Ispirato alla storia vera del senzatetto “Harry the Hermit”, “Appuntamento al parco” di Joel Hopkins è dolce e sincero, ironico e delicato. Non ha pretese, non vuole esagerare, sa di essere semplice. Sceneggiatura e regia sono essenziali, colonna sonora e fotografia non sono affatto memorabili, ma tutto questo in qualche modo si fa perdonare. Perché sono gli interpreti a fare il film, sono Diane Keaton e Brendan Gleeson, così diversi e così affiatati, a tenere insieme tutto, dalla trama alle emozioni.
Nel parco di Hampstead, un quartiere a nord ovest di Londra, vive da diciassette anni il burbero Donald (Brendan Gleeson). Immerso nella natura, sopravvive con quello che pesca e coltiva, è autosufficiente e non disturba nessuno. Un giorno la vedova Emily (Diane Keaton) si trova nella mansarda del suo appartamento con in mano un vecchio binocolo. Abita proprio di fronte al parco e comincia ad ammirare quella distesa verde. All’improvviso vede nel lago un omone con i capelli rossi che si fa allegramente il bagno. La scena è buffa, lo stile che da quel momento si appropria della commedia è palpabile come la faccia sorpresa di Emily.
Pochi giorni dopo la donna torna a cercarlo da lontano, rintracciando l’abitazione sgangherata e modesta di Donald fra gli alberi. Sobbalza. L’uomo è sulla porta e lo stanno aggredendo. Così Emily non può far altro che chiamare la polizia. L’indomani torna a cercarlo, questa volta di persona. Donald è diffidente, burbero, sarcastico, ma il suo animo gentile è visibile anche sotto tutte quelle protezioni. E lei lo vede subito.
Nel frattempo Emily scopre che la sua amica Fiona appoggia gli immobiliaristi che in quei giorni stanno tentando di sfrattare Donald dal parco e appropriarsi del terreno per costruire appartamenti di lusso. Ed ecco il punto di svolta: Emily si schiera dalla parte del senzatetto del parco, che senza un tetto non è. Così comincia la campagna per “salvare la baracca”, campagna di cui Donald ovviamente non vuole neanche sentir parlare.
Fra ostacoli e determinazione, risate e litigi, il rapporto fra i due cresce, l’amore cresce, circondato dalla semplicità che ha caratterizzato la loro storia fin dall’inizio. Perché come dice Hugh Grant in “Love Actually” spesso l’amore non è particolarmente nobile o degno di nota, ma c’è. Ed è questo che conta.