Solo il meteo non strizza l’occhio alla 94/a adunata nazionale degli alpini che comunque ha avuto uno svolgimento perfetto. Fin da inizio settimana, ma in particolare da giovedì, si vedevano bandiere, manifesti e si udivano cori che annunciavano l’evento che caratterizza l’Italia e che quest’anno, nel nome della famiglia e della Patria, termine che può sembrare desueto ma che non và dimenticato, Udine ed il Friuli ha avuto l’onore di ospitare. Abbiamo incontrato, parlato e brindato con molti alpini ed amici degli alpini, molti tra sdegno e rabbia ci hanno fatto notare che gli alpini sono quelli che aiutano, lavorano, festeggiano quando è il momento, magari prendendo la mano di una sconosciuta e facendole fare un volteggio di danza per un sorriso, o offrendoci un bicchiere durante foto ed interviste, non quelli dei fatti di Rimini forse costruiti ad arte per chissà quale fine, poi tra tanta gente qualche mela marcia può anche esserci, ma siamo sicuri che sia un alpino e non uno di quelli che comprano un cappello e se lo mettono in testa? Ed anche se lo fosse è uno e non gli alpini. Proprio per poterla documentare con la deontologia e ed il lustro che merita l’adunata degli alpini, ci siamo immersi per giorni nella realtà dell’adunata stessa, dove abbiamo trovato molti complimenti per un’organizzazione perfetta, se togliamo il fatto, indipendente dall’ ANA che così come le forze dell’ordine ringraziamo per la collaborazione, di non aver istituito una navetta per portare i disabili dalle vie in cui erano stati riservati i parcheggi al centro, ed un’ ospitalità unica. C’era chi partito da Cuneo in autostop ha fatto Casarsa-Udine a piedi rifiutando il nostro passaggio perché voleva portare a termine una piccola impresa, come quella di scendere dalla Carnia con i muli, chi a piccoli gruppi come gli amici della Val di Susa intonavano gli indimenticabili cori alpini, chi ci faceva i complimenti per quanto nel nostro piccolo stavamo facendo, offrendoci un buon bicchiere per ricaricare le batterie come il gruppo della città della vittoria, o di Treviso, o come Mauro in viaggio a piedi dalla Val Pusteria a Udine. Abbiamo incontrato Luca Zaia sulle Tribune, e Giorgia Meloni che ha commentato “Qui ci sono persone che vengono non solo da tutta Italia ma da tutto il mondo per ricordare quali siano le loro radici ed è la cosa più preziosa che abbiamo. Oggi è la festa della mamma ma noi abbiamo sempre un’altra mamma che è la Patria, senza questo legame non c’è niente che possiamo fare. Quindi venire qui ad assaporare un po’ di questo sentimento è una cosa preziosissima”. Il presidente della regione Fedriga prima di prendere parte alla sfilata ha dichiarato “Udine e il Friuli Venezia Giulia sono per un giorno la capitale e il centro dell’Italia, ribadendo poi il forte legame che c’è tra le penne nere e il territorio, dal terremoto alla lotta alla pandemia dove assieme alla protezione civile sono stati protagonisti, oggi la nostra regione è la casa degli alpini, questa adunata si svolge a casa loro” ha concluso il governatore. In questo clima il corteo si è aperto con lo striscione che riporta il motto della manifestazione ‘Alpini, la più bella famiglia’, dietro quello della commissione pari opportunità della Regione Friuli Venezia Giulia per il rispetto delle donne e contro la violenza di genere. Hanno sfilato anche i graduati delle truppe alpine e diversi gonfaloni dei comuni friulani accompagnati dagli striscioni della federazione internazionale di militari dei montagna, partito dalla Carnia, dalla sua Ovaro un bel ricordo ad Enzo Cainero, spettacolare l’esibizione della fanfara della Julia. Commoventi alcune scene che dimostrano l’ attaccamento a quella penna, nata a quanto sembra dalla frase coniata da D’Annunzio “D’Aquila Penne, Ugne di Leonessa” , oggi sintetica, un tempo d’aquila per tutti tranne che per gli alti ufficiali che sfoggiano una penna bianca d’ oca, penne che caratterizzano tutti gli alpini e non dite mai piume su questo non si transige. Grazie a tutti per esserci a ricordare e trasmettere all’Italia quei valori che non bisogna dimenticare.