Serata promossa da Pordenone Pensa
“Qui giace Vincenzo Paperica che tra gli umani fu Mollica”.
“Ho dato disposizione a mia moglie di scrivere queste parole sulla mia tomba, e di mettere una bella foto a colori del personaggio disegnato da Cavazzano. Anzi, vorrei che sulla mia carta d’identità ci fosse la foto di Vincenzo Paperica”.
Il conduttore di DoReCiakGulp Vincenzo Mollica, tra il serio e il faceto, ha testimoniato con queste parole il suo grande amore per il fumetto. Ospite di Pordenone Pensa insieme ai disegnatori Giorgio Cavazzano ed Emanuele Barison, ha esternato con veemenza il suo amore per il fumetto: “solo in Italia il fumetto è considerato un’arte minore, la cultura ufficiale ne ha sempre sminuito la dignità. Ma oggi, finalmente, si sono rotte tante barriere che i tromboni della cultura cosiddetta ufficiale hanno tenuto in piedi per tanto tempo”.
“Letteratura disegnata è stata una definizione coniata dal grande Hugo Pratt – ha aggiunto – e calza pennello con l’idea del fumetto”.
Ad impreziosire l’incontro dedicato al fumetto è stata la presenza di due grandi disegnatori, Giorgio Cavazzano e Emanuele Barison.
Legato il primo dal 1962 ai personaggi Disney, che disegna con sistematicità su Topolino, matita ufficiale di Diabolik da 10 anni il secondo, hanno parlato della loro iniziazione e dei loro esordi.
“Agli inizi prendevo 20mila lire a pagina contro le 120mila che guadagnavano i miei colleghi francesi – ha spiegato Cavazzano – ma avevo 2 figli piccoli e c’era bisogno di soldi. Andai dal mio direttore, Mario Gentilini, e gli chiesi l’aumento. Lui mi disse: “questo è il compenso, se non ti va bene quella è la porta”. Così rimasi senza lavoro. Francois Corteggiani, che avevo conosciuto qualche tempo prima, mi mise in contatto con il direttore di Topolino francese dal quale volai per un colloquio con un biglietto aereo comprato da mia moglie con i soldi della sua liquidazione. Fu così che iniziai a lavorare in Francia. Poi Topolino Italia cambiò direttore e Gentilini fu sostituito da Gaudenzio Capelli che, come prima telefonata, mi riprese a lavorare in redazione”.
Collegato al boom culturale di Pordenone è stato il racconto degli inizi di Barison: “non ho mai avuto voglia di studiare perciò era estremamente necessario che mi trovassi qualcosa da fare – ha detto – mio padre leggeva Tex, Zagor e lo stesso Diabolik, che però mi proibiva di guardare. Mi sono poi avvicinato al fumetto d’autore di Pratt, Manara, Crepax. La rivista che ha però segnato il mio destino è stata Frigidaire, trasgressiva, graffiante. Con alcuni amici disegnatori abbiamo fondato la scuola di fumetto Il Gorilla Bianco di cui facevano parte anche Davide Toffolo e Romeo Toffanetti. Era poi un periodo particolarmente felice perché, nonostante a Pordenone non ci fosse nulla, c’erano già una ventina di autori che lavoravano tra l’Italia e l’Europa. Con il tempo non pochi erano i pordenonesi che ci seguivano, sindaco in testa”.
L’ “iniziazione” di Mollica al fumetto risale alla sua infanzia come figlio di emigranti in Canada. “I miei genitori non volevano che leggessi fumetti e il divieto, si sa, non fa che aumentare la curiosità. Per di più in Canada già allora la tv trasmetteva tutto il giorno e io mi guardavo Braccio di Ferro ma soprattutto quel “filosofo” di Poldo Sbaffini, mangiatore di un sacco di panini”.
E ha continuato: “iniziai a Rai 1 nel 1980 come redattore ordinario e andrò in pensione come redattore ordinario. Questo perché ho potuto sempre lavorare in libertà, nessuno ha mai censurato una mia frase. Ancora oggi inizio alle 9 e vado a casa alle 20 dopo che è andata in onda la mia rubrica”.