Il 13 settembre 2016 pubblicavo in questa rubrica l’articolo “La speranza è l’ultima a morire”, nel quale narravo la battaglia di un’amica contro il glioblastoma, una forma estremamente aggressiva di tumore al cervello; purtroppo questa battaglia è stata persa, seppur con onore, e nel 2018 la mia amica non ha potuto festeggiare il compleanno, né potrà farlo mai più.
Fortunatamente però, c’è anche chi quest’anno, lo scorso 7 agosto, le candeline le ha soffiate, alla faccia del suo tumore al cervello! Questo “ragazzo fortunato” risponde al nome di Giovanni Filocamo, vive a Genova e fa il matematico di professione. Una laurea in fisica, conseguita nell’ottobre 2003, un’importante attività di ricerca presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) – sede di Genova – e la pubblicazione di diversi libri divulgativi, che spiegano la matematica e la fisica in modo semplice, usando un linguaggio alla portata di tutti, sono i principali ingredienti per una brillante carriera accademica, che sembra destinata a durare a lungo.
Ma si sa, il destino è sempre in agguato, pare quasi che si diverta a scombinare i nostri piani quando meno ce l’aspettiamo; così, all’inizio del 2012, arriva spietata la diagnosi: tumore di quarto grado (che è il più alto grado di malignità) al cervello, nell’area che controlla il linguaggio. Nonostante in prima battuta il tumore venga considerato inoperabile e l’aspettativa di vita sia bassissima, il 1° febbraio 2012 Giovanni subisce un primo intervento di resezione della neoplasia, dal quale si riprende piuttosto bene; purtroppo però, le sedute di chemioterapia alle quali si sottopone fino al 2015 non sono sufficienti per impedire alle cellule cancerose di riprodursi formando una massa più grossa della precedente.
Ecco perché il 3 dicembre 2015 Giovanni entra di nuovo in sala operatoria; in questa seconda occasione, la massa asportata è grande quanto un pugno chiuso e gli vengono tolti ben 200 ml di materia grigia; quando si risveglia dall’anestesia, Giovanni è un’altra persona, sebbene non se ne renda ancora conto: capisce abbastanza bene ciò che gli viene detto e nella sua testa formula pensieri coerenti, ma se poi prova a trasformarli in parole, convinto di riuscirci perfettamente, gli escono soltanto versi e borbottii inintelligibili. Questo stato perdura per diversi giorni, basti pensare che nelle prime due settimane dopo l’operazione, la sua unica risposta a tono è un “No!” rivolto al padre. Se con la comunicazione verbale le cose stanno così, purtroppo non si può dire che vadano meglio con la scrittura, la lettura e i numeri; ora le parole stampate sembrano geroglifici incomprensibili e di contare non se ne parla neanche…
Insomma, per uno studioso del calibro di Giovanni è proprio un bello schiaffo, non c’è che dire. La situazione non promette nulla di buono, anche perché quasi sicuramente il tumore si riformerà in breve tempo, dicono i medici; eppure il giovane ricercatore genovese non si perde d’animo, il suo obbiettivo è tornare a fare tutto ciò che faceva prima, costi quel che costi.
Animato da questa forte motivazione, inizia le sedute di logopedia: nel semestre successivo all’intervento, per tre volte alla settimana, si reca presso gli Ospedali Galliera di Genova, nello studio della dottoressa Daniela Fossa; con lei impara nuovamente l’alfabeto e con l’ausilio dei libri di fiabe ricomincia a leggere, dapprima scandendo una lettera alla volta, poi sillabando.
Secondo il protocollo, allo scadere dei sei mesi il recupero funzionale dovrebbe essere completo, in caso contrario non ha senso continuare le terapie, meglio dedicarsi ad altri pazienti; questo dovrebbe valere anche per la storia clinica di Giovanni Filocamo, che alla fine del ciclo di sedute prescritte non riesce ancora a parlare, leggere e scrivere fluentemente. Per fortuna, la dottoressa Fossa intuisce che Giovanni può farcela, ha solo bisogno di più tempo e sospendere gli incontri di logopedia significherebbe negargli una possibilità, oltre che gettarlo nello sconforto più totale; così le “lezioni” proseguono a tutt’oggi, quando ormai sono trascorsi più di due anni e mezzo dalla “rinascita”, e i progressi sono costanti, visibili di settimana in settimana.
Anche grazie agli esercizi quotidiani di scrittura e lettura che Giovanni svolge autonomamente a casa, ogni giorno si registrano dei cambiamenti e dei miglioramenti, piccole grandi conquiste (o, per meglio dire, riconquiste) che gli danno la forza di continuare e gli fanno capire di essere sulla via della completa guarigione. Poco più di un mese fa, per esempio, il tango argentino (un’altra sua grande passione, dopo la matematica e la fisica) gli ha dato l’opportunità di ritrovare un’abilità che credeva perduta: in qualità di direttore artistico dell’associazione Tango2x4 ha curato anche quest’anno, dal 30 agosto al 2 settembre, l’organizzazione de “La Lanterna – Genoa Tango Marathon” nella sua edizione estiva; nell’ambito di quest’evento, che ospita ballerini più o meno famosi provenienti da tutto il mondo, Giovanni ha fatto gli onori di casa usando l’inglese come lingua veicolare e si è emozionato non poco quando ha scoperto di riuscire ancora a parlarlo correttamente, proprio come nella vita di prima!
Il fatto stesso di commuoversi ad ogni piccolo progresso ottenuto, rappresenta un tratto distintivo del “nuovo” Giovanni, che ora (almeno a detta dei suoi amici) è anche più aperto, più allegro, sempre sorridente e soprattutto più empatico; ma da cosa dipendono tutti questi cambiamenti nella sua personalità? Probabilmente l’aver visto la morte da vicino gli permette oggi di guardare la vita da un’altra prospettiva, accostandosi maggiormente al prossimo e forse anche a Dio, sebbene continui ad essere un non credente convinto.
L’esperienza della malattia (dalla quale non può ancora dirsi completamente guarito, nonostante i controlli periodici effettuati negli ultimi due anni non evidenzino la presenza di altre cellule tumorali e quindi lascino ben sperare) ha insegnato al quarantenne genovese che la vita può cambiare in ogni momento, riservandoci sorprese più o meno piacevoli, ma è comunque sempre bella e degna di essere vissuta. Questo è il messaggio che Giovanni Filocamo vorrebbe trasmettere ai lettori di “A ruota libera” e soprattutto a coloro che si trovano a dover combattere la sua stessa battaglia, ma non hanno la forza necessaria per farlo, finendo così per cedere allo sconforto; ricominciare da zero non è per niente facile e i momenti di frustrazione certo non mancano, neppure per chi ormai ha recuperato il 90% delle sue abilità, ma chiudersi in casa non serve a nulla, come pure rinunciare alle proprie passioni. Bisogna piuttosto tirare fuori la grinta e porsi degli obbiettivi, che poi andranno perseguiti con tanta forza di volontà, oltre che con l’imprescindibile sostegno dei familiari e degli amici veri. In sostanza, questo è ciò che trasparirà dalle pagine del libro che Giovanni sta scrivendo a quattro mani con Raffaella, un’amica vera, appunto, che al contrario di altri non si è lasciata spaventare dalla malattia e ha sempre creduto in lui e nelle sue enormi potenzialità.
La tenacia e la determinazione che lo contraddistinguono, unitamente a una buona dose di fortuna, hanno permesso a Filocamo di dimostrare tra l’altro che la medicina non è una scienza esatta: infatti, secondo le previsioni dei medici egli non avrebbe mai compiuto quarant’anni, invece anche questo è ormai un traguardo raggiunto, che il 7 agosto scorso è stato celebrato con una grande festa, in occasione della quale Giovanni ha indossato un’eloquente maglietta di Superman!
E ora, quali sono i prossimi obbiettivi di Superman? Sicuramente è sua intenzione mettere a frutto il dottorato in matematica, conseguito nel marzo scorso con una tesi dal titolo “Forme della conoscenza matematica: visualizzazione, rappresentazione non simbolica e intuizione. Conseguenze sulla didattica”, proseguendo l’attività di divulgazione nelle scuole e scrivendo altri libri sul tema.
Inoltre, continuerà senz’altro a sviluppare i siti web da lui creati, in primis “Giovanni Filocamo. Vita scritta su bit” (che permette a chiunque ne abbia voglia, di seguire da vicino i numerosi progetti e idee che scaturiscono da questa mente vulcanica) e tra qualche giorno si rimetterà in gioco al “Festival della Scienza” di Genova, in programma dal 25 ottobre al 4 novembre prossimi; non avendo ancora recuperato completamente le proprie abilità di comunicazione e scrittura, è ben consapevole del fatto che il suo apporto alla manifestazione non sarà paragonabile a quello fornito negli anni precedenti la malattia, eppure è convinto di potervi contribuire attivamente elaborando le immagini e le animazioni necessarie a spiegare la scienza in modo semplice e immediato nell’ambito dei vari eventi che compongono il festival.
Se gli chiediamo di spingersi oltre, di sognare più in grande, Giovanni non ha dubbi: presto o tardi, spera di riuscire a entrare nuovamente nel già citato Consiglio Nazionale delle Ricerche – CNR, del quale ormai non fa più parte da febbraio 2015; certo, per vincere il concorso dovrà faticare molto di più rispetto agli altri candidati, ma chi se ne importa? In fondo lui è Superman proprio perché ha lottato e vinto contro il glioblastoma, un nemico che a detta degli stessi medici è pressoché imbattibile, figuriamoci se si lascia spaventare dalle domande di un concorso! Anche in quest’occasione, come in molte altre nella vita, l’importante sarà riuscire a dimostrare che possedere un cervello non è sufficiente per essere cervelloni, occorre infatti saperlo usare; d’altro canto (e questo ce lo insegna proprio Giovanni “Superman” Filocamo) per essere cervelloni non è indispensabile un cervello intero, ne basta anche solo una parte, purché venga utilizzata al massimo delle sue potenzialità.