Moni Ovadia ritorna a Cividale
Si ripresenta a Cividale Moni Ovadia e dichiara la sua appartenenza al popolo del mondo, tessendo un racconto che avvicina il dolore e la solitudine del popolo rom a quello ebraico.
Presentando il concerto Ovadia ha richiamato il dramma della shoa, dello sterminio determinato, scientifico nella sua programmazione, di due popoli, soprattutto quelli rom, che non ha mai beneficiato di riconoscimenti né risarcimenti.
La musica di scinti e rom è “disordinata”, misteriosa, selvaggia e per questo si attacca alla pelle di chi la offre e solca l’anima di chi ascolta.
La balalaica accompagna dolore solitudine e sapienza del popolo senza nazione e senza esercito, del quale la civiltà occidentale sempre diffida, relegata ai suoi stereotipi.
La musica rom parla della condizione di un popolo, dell’amore, di un’espressione linguistica unica e carica di profumi orientali, di toni accesi e ritmati dai tanti strumenti.
La fisarmonica e i fischi dei musicisti testimonia una musica prodigiosa, che ti induce ad allacciare le cinture di sicurezza,. Il travolgente ritmo talvolta si ammorbidisce in suoni leggeri e persino lenti, per poi tradursi in accelerazioni quasi pericolose, costruire con sonorità aspre e acute, che inducono il pubblico a seguire con l’applauso ritmato i musicisti magici esecutori di un mistero antico
Vito Sutto