Si può tranquillamente considerare come un appuntamento con la “difesa” delle nostre tradizioni, quello di venerdì 31 maggio alle 20.30 nella sala consiliare della Provincia di Pordenone.
Il protagonista è Camillo Langone, penna di Libero e Il foglio, provocatore per costituzione, cattolico dandy per sua definizione. Ad intervistarlo per Pordenone Pensa è il giornalista Alberto Parigi, che partirà da “Bengodi, i piaceri dell’autarchia”, ultimo libro dello scrittore parmense.
Il tema è una sorta di viaggio tra cibi e gusti perduti, che si trasforma in un racconto dell’Italia tra patriottismo gaudente, scorrettezza politica e indipendenza culturale. Non una guida Michelin o slow food; piuttosto una strenua difesa della nostra identità culturale in cucina (e non solo), un baluardo dell’identità italiana tra i fornelli, del patriottismo armato di posate. Un libro/ammonizione che, pagina dopo pagina, ci ricorda quanto il cedimento ai piaceri della tavola esotica sia disintegrazione della nostra tradizione.
Amante della buona cucina per nascita (l’Emilia è culla indiscussa di piatti dalla forte identità), Langone è alla continua ricerca di sapori autoctoni e piaceri antichi.
Così in Valtellina cerca il violino di capra, nella Bassa Parmense il salame strolghino, in Abruzzo la mortadella di Campo tosto, in Puglia la ricotta forte, a Milano la cotoletta alla milanese, a Parma il pesto di cavallo crudo, tra Reggio e Mantova i tortelli di zucca, e la lista dei suoi piaceri gastronomici è lunga, dettagliata e narrata con intensa passione.
Altro che le nuove frontiere dell’etnico, biologico, biodinamico, sostenibile, solidale ed equo, che sono solo testimonianza della neo-liturgia nichilista.