Che sia di nuovo primavera: è con questo augurio che viene presentato il programma della XV edizione del Pordenone Docs Fest – Le voci del documentario, a Cinemazero dal 6 al 10 aprile 2022. Il festival, dopo due anni di pandemia e nel pieno della terribile guerra in Ucraina, torna nella sua collocazione “abituale” primaverile. “La forza della realtà che diventa narrazione: anche quest’anno il festival parlerà di noi, cercherà di essere specchio di questi tempi difficili. Molti i film ucraini in programma, ma anche russi, per raccontare la longevità del conflitto e le censure di lungo periodo di Putin. – afferma il curatore Riccardo Costantini, precisando – L’urgenza del racconto dell’attualità non fa abdicare la qualità: la selezione si basa infatti sul valore anche cinematografico dei film in programma”.
Come da tradizione, infatti, il festival porta in città il meglio del cinema del reale per cinque giorni, con decine di film in anteprima nazionale e una prima visione assoluta, sei concerti, tre masterclass esclusive e oltre sessanta ospiti, tra registi, giornalisti, musicisti, scrittori, esperti, tra cui presenze femminili di rilievo: registe, scrittrici, giornaliste (fra le altre, la regista Alina Gorlova, la scrittrice Lijia Zhang, la giornalista Chiara Lico). Le anteprime nazionali saranno valutate da una giuria d’eccezione, presieduta dallo scrittore e sceneggiatore britannico Hanif Kureishi e da due registe e produttrici italiane pluripremiate: Penelope Bortoluzzi e Claudia Tosi.
La serata inaugurale, mercoledì 6 aprile alle 20:45, vede la proiezione di Ascension di Jessica Kingdon, documentario nella cinquina per il miglior documentario agli Oscar e vincitore di 10 premi internazionali, tra cui miglior documentario al Tribeca Film Festival. Il film è un ritratto sconvolgente della Cina ipercapitalista contemporanea. Accanto alla regista Jessica Kingdon, intervengono la scrittrice e giornalista cinese Lijia Zhang, che si autodefinisce “comunicatrice tra la Cina e il mondo”, la friulana Giada Messetti, sinologa, giornalista e autrice televisiva, e Pio D’Emilia, giornalista e yamatologo, il corrispondente per l’Asia Orientale di SkyTg24.
La seconda giornata, giovedì 7 aprile, si apre alle 10:30 con un inedito evento “vietato ai maggiori”: la proiezione in anteprima di One day One day, del giovane regista italiano Olmo Parenti, che racconta un anno di vita a Borgo Mezzanone, in Puglia, la più grande baraccopoli d’Italia. La quotidianità dei braccianti sfruttati per portare cibo nelle nostre tavole è “vietata ai maggiori”: se molti adulti non vogliono vedere e affrontare il problema, saranno i più giovani a interessarsene. Le scuole di tutta Italia possono prenotare la visione, che a Pordenone entra per la prima volta al cinema.
Giovedì 7 aprile alle 18 in Sala Grande, viene affrontato il tema del fine vita, con la proiezione di The perfect circle di Claudia Tosi e l’intervento di Mina Welby, che dopo la morte del marito Piergiorgio continua a portare la sua testimonianza nei dibattiti pubblici. Partecipano anche Giacomo Deperu e Nicola Zanolin dell’associazione Luca Coscioni di Pordenone.
La terza giornata, venerdì 8 aprile, un appuntamento esclusivo per il festival è la proiezione, alle 16 in Sala Grande a Cinemazero, di Things We Said Today, di Andrei Ujica, che consegnerà al pubblico del festival in una speciale masterclass la prima visione assoluta del suo lavoro più che decennale dedicato al celebre tour nordamericano dei Beatles. Il film doveva essere pronto nel 2014 ma fino a oggi non ha ancora visto il buio della sala. Things We Said Today arriva a Cinemazero con un montaggio non definitivo, per una proiezione imperdibile, che sarà seguita da un momento unico per discutere, ragionare e confrontarsi -insieme a questo vero e proprio maestro del documentario creativo – sul film in lavorazione, per scoprire cosa anima un artista nel realizzare un progetto a tutti i costi, per amare ancora di più – se si può – i Beatles grazie a materiali video rarissimi.
In anteprima nazionale e in collaborazione con il Festival del cinema Africano, d’Asia e d’America Latina di Milano, alle 20:45 in Sala Grande c’è Revolution of Our Times, un’immersione nella realtà delle proteste di Hong Kong, tra la repressione delle autorità cinesi e il crescente senso di comunità della popolazione. Il film è il racconto dei giorni incredibili delle rivolte di piazza, pieni di sogni, ma anche di violenza e disillusione. Intervengono il collettivo degli hongkongers, autori del film, e la regista e giornalista Ilaria Maria Sala.
Sabato 9 aprile alle 15:15 in Sala Grande a Cinemazero c’è una delle anteprime nazionali più attese del festival: F@ck this job della regista e produttrice russa Vera Krichevskaya. Il film racconta la lotta tra Verità e Propaganda nella Russia di Putin e l’improbabile resistenza di Dozhd Tv, il canale della pioggia e dell’ottimismo, e della giornalista che l’ha fondato. Intervengono Vera Krichevskaya e Chiara Lico, giornalista professionista, conduttrice del Tg2 e scrittrice.
Alle 17:30 in Sala Grande Once upon a time in Uganda di Cathryne Czubek, in anteprima nazionale, gran premio della giuria al festival di New York, è un inno al cinema e alla fantasia. Wakaliwood, il paese di Wakaliga, appena fuori dalla capitale dell’Uganda, è la patria dei film d’azione dell’eccentrico Isaac Nabwana, il Tarantino africano per cui tutto è possibile. Interviene la regista.
Alle 20:45 le proiezioni in anteprima nazionale proseguono con When we were them, un corto di Danis Tanović, regista e sceneggiatore bosniaco, conosciuto in tutto il mondo per No Man’s Land, Oscar al miglior film straniero nel 2002, e Damir Šagol. “Quando noi eravamo loro” è una riflessione sui paradossi della storia: com’è possibile che le persone che nel recente passato hanno subito la stessa sorte debbano ora trattare i rifugiati come criminali? Interviene Francesco Strazzari. A seguire, Sirens, di Rita Baghdadi, il racconto musicale della prima band metal tutta al femminile del Medio Oriente, un quartetto in lotta per la libertà di espressione (e d’amore) mentre la loro città, Beirut, esplode. Intervengono la regista e Paulonia Zumo, dj e speaker di Radio Rock.
La giornata finale, domenica 10 aprile, vede una serie di film in anteprima nazionale a partire dalle 14:30, in Sala Grande a Cinemazero: Les enfats terribles di Ahmet Necdet Çupur, una storia di conflitti generazionali nella Turchia di Erdoğan, la lotta di un fratello e una sorella per emanciparsi dalla famiglia, dai valori della tradizione e della religione e per affermare la propria libertà.
Alle 16:15 The Black Mambas di Lena Karbe è un viaggio avventuroso nella quotidianità delle donne ranger del Parco Kruger in Sudafrica, tra difesa degli animali, emancipazione femminile e sfruttamento. La proiezione è seguita dall’incontro con la regista.
Alle 18 è la volta di Ivan’s Land, il ritratto di un artista ucraino d’altri tempi, Ivan Prykhodko: i suoi dipinti rispecchiano un universo antico e semplice, legato alla tradizione contadina, alla natura e ai riti magici, che si ripetono al mutare delle stagioni. Interviene con un videomessaggio dall’Ucraina il regista Andrij Lysetskyj.
Parallelamente, alle 16:30 in Sala Ellero a Palazzo Badini la masterclass Come sinfonia di Pino Donaggio, con la presentazione del libro Come sinfonia, biografia scritta da Anton Giulio Mancino – presente al festival – con il protagonista Pino Donaggio, pubblicata da Baldini & Castoldi. Interverrà Roberto Calabretto, docente di Musica per film all’Università di Udine
Il gran finale, alle 20:45 in Sala Grande a Cinemazero, si apre con le premiazioni dei film in concorso. Saranno assegnati il premio per il miglior documentario, il premio del pubblico, il premio del pubblico giovane e il Crédit Agricole FriulAdria – Green Documentary Award. A seguire, la proiezione dello splendido documentario Lo sguardo su Venezia, che mostra la magia della laguna attraverso i secoli, dai paesaggi di Canaletto ai selfie dei turisti, alla ricerca della bellezza autentica e delle tecniche per rappresentarla. Intervengono Pino Donaggio, il regista Simone Marcelli e Carlo Montanaro.
E, per concludere in bellezza, il concerto esclusivo de I Solisti Veneti – Ensemble Vivaldi, con brani delle musiche del film composte da Pino Donaggio.
Durante le giornate del festival, sono previste due retrospettive, una su Venezia, l’altra sul colonialismo e postcolonialismo italiano in Africa. Cinque documentari raccontano la città lagunare, minacciata dall’overtourism e fragile avamposto nella lotta alla crisi climatica. Il suo futuro è al centro di un’occasione di approfondimento e confronto, venerdì 8 aprile alle 18:15 in Sala Grande a Cinemazero: una tavola rotonda con grandi protagonisti ed esperti della vita culturale, sociale, economica veneziana, quali Gianfranco Bettin, politico, saggista e romanziere, Penelope Bortoluzzi, regista, Silvia Jop, antropologa e autrice di documentari, Simone Marcelli, regista, Carlo Montanaro, studioso di cinema, Gherardo Ortalli, professore di Storia medioevale, Giovanni Pellegrini, regista, Andrea Segre, regista, Gian Antonio Stella, giornalista. Modera Stefano Munarin, Università IUAV di Venezia.
Sono cinque anche i film che portano a guardare al nostro passato coloniale e postcoloniale in Africa, per una retrospettiva curata da Federico Rossin, storico e critico del cinema, curatore indipendente. Tra questi, Il Nero di Giovanni Vento, del 1967, arriva per la prima volta nelle sale italiane grazie al recupero effettuato da Museo nazionale del Cinema di Torino, su spinta della figlia del regista, Emilia. Sullo sfondo di una Napoli scanzonata e realistica, la vita di alcuni “figli della Madonna”, i ragazzi nati nel secondo dopoguerra dalle relazioni illegittime tra le donne del luogo e i militari afroamericani. L’evento finale è la proiezione del film muto Siliva Zulu, con la colonna sonora composta e registrata per l’occasione da Bruno Cesselli, pianista, compositore e arrangiatore fra i più conosciuti ed apprezzati in ambito jazzistico. Tra antropologia e stereotipi, il film del 1927 restituisce un’immagine degli zulu con gli occhi del regista ed esploratore italiano Attilio Gatti, intrecciando elementi antropologici a fantasie di stregoneria.
Ancora, tra i seminari e convegni per addetti ai lavori, sono molte le possibilità di approfondimento: dalle questioni etiche e politiche connesse alla rappresentazione della colpa e del colpevole, legata all’affermazione commerciale delle docu-serie crime, all’utilizzo dei materiali d’archivio per il documentario, alla produzione dei podcast e l’utilizzo della realtà virtuale.
È possibile accreditarsi già ora per non perdere nessun appuntamento del festival.