In un’epoca di contrasti e contrapposizioni, la pratica dell’artista diventa un appello all’impegno civico. L’attivismo senza ideologie e senza presunzione di verità, assume la forza della dichiarazione: con la medesima audacia e forza, gli artisti friulani Mara Fabbro e Alberto Pasqual lanciano un appello in È per sempre, la mostra inaugurata venerdì 7 maggio che rimarrà visitabile fino al 31 agosto 2021 negli spazi espositivi di I.P.A.V. (Istituzioni Pubbliche di Assistenza Veneziane) a Palazzo Contarini del Bovolo, storico edificio di proprietà I.P.A.V. (Istituzioni Pubbliche di Assistenza Veneziane), gestito da Fondazione Venezia Servizi alla Persona attraverso il progetto di valorizzazione culturale “Gioielli Nascosti di Venezia”. La mostra è stata organizzata da Dform Srl attraverso il suo brand specializzato in allestimenti museali Theke Museum di Pasiano di Pordenone, in collaborazione con la Fondazione Giovanni Santin Onlus.
È per sempre è un percorso espositivo curato da Alessandra Santin, un allarme che ci spinge a rileggere le nostre città, a occuparci dell’ambiente, a osservare le relazioni sociali e le tessiture urbane, tra edifici fantasmi, mappe sospese che ci raccontano città metropolitane vuote e allo stesso tempo traboccanti.
«L’arte nella sua potenzialità concettuale più alta, apre a possibilità inedite. Il luogo saturo di materie plastiche, pieno di inquinanti che soffocano e tolgono ogni possibilità al futuro, si apre a trasparenze e leggerezze estreme» ha spiegato Alessandra Santin, curatrice della mostra.
Il percorso espositivo si sviluppa su due livelli: ad accogliere il visitatore al piano terra sarà una suggestiva installazione, “La fine del pesce”, una pioggia di borse di plastica (a misura di sicurezza antiCovid per evitare la contaminazione) che coinvolgono lo spettatore durante la salita.
Al piano nobile in dialogo con il Paradiso del Tintoretto, si trova l’installazione “Trasparenze”, progetto che accosta le “Membrane” di Mara Fabbro alle strutture “Presenze/assenze” di Alberto Pasqual. Le membrane plastiche di Fabbro sono mappe metropolitane dove piccoli tasselli si accostano creando tracce urbane in cui è indistinto l’uomo dall’edificio. Così come nelle sculture totemiche verticali di plastica lavorate di Pasqual.
«La plastica è un prodotto fantastico, si presta a infiniti utilizzi; con essa si può fare tutto: è colorata, flessibile, poco costosa, ed è stata fondamentale nella storia del quotidiano, del progresso industriale e anche di quello artistico. Poiché “la plastica è per sempre”, il suo permanere mette in atto concetti e problematiche che come persone e come artisti non possiamo ignorare. Ciò che ci colpisce e desideriamo comunicare, è che tutto è in relazione a tutto. L’inquinamento conseguente ad un uso sconsiderato della plastica, collegato all’uomo che produce e consuma nella corsa al “miglioramento della sua vita”, ritorna nel suo piatto, intossicandolo; ritorna nel suo ambiente e nel suo pensiero per un periodo di tempo spesso non misurabile e non identificabile: è per sempre. Le materie plastiche resistenti al tempo, lasciano aperture rivolte al senso e al cambiamento e denunciano il dramma di uno svuotamento interiore. Città create con materiali all’apparenza nobili, cristallini, nitidi che risultano infidi e pericolosi quando diventano il riflesso della superficialità di un gesto, quello di gettare, lasciare nell’ambiente uno scarto della nostra attività umana. Le Metropoli come luoghi estetici e di estasi, in cui tutto diventa comune, in cui tutto sparisce e si colma di vuoto (la trasparenza irreale della materia)» spiegano Mara Fabbro e Alberto Pasqual.
«Mara Fabbro e Alberto Pasqual si sono incontrati al crocevia di un percorso artistico ed umano che da tempo stavano sperimentando individualmente. Al crocevia, in questo preciso momento storico dell’umanità, dove la direzione possibile è una sola: l’impegno. Con l’enfasi di un’urgenza sociale senza precedenti, l’artista si fa portavoce di un’avanguardia culturale. Non solo stimolo di riflessione, ma un appello all’azione» scrive Mariateresa Setaro Chaniac in uno dei testi critici contenuti nel catalogo, accanto ai testi di Alessandra Santin, Giada Centazzo, Lorena Gava.
Dopo l’immersione nel mondo plastico della prima sala espositiva, la mostra prosegue con le opere materiche dei due artisti. Mara Fabbro lavora con tasselli da lei stessa creati, minuscoli parallelepipedi materici di base quadrata. Collanti, sabbia di mare, acrilico e resine vengono miscelati per realizzare questi “pixel” che l’artista accosta creando mappe che riproducono città, mappe che riprendono geografie reali in cui si indaga la relazione uomo-ambiente, la città, e il contatto con l’acqua che spesso ne è il limite (il fiume o il mare in caso di isole). Se per Fabbro è l’acqua il discrimine per la sua ricerca, nelle opere di Alberto Pasqual è il fuoco l’elemento che plasma la materia. Si tratta di opere, che ripropongono il tema dello squarcio, e dello svuotamento dell’individuo.
Nell’accogliere le opere dei due artisti friulani negli spazi di Palazzo Contarini del Bovolo, I.P.A.V. e Fondazione Venezia Servizi alla Persona hanno voluto testimoniare che l’impegno a costruire un futuro sostenibile appartiene a ciascuno di noi; e che ciascuno di noi è chiamato a fare la propria parte.