Dopo aver reso omaggio a Dino Buzzati con La corsa dietro il vento lo scorso anno, Gioele Dix in occasione del ventennale (2003-2023) della scomparsa di Giorgio Gaber riporta sul palco testi e brani del Signor G in Ma per fortuna che c’era il Gaber. Lo spettacolo, il cui sottotitolo recita Viaggio tra inediti e memorie del Signor G, farà tappa nel Circuito ERT per quattro serate, due in marzo e altrettante in aprile. Gioele Dix, accompagnato dai musicisti Silvano Belfiore al pianoforte e Savino Cesario alla chitarra sarà sabato 16 marzo alle 20.45 al Teatro Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia e domenica 17 marzo alle 17.30 al Teatro Verdi di Muggia per poi ritornare in regione sabato 6 aprile alle 20.45 al Nuovo Teatro Mons. Lavaroni di Artegna e domenica 7 aprile alle 20.45 a Forni di Sopra, dove aprirà il cartellone 2024 della Ciasa dai Fornés.
Ma per fortuna che c’era il Gaber è l’ultimo di una serie di tributi che Gioele Dix, a partire dal 2004, anno in cui si tenne il primo Festival Gaber a Viareggio, ha dedicato all’artista milanese, del quale è stato convinto ammiratore fin dall’adolescenza. Lo spettacolo è costruito come un insolito itinerario all’interno del teatro canzone di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, in cui si intrecciano brani conosciuti del loro repertorio con musiche e testi variamente inediti: versi mai musicati, canzoni mai eseguite dal vivo, monologhi abbozzati e mai completati.
Per realizzarlo è stato decisivo l’apporto della Fondazione Gaber, che ha svelato l’esistenza di questi preziosi materiali e li ha messi a disposizione del progetto.
Ma per fortuna che c’era il Gaber è dunque uno spettacolo appassionato e originale, nel quale convivono sorprese (un esilarante monologo inedito sulla Rivoluzione d’Ottobre) e rievocazioni personali (il primo casuale incontro fra Gaber e Dix nella hall di un albergo di Mestre), brani d’annata (Il Riccardo, Barbera e champagne) e bozze di canzoni tipicamente alla Gaber-Luporini su cui inventare una musica (Appunti di democrazia).
“Vedere Giorgio Gaber a teatro – questo il pensiero di Gioele Dix – era un’esperienza che ti segnava. Niente a che vedere con un comune spettacolo o concerto. Sul palco sprigionava energia pura. Grazie alla sua potenza espressiva, sapeva dare corpo alle parole come nessun altro. Era capace di farti ridere, emozionare, indignare. Era un pensatore e un incantatore. Andavi a vederlo una volta e volevi tornare a rivederlo una seconda e poi una terza. Nei primi anni Settanta sono stato uno sfegatato gaberiano, uno dei tanti”.