
Dewey Dell, con le musiche originali di Igor Stravinsky, per la regia di Agata Castellucci ha proposto per il cartellone Ert a Cividale Le sacre du printemps,la sagra della primavera, le festa della morte e della vita perche’ ad ogni morte corrisponde una nuova nascita,ad ogni inverno che si supera in sè, si apre un tempo di vita di nuovo respiro.
Il balletto luminoso, da vedere e da rivedere ,è un racconto di gestualità e di ritmi musicali travolgenti, cinque figure danzanti si avviluppano e si attorcigliano in un abbraccio vitale e doloroso, si cercano e si lasciano ,si stringono e paiono morire e rinascere, in una danza che con la sua gestualità ciclica richiama a questa sacralità dell’esistere.
Esistere significa morire e dopo la morte la rinascita.
Anche nella vita dell’io ci sono momenti di crisi che presuppongono una fine ,forse una sconfitta, ma che poi si articolano in una ripresa, la resistenza sta proprio nel considerare mai concluso quel processo e viverlo nella sua dinamicità complessiva.
Ogni chiusura dunque presuppone una nuova apertura, come se vi fossero piu’ scenari su un palcoscenico, magai quello del Ristori, con arcate che si aprono ad un’arcata successiva, da una porta ad un’altra porta ,da una luce ad un ‘ombra,poi altra luce.
Il mondo degli insetti e dei semi puo’ insegnare questo ciclo vitale e aiutare ad accettare la complessità del ritmo ,le accelerazioni e le detensioni della vita, gli struggimenti ,persino i pentimenti ,le analisi e le sintesi .
La terra è feconda sempre,la terra non ti lascia mai abbandonato a te stesso, sappila accettare nella sua stagionalità
Vito Sutto