Assieme a Calabria, Puglia e altre regioni, il Friuli Venezia Giulia ha ottenuto la maglia nera della sanità: lo rileva la quinta edizione (2017) del ranking dei servizi sanitari regionali (Ssr), elaborata nell’ambito del progetto “Una misura di performance dei Ssr” condotto dal Crea Sanità – Università degli Studi di Roma Tor Vergata.
«A differenza di altre regioni, in questi anni non ci sono stati investimenti reali, come per esempio in informatizzazione della farmacia ospedaliera utilizzando la robotica per la preparazione dei farmaci per i pazienti ricoverati, che porterebbe risparmio e sicurezza (progetto Nursind presentato in regione nel 2014) – osserva Altavilla -. E, se gli investimenti ci sono stati, hanno imbarcato acqua: si pensi all’odontoiatria sociale, cui possono accedere persone con un Isee inferiore ai 15 mila e quindi soltanto una minima parte della popolazione friulana. Per non parlare dell’infermiere territoriale, che in molti ambiti non è sufficiente: il caso più eclatante è quello delle Rems (ex ospedali psichiatrici giudiziari). Oltre alle aggressioni al personale, si registra un dispendio di milioni di euro che si potevano risparmiare con un’unica sede a Trieste. Invece si butterano via altri soldi, considerati gli investimenti per la nuova Rems di Maniago. Si pensi infine all’area dell’emergenza 118: troppa fretta e risultati discutibili».
La nota più dolente, secondo Altavilla, riguarda il personale sanitario. «Abbiamo assistito a disincentivazioni regionali per rimanere a lavorare nelle nostre strutture e concorsi per infermieri ogni due anni – rileva -. Se guardiamo al Veneto, i concorsi sono a ciclo continuo. Lo stesso vale per altre professioni (ostetriche). Forse l’assessore regionale non si rende conto che la sanità è fatta da personale sanitario: senza questo non vi può essere salute. Le liste d’attesa si abbattono se c’è personale, non con lo straordinario del personale presente».
La situazione più critica è nell’Isontino, «dove la carenza infermieristica è a livelli di chiusura di strutture, con una direzione immobile, che non si è preoccupata di redigere un bando a tempo determinato per infermieri».
«La sanità regionale è da riscrivere, individuando le vere priorità della popolazione – conclude Altavilla -. Non deve essere soltanto un mezzo di campagna elettorale. Le priorità sono allineamento degli standard assistenziali europei con assunzioni reali e concorsi ciclici anticipati da avvisi a tempo determinato al fine di non disperdere le risorse rappresentate dai neolaureati friulani, obbligando le direzioni aziendali a ottemperare, previa decurtazione della produttività del direttore generale. Servono investimenti, tra i quali robotica farmaceutica e polo unico Rems a Trieste, nonché monitoraggio dell’operato delle direzioni sanitarie».