No, così no, proprio non si può andare avanti. Se l’ausilio tecnologico supplementare deve cambiare la verità delle cose allora bisogna virare più o meno marcatamente su soluzioni rese più eque. Non certo non facendo più ricorso ad uno strumento che aiuta sicuramente a fare chiarezza in molti casi, ma sicuramente ribilanciando le prerogative proprie dello strumento o comunque i suoi modi di utilizzo. Già anni addietro vi era qualcuno che utilizzava strumenti scientifici che conferivano moltate più certezza rispetto alla realtà e alle sue fattezze. Questo era il caso di strumenti addirittura di rendering 3D (vedasi la moviola del “Processo di Biscardi”, in voga addirittura a fine anni ‘90) che rendevano contezza della realtà in maniera molto più veritiera. Dicevano addirittura di quanti centimetri era il fuorigioco rilevato, e di sicuro non sbagliavano di una virgola perché erano strumenti congegnati e resi di fine utilizzo nientemeno che dal CNR (Centro Nazionale Ricerche). Lo stesso centro che, a buona memoria presso la sua filiale pugliese, ha inventato la Gol Line Tecnology, strumento molto più scientifico della video assistenza arbitrale (VAR), che non rende una misurazione degli eventi sufficientemente scientifica degli eventi. Tutt’altro. Ad essere sovrano anche qui è molto semplicemente l’occhio umano, con la sua fallibilità ed i suoi limiti. Quindi con la VAR nessuno ci dirà mai di quanto ci sia o meno un fuorigioco… E già questo è un grosso limite. La certezza quindi è proprio questa. O si rende più scientifico lo stesso strumento che esiste ora dotandolo di sensori e misuratori sensibili in grado di dare dimensioni numeriche e computabili alla realtà, oppure bisogna mettersi a ragionare seriamente sulla funzionalità o addirittura sulla liceità dello strumento stesso. Perché se uno strumento di misurazione deve portare a concludere cose che non esistono, è meglio prescindere dal suo utilizzo. Ben diversa sarebbe la realtà se lo strumento desse le certezze numeriche e scientifiche delle quali si parlava prima. Vada per la VAR, dunque, ma lo strumento deve fornire parametri computazionali. Scientifici, e quindi certi nella loro dichiarativa. Questo perché se domenica scorsa la VAR non avesse fotografato una situazione ritoccata rispetto alla realtà immediata, l’Udinese probabilmente sarebbe stata qua a coccolarsi la vittoria che la lanciava dritta verso la zona Europa. Fatto sta che ora non resta che fare quadrato attorno al proprio stato di forma che in realtà è discreto, visto che contro il Toro l’Udinese non ha disdegnato nonostante tutto, e cercare di andare a punti contro la Roma di Di Francesco. La missione non è certo facile da portare a compimento, perché anche se si gioca in casa la Roma è sempre la Roma, è lanciata verso la zona Champions e quindi deliziosamente motivata rispetto alle sue prospettive di campionato. L’Udinese dovrà quindi dare il meglio di sé stessa, perché deve recuperare terreno in tema di media punti. La trasferta di Genova contro la Sampdoria non sarà facile e quindi è meglio prendersi un punticino almeno giusto prima. Senza rivangare nel passato recente, soprattutto, perché bisogna guardare avanti e vivere delle proprie certezze, senza rimpiangere quello che non ci può essere. Non fasciarti la testa per i torti arbitrali quindi, cara Udinese, e facci vedere che puoi ripartire subito. Con le tue gambe, essendo più forte di ciò che l’uomo non è ancora riuscito a rendere alla sua altezza e funzionale alle sue reali necessità. Nonché al bisogno di certezze che è il motore della necessità di dotarsi di strumenti tecnologici. Che però, come si sarà capito nel corso di questa analisi, devono dare esiti scientificamente incontrovertibili. In linea al 100% con la verità dei fatti.
Articolo d’opinione di
Valentino Deotti
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