A forza di urlare “Benevelli da tre!” in radiocronaca, stasera, la voce mi si è appassita. Ancora adesso comunico a gesti: perché il basket ha caratteristiche epiche, storiche, imprevedibili.
Udine aveva la gara in mano; annichilita la buona (non eccezionale) squadra di Antimo Martino, forse sopravvalutata per le due vittorie d’inizio campionato (ancora non pare all’altezza dell’anno passato); date ai giallorossi venti lunghezze di distanza, che al 30’ erano ancora 15; a causa di un ultimo quarto inverosimile pareggia con una tripla di Montano dall’angolo allo scadere.
Ecco, Matteo Montano: buon venticinquenne scuola Fortitudo, trova stasera la gara della vita, realizzando 6/9 dall’arco e segnatamente, accanto al pareggio di cui sopra, un tiro da nove metri ed un altro, sempre da tre, in scaletta quasi fosse in penetrazione.
Udine è parsa smarrirsi mentalmente, ma anche fisicamente, spegnendosi alla distanza; nel supplementare, poi, Ravenna vola 70-75 e tutto sembra finito.
Invece no.
Perché la dea del basket, che aveva sostenuto fino a quel momento Montano, carezza dolcemente Andy Benevelli, gli dice che in fondo il “figlio di Amos” deve pur far vedere di cosa sia capace: scarico di KayDee, tripla, canestro. E sotto di 2 a 9’’ dalla fine, palla in traffico, tripla, ciuff, +1 e vittoria. E di colpo, per tutti noi, Amos Benevelli diventa “il padre di Andrea”.
Lo so: dovrei criticare il gruppo per la cattiva gestione del secondo tempo, ad iniziare dallo staff; dovrei dire che oggi Rain ha perso un paio di palloni non da lui, che Pellegrino ancora non incide come dovrebbe, che Dykes è sparito dal campo nel terzo e nel quarto quarto per riapparire a sprazzi nell’overtime.
Dovrei, ma non lo farò.
Perché in settimana avremo tempo per capire cosa sia successo, per preparare l’importante gara di Roseto (ancora al palo, sconfitta anche dalla Orceana), per valutare i singoli. Oggi no, c’è solo da applaudire le due squadre per una partita combattuta e mai scontata.
Piccolo inciso sui direttori di gara: iniziano con metro “inglese”, permettendo sportellate e sbracciate. Poi Giachetti si prende un fallo tecnico, coach Martino chiama a sé il signor Brindisi di Torino e gli parla. Evidentemente lo convince perché nella ripresa l’ineffabile indovina due falli antisportivi di cui uno, sotto canestro, sovvertendo la decisione del collega (lui era nei pressi della metà campo); i tre signori fischiano il doppio di falli a favore di Ravenna rispetto a quelli per i bianconeri; perdonano a Rice una serie di spinte piuttosto clamorose. Insomma, come consigliori meglio Antimo di coach Lino…
Già. A forza di cercare sempre le nostre mancanze dimentichiamo che a Mantua e stasera non è che gli arbitri ci abbiano premiato. Vabbé.
I singoli? KayDee e Rain in chiaroscuro; Ous Diop ha dispensato fisicità ed energia, sbagliando però qualcosa di troppo in attacco; Mortellaro ha lottato come un leone, mentre Ciccio Pellegrino ci aveva illusi con quei cinque punti all’inizio del terzo quarto ma poi ha giocato a strappi: qualche bella azione (stoppata su Chiumenti) ma troppi errori, con due tiri da tre veramente malconsigliati.
Il solito grintoso Ferrari in difesa, ma stavolta arruffone in attacco; Pinton spara un paio di triple, mentre finalmente si cominciano ad intravedere le potenzialità di Tommy Raspino, uno decisivo per questa squadra.
In ultimo Andy Benevelli. In radiocronaca avevo elogiato alcune sue azioni difensive, ma ancora non era il “Bene” che conoscevamo da Jesi: fino al finale, quando la partita l’ha vinta lui.
Ieri lo avevamo scritto: questa squadra ha i numeri per arrivare in alto, ma non può prescindere dai giocatori che sinora hanno reso di meno. Mi piaceva pensare ad un filotto vincente che dall’Orasì portasse a Roseto ed Orzinuovi. Siamo al 33%, ora vediamo.
Per ora mi tengo stretti due punti, fondamentali, che hanno rotto il ghiaccio e che debbono consentire, analizzati i troppi errori (specialmente in attacco), a coach Lino ed al suo staff di lavorare serenamente e costruttivamente.
Un abbraccio, personale e non paraculo, al Pres che ha ricevuto un bel regalo per il proprio compleanno (scopro oggi di esserne coetaneo); idem a Davide Micalich, che (conoscendolo) oggi ha perso sei mesi di vita, ma alla fine avrà gioito con i suoi ragazzi.
Un abbraccio, sentito, a Lino Lardo che oggi avrà sofferto come e più di noi. Non guardiamoci indietro, coach: il futuro dice Sharks a casa dei quali bisogna andare a vincere. Per me, gara doppiamente importante.
Basta così. È vero: la gara andava chiusa prima. Ma in questo modo si è data alla gara una valenza ancora più epica.