Fontanini, «Nella risposta che ho inviato a Roma, ho ribadito che nessuno aveva fini eversivi»
Il Governo cinese non ha gradito l’incontro che il Dalai Lama ha avuto nei giorni scorsi con le autorità locali. L’estremo disappunto è stato manifestato anche al Presidente della Provincia on. Pietro Fontanini mediante un fax inviato dall’ambasciata delle Repubblica popolare cinese a Roma. Nella nota si legge come “…La parte cinese aveva ribadito a più riprese la sua posizione e sollecitato la parte italiana a prestare alta attenzione nel trattare la questione del Tibet con la massima prudenza affinché l’andamento dei rapporti amichevoli tra i nostri due paesi non venga minato. Purtroppo i recenti incontri delle autorità locali con Dalai Lama hanno costituito la terza ingerenza negli affari cinesi nel giro di pochi mesi ed hanno ferito il sentimento del popolo cinese. La Cina si oppone con fermezza alla visita di Dalai Lama che in veste di capo spirituale non ha che diffuso le propagande demagogiche contro la Cina”. Nella nota inoltre vi è l’auspicio del Governo cinese “che le autorità locali italiane interessate possano essere pienamente consapevoli della gravità della connivenza nei confronti degli atti scissionistici della cricca di Dali Lama, contenere i propri atti e le parole sterilizzando l’impatto negativo di tale visita, ed evitare nel futuro di sottoscrivere qualsiasi iniziativa separatistica della cricca di Dalai Lama”.
Il presidente Fontanini, nella risposta all’ambasciata cinese ha invece voluto ribadire come “La Cina e l’Italia sono due grandi Paesi. Il popolo friulano e quello tibetano sono due piccole minoranze. Personalmente non vi è stata nessuna volontà di mancare di rispetto a entrambi nell’incontrare il Dalai Lama. Il nostro Paese, come sancito dalla Costituzione (art. 1), è una repubblica democratica e, in base al principio di democrazia, abbiamo inteso parlare con il capo dei monaci tibetani. La Costituzione italiana sancisce altresì all’articolo 6 “La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche”. L’Italia ha ratificato inoltre la “Dichiarazione sui diritti delle persone appartenenti alle minoranze nazionali o etniche, religiose e linguistiche” delle Nazioni Unite (18 dicembre 1992) che al comma 5 dell’articolo 2 prevede “Le persone appartenenti a minoranza hanno il diritto di costituire e mantenere, senza alcuna discriminazione, contatti liberi e pacifici con altri membri di altri gruppi e con persone appartenenti ad altre minoranze, nonché contatti al di là dei confini con cittadini di altri Stati ai quali esse siano collegate da legami nazionali o etnici, religiosi o linguistici”». Fontanini, in particolare, ha sottolineato nella sua missiva come sia stato stigmatizzato il fatto che il popolo tibetano è oggetto di violenze da parte delle truppe di occupazione cinese, «ma – ha precisato – lo stesso avremmo fatto anche per altre situazioni sicuri che ciò non avrebbe precluso i rapporti con altri Paesi». Fontanini ha dunque concluso dicendo che «gli incontri dei giorni scorsi con il Dalai Lama non avevano nessun fine eversivo nei confronti della Cina. L’auspicio – ha chiosato Fontanini – è che, se si dovrà trovare una soluzione per la questione del Tibet, venga attuata quella che rispetta il volere del popolo tibetano di vivere in pace e autonomia nel proprio territorio».