Anche quest’anno, seppur più lentamente e faticosamente del solito, siamo arrivati a dicembre, ovvero al mese del Natale, con l’albero, il presepe e l’immancabile stella cometa (che proprio in questi giorni sta attraversando i nostri cieli, come non accadeva da 800 anni); oggi più che mai abbiamo bisogno di una stella che illumini il nostro cammino e ci guidi all’uscita del tunnel, donandoci la speranza in un domani migliore. Ma che succede se per caso non riusciamo a vedere la cometa di Natale, analoga a quella che oltre duemila anni fa accompagnò i Magi alla grotta di Betlemme? Niente paura, possiamo sempre contare sull’aiuto di una nana bianca!
Ma come, direte voi, la nana bianca è una stella piuttosto piccola, non fa molta luce, in che modo potrà indicarci la via della rinascita? Eh, non dimentichiamoci che nella botte piccola ci sta il vino buono! Se avrete la pazienza di leggere fino in fondo quest’articolo, capirete che non vi sto mentendo, anche se la stella alla quale mi riferisco non si trova in cielo, bensì a Verona.
Questa specialissima nana bianca, che senza scarpe raggiunge un’altezza di appena 98 centimetri, ma che al pari della sua “omologa celeste” è ad altissima densità (come dimostra la sua personalità poliedrica e versatile), risponde al nome di Francesca Moscardo e fa il suo ingresso nel mondo il 18 giugno del 1987, rendendo sicuramente magica l’estate dei suoi genitori e familiari che da tempo l’attendono trepidanti. Il nanismo di Francesca, evidente fin dalla nascita, è la manifestazione di una malattia genetica rara, la displasia diastrofica, che impedisce la normale crescita delle cartilagini e dà origine anche a una serie di malformazioni alle mani, ai piedi, alla colonna vertebrale, ai padiglioni auricolari… Questa particolare condizione non nega a Francesca un’infanzia felice, piena di coccole e amore in seno alla famiglia; anche in età scolare la bassa statura non rappresenta un ostacolo per la sua formazione e crescita intellettuale, in alcune circostanze la studentessa veronese si avvale della collaborazione di studenti e professori per riuscire a muoversi più agevolmente all’interno della scuola, ma questo non significa che sia la favorita, anzi, essendo considerata da tutti una “secchiona” deve lavorare sodo per non deludere le aspettative dei docenti.
Fin da bambina Francesca nutre una spiccata passione per l’arte e ama osservare i dettagli che balzano all’occhio dalla sua prospettiva, ovviamente diversa da quella dei normodotati, che spesso non prestano attenzione a ciò che sta più in basso rispetto a loro; ecco perché dopo la scuola dell’obbligo le viene naturale iscriversi all’Istituto d’arte, per proseguire quindi la carriera accademica con una laurea magistrale in Storia dell’arte (conseguita all’Università di Verona) e un diploma post lauream alla Scuola di Specializzazione in Beni Storico Artistici dell’Università di Padova.
Purtroppo però, come spesso accade di questi tempi (anche quando la disabilità non è nostra compagna di vita), trovare un impiego attinente ai propri studi è un’impresa ardua, così nel giugno 2017 Francesca decide di allargare gli orizzonti, provando a inserirsi nel campo della comunicazione; affinché i potenziali datori di lavoro possano “toccare con mano” le sue capacità in quell’ambito, sceglie di aprire un blog, uno spazio nel quale racconta brillantemente sé stessa e il mondo visto dal basso. Nasce dunque Nanabianca Blog, il cui nome ricalca quello della stella piccola ma molto densa che citavo in apertura; l’interesse suscitato dal blog e dalle pagine Facebook e Instagram ad esso correlate la spinge a proseguire, pubblicando post su tematiche diverse, quali ad esempio le soluzioni adottate per far fronte alle difficoltà quotidiane che inevitabilmente incontri se sei alta meno di un metro, il turismo accessibile o la storia del nanismo attraverso le arti visive.
Raccontandosi con sincerità e autoironia, Francesca Moscardo intende anche abbattere alcuni stereotipi legati alla sua condizione, in particolare quello diffuso tra le persone anziane, che pur vedendola fare cose “da grandi” (come per esempio guidare un’auto) si ostinano a trattarla sempre come una bambina; inoltre vuole sottolineare come attraverso piccoli accorgimenti sia possibile creare un mondo alla portata di tutti, a prescindere da quali siano le loro condizioni psicofisiche o le loro abilità. Purtroppo la strada verso l’inclusione totale è ancora lunga, quindi al momento l’indipendenza di Francesca (e quella della maggioranza dei disabili presenti sulla Terra) non può essere completa e le occasioni per provare frustrazione e rabbia non mancano di certo, tuttavia è importante porsi degli obbiettivi e cercare la propria felicità rimanendo sempre fedeli a sé stessi, senza voler essere diversi da quelli che siamo solo per compiacere gli altri.
Oggi il più grande sogno di Nana Bianca è sicuramente quello di spiccare il volo e uscire dal nido familiare, che sebbene sia confortevole, a 33 anni suonati inizia a starle un po’ stretto; ancora non sa se il 2021 sarà l’anno della svolta, ma senz’altro sarà un anno di valutazioni e progetti, che a tempo debito porteranno i loro frutti. Mentre si prepara a questo grande passo, che cambierà permanentemente la sua vita, non rinuncia a coltivare le sue passioni (citiamo fra tutte il teatro, il canto e i viaggi, che spera di poter fare in maniera sempre più autonoma), né a dedicarsi con impegno al suo lavoro di copywriter e social media manager in un’agenzia di comunicazione del veronese, occupandosi parallelamente anche della crescita del suo blog.
Come avete potuto capire leggendo fin qui, Nana Bianca è uno pseudonimo perfettamente azzeccato per Francesca, la cui grinta, determinazione, forza d’animo e voglia di vivere sono inversamente proporzionali alla sua bassa statura e la fanno effettivamente brillare come una piccola stella ad altissima densità. Per l’anno che verrà auguriamo a questa splendida Nana Bianca di trovare definitivamente il suo cielo, uno spazio (fisico, ma anche virtuale o metaforico, a seconda delle esigenze e delle circostanze) nel quale potersi realizzare pienamente e liberamente e dal quale poter continuare a condividere con tutti noi le bellezze della vita, seppur viste da appena un metro di altezza.