Manca meno di un mese alla XIV edizione de Pordenone Docs Fest – Le Voci dell’Inchiesta, il festival del documentario di Cinemazero, con il sostegno del Ministero della cultura, della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, di TurismoFVG, del Comune di Pordenone, di Servizi CGN e di Fondazione Friuli che si terrà finalmente in presenza – dopo due rinvii e un’edizione completamente online nel 2020 – a Pordenone dal 10 al 14 novembre 2021.
In programma numerose anteprime nazionali, documentari premiati dai più importanti festival del mondo, retrospettive, workshop, cineconcerti e, ovviamente, numerosi ospiti internazionali. Tanti i temi che saranno portati sul grande schermo: Ecologia, diritti civili, amore, giovani e creatività, pandemia, popoli e differenti culture, solo per citarne alcuni. Un’occasione per riflettere sul nostro presente attraverso i migliori documentari in circolazione, capaci di raccontare la realtà e il mondo che ci circonda.
Un’edizione speciale, che segna una ripartenza, un ritorno alla normalità, all’esperienza collettiva di un festival e alla sala – gli aspetti che più sono mancati in questo particolare periodo – che finalmente sarà pronta ad accogliere gli spettatori al 100% della sua capienza.
Mai come quest’anno, infatti, è iconica la scelta dell’immagine del festival: un involucro di plastica, inquinante e pervasivo, asettico, che metaforicamente ricorda l’isolamento forzato, improvvisamente lacerato dal pungolare di un corvo, a testimoniare la necessità di un ritorno alla realtà (con anche un messaggio ecologico, vista la tradizione del festival). Un animale scelto non a caso, che simboleggia la saggezza, l’acume, ma anche il voler andare a fondo delle cose, e che contemporaneamente occhieggia a Hitchcock e Pasolini (ricordando il lavoro di selezione di qualità del festival).
E proprio a Pasolini sarà dedicata una speciale retrospettiva, ricca di materiali d’archivio, “Pasolini: i documentari”, curata da Federico Rossin (storico del documentario parigino d’adozione) ad anticipare il centenario dalla nascita dell’intellettuale.
“Pasolini, come altri scrittori della sua epoca” – spiega Rossini – “collabora negli anni ’50 e all’inizio degli anni ’60 con giovani documentaristi che esplorano con i loro film l’Italia liberata dal fascismo e ancora sul crinale fra società contadina tradizionale e modernità neocapitalistica. In mezzo ad una produzione smisurata di cortometraggi molto spesso standardizzati e di basso livello estetico, si trovano però dei veri autori alla cui opera guardiamo oggi con ammirazione crescente. Cecilia Mangini, Lino Del Fra, Ermanno Olmi sono fra i migliori di essi: ed è per loro che Pasolini scrive la voce narrante di alcuni film (che vedremo al festival insieme agli altri documentari firmati dal regista), una voce che non illustra mai le immagini ma si fa preghiera, poesia, canto”.
“Quel che si vuole far emergere in questa retrospettiva” – aggiunge il curatore – “è mostrare come Pasolini abbia innovato il cinema documentario italiano e internazionale della sua epoca inserendosi a pieno titolo fra i grandi cineasti del reale degli anni ’60 e ’70.”
Prima anticipazione sugli ospiti e sul programma: il prestigioso premio Il Coraggio delle Immagini quest’anno, in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti nazionale, l’Ordine dei Giornalisti del Friuli Venezia Giulia e con il sostegno di Il capitello e EGON SRL, sarà consegnato nella serata di apertura a una grande coppia di giornalisti, capaci di lavorare in team in modo complementare: Francesca Mannocchi e il fotografo Alessio Romenzi presenti al festival.
I due premiati a riguardo dichiarano: “Siamo onorati, felici di questo riconoscimento. Perché ci ricorda non solo il privilegio di questo lavoro, ma anche la grande responsabilità che implica il lavoro di testimonianza. Questi anni ci hanno insegnato a osservare l’Altro senza pregiudizi, ci hanno insegnato che il nostro è anche un lavoro di errori e ostacoli e un premio come questo ci incoraggia a continuare il racconto delle vite che incontriamo e di luoghi spesso dimenticati del mondo” .
Dalla Siria alla Libia, per arrivare alla recentissima crisi afghana che entrambi hanno raccontato per primi sulle prime pagine delle principali testate del mondo, Romenzi e Mannocchi rappresentano un’eccellenza del giornalismo moderno, unendo la capacità di lettura dei fenomeni – con la prontezza e l’intuito di essere sempre in prima linea, nel luogo e al momento giusto – alla qualità di utilizzare scrittura e fotografia per racconti corali e d’impatto.
Francesca Mannocchi è reporter freelance, regista e scrittrice, collabora con testate giornalistiche e televisive italiane e internazionali. Ha realizzato reportage da Iraq, Libia, Libano, Siria, Tunisia, Egitto, Afghanistan. Ha diretto con il fotografo AlessioRomenzi Isis, Tomorrow, documentario presentato alla 75a Mostra del Cinema di Venezia. Ha vinto il Premiolino 2016, il Premio Giustolisi 2019, e il Premio Ischia 2019. Ha pubblicato: Se chiudo gli occhi… (Disegni di B. Diala, Robin 2018); e nel 2019: Io Khaled vendo uomini e sono innocente (Einaudi), Porti ciascuno la sua colpa (Laterza) e l’opera di graphic journalism Libia (con G. Costantini, Mondadori). Bianco è il colore del danno (Einaudi 2021) è il suo ultimo libro.
Alessio Romenzi è un fotografo, ha documentato le crisi in Medioriente e Nordafrica. Le sue immagini appaiono sul New York Times, Le Figaro, El Pais, Corriere della Sera, Internazionale, l’Espresso, The Guardian. Ha vinto due World Press Photo (2013, 2017), l’Unicef Picture of the Year 2013, il Sony Award 2017 e il Premio Luchetta per la fotografia 2019. Si è occupato del fenomeno migratorio verso l’Europa e dei conflitti causati dall’Isis. Con Francesca Mannocchi ha diretto il docufilm Isis, Tomorrow (2018). Per Medici Senza Frontiere ha realizzato la mostra Don’t leave me alone, documentando l’intervento in Italia di MSF nel corso della prima ondata della pandemia.