Era domenica. Il redattore capo Dio lo abbia in gloria e lo protegga da ogni male, mi chiama e mi chiede di andare allo stadio un po’ prima. “Sono già qua” dico io, “ma mancano cinque ore!”… non posso spiegargli che sono arrivato lungo dal sabato sera e cerco di fare bella figura: “Non volevo fare tardi”.
La sua risposta, sempre sia lodato e spero per lui tuttelefortunedelmondoconosciutoedeipianetiancoradascoprire, non posso scriverla per questioni di fascia protetta e per tutelare il buon nome di questa testata.
veniamo alla partita.
La Juve, che oggi per semplificare chiameremo Inter, si schiera a sorpresa con un 3-5-2, esattamente come l’Udinese. Lo stadio è pieno e i supporter della vecchia signora milanese sono molti. La prima cosa che cattura la mia attenzione è che Lukaku può fare da astuccio a Okaka e Okaka a De Paul. Una sorta di Matrioska insomma. La seconda è che i giocatori dell’inter hanno le scarpe arancioni come i coni dei lavori in corso in autostrada: ma non eravate quelli della moda?
Pronti via e il pivello Esposito scalda i guanti a Musso e la mia mente si popola di pensieri oscuri che rimbalzano da un futuro prossimo nefasto all’ammirazione per un diciassettenne che ha un lungo avvenire. Quasi dimenticavo di ringraziare Handanovic per essersi chiuso un dito nella cassaforte e averci dato una flebile speranza. Gli vogliamo sempre bene.
Poi accade l’inaspettato, i nostri dominano, sono meglio organizzati, occupano lo spazio, pressano coi tempi e i modi giusti. Sono smarrito e ciò che vedono i miei occhi pare trovare giustificazioni solo nei postumi del mio sabato sera (grande e supremo redattore dei redattori, giuro che sono stato a casa a stirare).
in tutta questa perfezione manca solo una vera occasione da goal ma viste le precedenti uscite dei nostri eroi, meglio non crearle che sbagliarle. Mandragora è il baricentro e la squadra gli si muove attorno ordinata, tutti si aiutano a mantenere le posizioni corrette.
De Paul aggiunge alla qualità indiscussa, una garra che ci mancava da tempo. Fofana nella garra ci è caduto da piccolo ma la qualità… ce la mette tutta insomma.
De Maio non la fa vedere a Lukaku. Sema salta Moses (bell’acquisto, grazie di averlo fatto) con regolarità. Lasagna non si capisce cosa faccia ma qualunque cosa sia la fa correndo. Okaka pesta e si fa pestare. Larsen larseneggia e Becao becaoeggia.
Nel giorno in cui tutti gli esperti volevano godersi la prima di un giocatore che mi porta alla mente un cellulare vintage di grossolana fattura e con il display troppo piccolo per contenere tutte le cifre di un numero di telefono, in questo preciso giorno, è l’Udinese a rubare la scena.
Nell’intervallo vado a scaricare liquidi e come una visione mi appare capitan Zanetti: vorrei proporgli una gara di lunghezza ma mi ricordo le parole del santissimo redattore illuminato fra gli illuminati: “non fare ca***te”.
Per farla breve, nel secondo tempo l’intertus gioca sempre come una squadra di promozione ma il mister Conte fa entrare:
Brozo Sanchez Maradona Pelé Altafini Platini Crujff
E la vince, con il coso corto che oggi è diventato lungo come succede a quello di Pinocchio quando dice bugie.
Gotti, non te la prendere, oggi lo hai usato meglio tu l’organico.
Cosa abbiamo imparato? Che il cammino è ancora lungo ma la direzione è quella giusta.