La proposta del Presidente Fontanini per valorizzare l’economia regionale
Per fermare la fuga termale in altre Regioni (Veneto, Emilia Romagna e Campania), il presidente della Provincia, Pietro Fontanini, formula un appello alla Regione affinché i contributi erogati per i servizi termali dal Sistema sanitario regionale (SSR) siano vincolati all’obbligo di usufruirne soltanto nei centri del Friuli Venezia Giulia (Grado, Lignano, Arta Terme). “Dagli ultimi dati emersi dalla pubblicazione della Fondazione Cref, risulta che le prestazioni termali non sono distribuite in maniera favorevole alla nostra economia: appena il 23% della spesa termale convenzionata, quantificabile in circa 800 mila euro, è usufruito da stabilimenti situati sul territorio regionale, mentre tre quarti del valore totale erogato a carico del Servizio sanitario viene destinato a svariate regioni italiane per prestazioni erogate a pazienti residenti nel Friuli Venezia Giulia”, osserva Fontanini.
Pertanto, soltanto una minima parte è ascrivibile ad un consumo interno, con grave danno per la valorizzazione di un brand, quello termale, sul quale si può costruire, sull’esempio del Trentino, un vero e proprio marketing territoriale con un impatto economico diretto, vincolando i contributi economici all’utilizzazione di poli termali all’interno del nostro territorio e mettendo così uno stop all’emigrazione sanitaria. “La Regione deve intervenire e razionalizzare la spesa: le cure termali si facciano negli stabilimenti che sono stati creati nel nostro territorio e pagati con fondi pubblici”, scandisce.
Oltre 1,7 milioni di euro (vale a dire il 65% del totale della spesa sanitaria termale regionale) è stata trasferita dal Friuli Venezia Giulia al Veneto (dato 2008). Nella classifica delle regioni che esercitano maggior appeal per i residenti del Friuli Venezia Giulia, oltre al Veneto, si trovano l’Emilia Romagna con quasi mezzo milione di euro e la Campania con poco meno di 200 mila euro.
Circa un terzo della spesa a carico del SSR è attribuibile ai cittadini dell’Azienda per i servizi sanitari n. 4 ‘Medio Friuli’ (33,1%), poco meno di un terzo è impegnato a favore dei residenti nel territorio dell’Azienda n. 6 ‘Friuli Occidentale’ (28,9%), mentre le rimanenti quote sono divise tra le Aziende n. 5 ‘Bassa Friulana’ (11,7%), n. 1 ‘Triestina’ (9,4%) e n. 2 ‘Isontina’ (8,2%), con, in coda alla classifica delle risorse impegnate per terapie termali, l’Azienda n. 3 ‘Alto Friuli’ (5,2%). Se i residenti dell’Azienda n. 3 ‘Alto Friuli’ sono quelli che ricorrono con minor frequenza alle cure termali fuori regione (il 73% della spesa sanitaria convenzionata è interna grazie all’attrazione delle locali terme), nell’Azienda 6 solo il 4% della spesa termale annuale viene destinata a prestazioni eseguite in regione, mentre il 96% è speso per terapie fuori regione. La spesa procapite risulta inoltre superiore alla media regionale. L’Azienda n. 1, invece, pur evidenziando una predisposizione ad usufruire di prestazioni termali fuori regione in misura superiore alla media (83% versus 77% media regionale), assorbe una quantità di risorse pro-capite significativamente inferiore alla media (spesa pro-capite 1,3 € vs 2,7 € media regionale). “Anziché sperperare denaro pubblico per andare ad arricchire altre economie – si chiede, alla luce di questo quadro, Fontanini – non sarebbe meglio che i finanziamenti regionali, destinati soltanto a quanti ricorrono ai poli termali in Fvg, servissero per far girare la nostra economia?”.