È più buono quello di Parma o quello di San Daniele? Questo è il dilemma che ha catturato l’attenzione dei nostri beniamini nel primo tempo. Tutto il resto è passato in secondo piano. De Paul nei primi 45 minuti aveva anche il dubbio “pane caldo o pane freddo”, spero che ci illumini nel merito. Musso invece era rapito da pensieri più gourmet, del tipo “più o meno grasso sui guantoni” e purtroppo ha avuto la risposta solo dopo il secondo goal del Parma. Il primo è da rivedere alla VAR perché per me ci stava il “fallo da confusione”, infatti è troppo difficile descriverlo. Così assurdo che alla fine è quasi bello.
Okaka, Nuitnick, Larsen e Mandragora sembrano gli unici non interessati a queste prelibatezze, beati loro, io non ci dormirò.
Gotti deve aver minacciato di imporre la dieta vegana e nel secondo tempo finalmente tutti hanno pensato a giocare.
Difesa a 4 e jajalo inserito ad alzare il livello di cazzimm mentre De Paul mandato a sostegno degli attaccanti, laddove serve la sua fantasia come la stagionatura per i prosciutti.
Fioccano le occasioni e se non siamo noi a crearle sono gli avversari a regalarcele.
La famosa ospitalità emiliana.
Peccato che siamo friulani e non ci piace approfittare, siamo stati educati così.
Mandragora addirittura ricambia i favori per ben due volte, non si dica mai che siamo in debito.
Lasagna che per definizione è più romagnolo che Emiliano, ci prova, lui vorrebbe davvero segnare… vorrebbe…
Alla fine non mi importa del risultato, basta che ci portiate un paio di prosciuttini.
Cosa abbiamo imparato? Che se scaldi il prosciutto crudo non sei mio amico.