È arrivata l’estate, tempo di vacanze, di svaghi e magari anche di viaggi, ma lo è davvero per tutti? Ormai siamo a metà del 2022, eppure sono ancora tanti, troppi, i disabili che a causa della loro condizione (o per meglio dire, a causa di una società non a misura della loro condizione) passeranno l’estate chiusi in casa, a sognare un aperitivo in spiaggia, un bagno al mare, una gita in montagna…
Ragazzi, ora vi svelo un segreto: con un’accurata progettazione, una buona dose di spirito di adattamento e un pizzico di fortuna, anche noi “srotellati” possiamo “andare a comandare” nel mondo, uscire fuori delle mura domestiche, viaggiare, incontrare gente e goderci una vacanza dove più ci piace. Personalmente ho sperimentato le vacanze accessibili dal 2014 fino allo scorso anno, ogni estate una settimana trascorsa in Trentino (precisamente in Val di Non) all’insegna del relax, dei cavalli e dell’indipendenza, seppur con il preziosissimo aiuto delle operatrici di una cooperativa sociale della zona; ma queste non sono le uniche vacanze possibili per chi si muove in sedia a rotelle, volendo ci si può spingere oltre, fino a vivere delle vere e proprie avventure.
Le avventure sono più belle se condivise, questo si sa; ecco perché Luca Paiardi e Danilo Ragona, due sportivi, due viaggiatori, ma prima di tutto due amici, hanno deciso di progettarle e viverle insieme, usando poi diverse forme di comunicazione per raccontarle a tutti coloro che vogliono conoscerle, cercando così di abbattere le barriere fisiche e mentali che purtroppo sono ancora presenti nella nostra società e non la rendono davvero inclusiva.
Ma facciamo un passo indietro, forse anche più di uno: siamo alla fine degli Anni Novanta quando i destini di Luca e Danilo si incrociano per la prima volta all’Unità Spinale di Torino; entrambi sono reduci da un incidente stradale che li ha resi paraplegici e ha cambiato per sempre le loro vite, ancora non si conoscono, ma per puro caso l’uno si ritrova ad occupare a sua insaputa il letto appena lasciato libero dall’altro, quasi come se fosse un passaggio di testimone nella staffetta della rinascita.
Per Luca la rinascita passa attraverso la musica post rock degli Stearica (una band nella quale suona il basso elettrico sin dall’età di 15 anni), ma anche attraverso il tennis in carrozzina; scopre questo sport nel 2004 grazie a Margherita Vigliano, ex Commissario Tecnico della Nazionale, e quasi subito riesce a ottenere buoni risultati a livello internazionale. Proprio in questo contesto avviene l’incontro fisico con Danilo Ragona; in breve tempo i due stringono amicizia, condividono viaggi e tornei di tennis, ma anche altre passioni quali la musica, il design e la creatività. La loro irrefrenabile voglia di mettersi in gioco vivendo nuove esperienze li spinge ad avvicinarsi alla danza in carrozzina (che praticano tra il 2011 e il 2014) e a fondare la compagnia di danza contemporanea MADeIN. Dance Company; si tratta di una compagnia di danza integrata che partecipa a diversi festival (non necessariamente dedicati alla disabilità) e che con le sue performance vuole trasmettere un messaggio importante: la disabilità è una caratteristica, non un marchio, e anche i disabili possono dare il loro apporto alla società, non devono solo ricevere assistenza.
Per far sì che questo concetto raggiunga più persone possibile, i due amici torinesi cercano sempre nuove forme di comunicazione; ecco perché proprio durante una sessione di prove di danza iniziano a pensare di viaggiare portandosi appresso il loro vissuto e il loro bagaglio di esperienze e instaurando rapporti collaborativi con associazioni e imprese che sostengono la creazione di un mondo più inclusivo, nell’intento di diffondere alcune buone pratiche che permettano di passare da un atteggiamento di protesta e rivendicazione dei propri diritti a un’attitudine più positiva e propositiva, che punta a offrire soluzioni adeguate ad abbattere i limiti fisici e mentali che ancora troppo spesso condizionano le nostre scelte e il nostro modo di vivere nella società.
Così nel 2015 danno il via all’esperimento e organizzano un “viaggio pilota”, una decina di giorni trascorsi tra Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria partecipando a eventi sportivi e culturali, ma soprattutto portando la loro testimonianza all’interno delle Unità Spinali della zona, cioè nei centri specializzati nella riabilitazione delle persone affette da lesione midollare.
Visto il riscontro positivo dell’iniziativa, nel 2016 Luca e Danilo decidono di allargare il proprio raggio d’azione, studiando un itinerario che in trenta tappe si snoda lungo tutto lo Stivale; così nasce il progetto Viaggio Italia around the world, pensato per essere anche un progetto di comunicazione (infatti le sue tappe salienti verranno poi raccontate in un documentario e in un fumetto, che ho avuto il piacere di leggere a inizio mese) e per promuovere una raccolta fondi a favore di Danilo Neri, un ragazzo tetraplegico che vorrebbe tanto diventare loro compagno di avventure, ma non può farlo senza un furgone attrezzato per le sue necessità.
Il 2017 è l’anno in cui il team di Viaggio Italia around the world incontra il Freewhite Ski Team, un’associazione sportiva dilettantistica che ha sede a Sestriere (TO) ed è stata fondata dall’ex campione di discesa libera Gianfranco Martin; inizialmente l’associazione nasce per tutti i bambini e ragazzi di età compresa tra i 3 e i 18 anni che vogliano conoscere e praticare gli sport della neve, ma poi gli orizzonti si allargano e le attività estive si affiancano a quelle invernali. Tra le proposte del team c’è il downhill, che grazie a una bici a quattro ruote può venire praticato anche dalle persone disabili; è proprio per cimentarsi in questo sport che Luca Paiardi e Danilo Ragona contattano l’associazione.
Nello stesso anno Viaggio Italia sbarca all’estero (ed effettivamente è a questo punto che diventa Viaggio Italia around the world), precisamente a Fuerteventura, una delle Isole Canarie; l’isola è un’ottima meta per il turismo accessibile e offre a Luca e Danilo l’opportunità di partecipare a diversi progetti sportivi ed escursionistici. Anche quest’esperienza diventa un documentario, mandato poi in onda su Rai 3 all’interno della trasmissione “Kilimangiaro“, condotta da Camilla Raznovich. A questo primo viaggio oltre i confini nazionali ne seguono altri in Africa (Kenya), India (Laddaq), Sudamerica (Brasile, al Carnevale di Rio) e Slovenia. Lo scopo di tutte queste “trasferte” è sempre lo stesso, dimostrare che la disabilità non ci obbliga a stare chiusi in casa, anzi, se lo vogliamo ci permette addirittura di compiere una triplice impresa: infatti ogni viaggio è prima di tutto un’impresa con sé stessi, per sfidare i propri limiti; secondariamente, in un progetto del genere si conoscono diverse realtà imprenditoriali (imprese, appunto) con le quali si instaurano partnership di varia natura; infine ognuna di queste avventure è anche un’impresa sociale, in quanto compiuta per sostenere raccolte fondi o iniziative benefiche.
Con il tempo le esperienze “on the road” diventano sempre più numerose, avvincenti ed emozionanti, ma indubbiamente anche complesse da organizzare e gestire; ecco perché nasce l’associazione sportiva dilettantistica di promozione sociale B – Free, un’entità dotata di capacità giuridica e amministrativa, quindi adatta a fare da contenitore a tutte le iniziative intraprese dai suoi fondatori (per l’appunto Danilo e Luca) e dal loro team. Non si tratta solo di viaggi in senso stretto, bensì anche di viaggi interiori, percorsi di formazione, laboratori creativi, spettacoli teatrali e altre attività che portano alla scoperta di sé stessi e dei propri limiti fisici e mentali, nonché delle possibili soluzioni per abbatterli.
Purtroppo i viaggi interiori non si possono documentare, spesso non troviamo neppure le parole per descrivere le emozioni e i cambiamenti che essi innescano dentro di noi; forse è proprio per questo che Danilo e Luca hanno deciso di viaggiare anche fisicamente e di raccontare le loro esperienze attraverso i documentari, per condividere con quante più persone possibile il loro vissuto, cercando di trasmettere attraverso le immagini ciò che non si può esprimere verbalmente. Il loro primo docufilm, di cui qui vedete il trailer, si intitola “Viaggi in carrozza” e va in onda per la prima volta su Sky il 3 dicembre 2021. Da allora sono trascorsi quasi sette mesi, durante i quali i nostri viaggiatori non si sono certo fermati; in questo periodo infatti hanno dato corso a un progetto che potrebbe essere definito uno spin – off dell’impresa che li aveva visti rimontare in sella (o per meglio dire sull’handbike) nella tarda primavera del 2020, subito dopo il lockdown.
Due anni fa l’obbiettivo era quello di pedalare da Torino a Catania a bordo di handbike a pedalata assistita; benché la destinazione finale sia stata raggiunta e loro abbiano avuto l’opportunità di spingersi fino ai Monti (o Crateri) Silvestri dell’Etna, in quei giorni Danilo e Luca hanno constatato personalmente che purtroppo in Italia non c’è continuità ciclabile, quindi hanno potuto pedalare solo nei tratti sicuri. Da qui è nata l’idea di mappare i percorsi ciclabili italiani percorribili in handbike, cominciando dalle ciclovie del Pinerolese, mappate nell’ambito del progetto “Viaggio Italia – Pinerolo Handbike Tour”, patrocinato dalla Città di Pinerolo; la mappatura è poi proseguita con le ciclovie che dal Piemonte portano verso la Liguria, all’interno del progetto “Viaggio Italia around the world: ricerca e formazione”, finanziato con il contributo della Fondazione CRT. In un prossimo futuro, grazie ad altri progetti di ricerca, formazione, mobilità e inclusione, la squadra capitanata da Danilo e Luca spera di riuscire a esplorare tutte le regioni italiane per verificare l’effettiva esistenza di piste ciclabili e la loro accessibilità, offrendo consigli e suggerimenti per renderle fruibili a tutti.
Questo sarà soltanto un altro dei tanti modi di Luca Paiardi e Danilo Ragona per dimostrare al mondo che anche noi “srotellati” siamo in grado di viaggiare, di lanciarci all’avventura, di goderci la vita appieno; tuttavia non sempre volere è potere, anzi, a dirla tutta, noi possiamo fare ben poco se il contesto sociale nel quale viviamo non ci viene in aiuto per abbattere gli spessi muri di barriere fisiche e mentali ancora esistenti e quindi far sì che viaggiare non sia più un’impresa, ma soltanto un bellissimo modo di fare impresa.
[Photo Credits: Gabriele Bertotti]