, durante la seconda guerra mondiale e la Resistenza, di Paola Del Din, classe 1923, una delle poche donne italiane insignite con la medaglia d’oro al valor militare. La presentazione precede di qualche giorno la commemorazione (in programma domenica 18 giugno) dei giovani osovani prelevati nel mese di febbraio del 1945 dalle malghe di Porzus e trucidati nel giorni successivi nel Bosco Romagno dove un cippo testimonia ancora oggi il tragico evento.
Nel suo racconto, Paola Del Din descrive il suo impegno per il Paese come soldato paracadutista che l’ha vista percorrere l’Italia da Nord a Sud per trasmettere le informazioni utili agli alleati per sconfiggere la dittatura fascista. La battaglia per la libertà di Paola Del Din è proseguita dopo l’armistizio dell’8 settembre nel ruolo di staffetta partigiana nelle file della brigata Osoppo con il nome di “Renata”, perseverando nell’ideale di fronteggiare una possibile invasione da parte del blocco sovietico. “La figura che emerge da questa pubblicazione è quella di una donna da sempre profondamente libera, capace di scelte rischiose al limite dell’eroismo e che ancora oggi non smette di ribadire l’amore per il suo Paese della cui storia, anche attuale rimane un’attenta e acuta osservatrice” ha commentato Roberto Volpetti, vicepresidente dell’Associazione Partigiani Osoppo.