Il sogno di una giovane di Udine infranto da informazioni sbagliate (…o date in malafede?) – Il Codacons interviene per recuperare i soldi versati
Bea è giovane, ama gli animali ed è stufa di lavoretti precari, così decide di mettere a frutto la sua passione per i cani e decide di aprire a Udine un negozio a loro dedicato. Si informa sull’iter in Camera di Commercio di Udine e le viene detto che è necessario, per poter aprire l’attività, seguire un corso specifico.
La frequenza è obbligatoria, così la ragazza lascia il suo lavoro di commessa, a malincuore perché rappresenta pur sempre una fonte di reddito, ma il progetto imprenditoriale, nel suo cuore, è ormai avviato. Per circa un mese segue il corso Sab (dal costo di 544 euro più iva) presso il Cat microimprese, con esito positivo dell’esame, effettuato presso l’ente camerale.
La giovane udinese però è un po’ perplessa: scopre infatti che su oltre 250 partecipanti solo 3 aspirano, come lei, ad aprire un negozio per animali; in effetti le lezioni vertono sulla somministrazione di cibo e bevande, mentre Bea vuol vendere solo attrezzatura e prodotti per cani. Il giorno prima dell’esame la insospettisce anche una telefonata della referente del corso, che le chiede chi le aveva detto di fare quel corso.
Subito dopo il CAT la informa che deve seguire a completamento del Sab ancora altri corsi: quello di primo soccorso (120 euro + iva), di antincendio basso rischio (100 + iva), più quello Responsabile Servizio Protezione (circa 300 euro). L’ultimo Bea non lo frequenta perché non intende avere dipendenti e quindi sa che non è obbligatorio. Paga tutto, supera gli esami e si mette alla ricerca di un locale dove dare vita al suo sogno; all’inaugurazione di un collega di corso, però, poco dopo, le viene detto che quei corsi svolti erano del tutto inutili. Per aprire un negozio per animali bastava infatti una semplice domanda.
Si reca allora in Confcommercio, dove le confermano che quel mese è stata una perdita di tempo, perché il mangime per animali non è considerato dalla legge un alimento. Va quindi a chiedere spiegazioni al Cat: “mi rispondono – racconta – che se la Camera di Commercio mi aveva detto di fare quei corsi, allora vuol dire che andavano fatti, e che il Cat dà solo un servizio e non ha responsabilità”. Sono pasati mesi e Bea non ne esce: ha speso soldi e rinunciato a un lavoro, provvisorio ma sicuro, per frequentare dei corsi inutili.
Contrariata, decide di rivolgersi al Codacons, che ora sta valutando di farle riavere i soldi indietro: “Di certo c’è stata una cattiva informazione – spiega il presidente provinciale di Udine Nicola D’Andrea -, la giovane afferma che gli enti a cui si è rivolta hanno approfittato della sua scarsa conoscenza sull’iter da seguire. Di fatto ha speso quasi 1000 euro e senza che questo le sia di giovamento ai fini della sua futura attività. Peccato, inoltre, che per frequentare abbia dovuto lasciare il suo precedente posto di lavoro, dove l’avrebbero assunta a tempo indetrminato proprio quando ha iniziato il corso Sab”.
“La beffa è che io per aprire il negozio non avevo bisogno proprio di fare nulla – conclude amereggiata la ragazza. – Mi sono rivolta al Codacons affinché faccia sapere ai cittadini chè bene non fidarsi di ciò che consigliano enti accreditati, e di chiedere a più fonti”. Il Codacons sta ora indagando per ricercare le eventuali responsabilità.