I disboscamenti e la diffusione delle armi da fuoco, dal
XVIII secolo in poi, avevano fatto
del Cinghiale (Sus scrofa) una specie sempre più rara. Ma
l’abbandono delle campagne, il
benessere e una pratica venatoria, che ha permesso il
formarsi di vigorose popolazioni ibride,
hanno ridato impulso alla specie, che da qualche anno ha
letteralmente invaso anche la
Carnia.
Il Cinghiale è una specie incredibilmente intelligente,
opportunista ed adattabile; simile
all’uomo più di molti altri animali. Inoltre, è anche
molto prolifico. Perché un animale così
dovrebbe rimanere solamente nei boschi? Lì c’è meno
cibo, molta competizione e molti cacciatori
e predatori. Al contrario, tra campi e giardini, si trova
una manna di ortaggi, rifiuti e
talvolta persino cibo direttamente fornito da qualche
sprovveduto essere umano.
I danni che il Cinghiale provoca all’agricoltura sono noti
sin da quando essa è nata.
La presenza di alcuni Cinghiali in un bosco è molto
positiva. Essi contribuiscono all’aerazione
e alla fertilizzazione del terreno, alla germinazione di
alcuni semi e alla diffusione delle
spore di certi funghi. Tuttavia, un bosco può produrre
sino ad un certo numero di ghiande,
lombrichi, tuberi, larve, fiori, ecc., che, se vengono
mangiati dai Cinghiali, non possono
essere mangiati da altri animali.
Oltre alla diminuzione di altre specie, i Cinghiali in
soprannumero possono diffondere organismi
infestanti. L’intenso grufolare provoca dissesto
idrogeologico: erosione di suoli collinari
e frane.
Se qualcuno ha paura di essere sbranato dai Cinghiali, si
può affermare che i Cinghiali non
sono in questo senso pericolosi.
Di questi e altri aspetti, si parlerà venerdì 28 giugno,
a Ravascletto, a cura della Pro loco.
Presentato da Tania Blarasin, interverrà – alle ore
20.30 presso la “Cjasa da Vicìnia” – il
Direttore del Museo civico di Storia naturale di Trieste,
Nicola Bressi.
Zoologo e biologo della conservazione nonché esperto di
zone umide, Bressi è componente
del direttivo dell’European Pond Conservation Network,
organizzazione europea che
diffonde la conoscenza e promuove la conservazione delle
acque nell’evoluzione del paesaggio
europeo.
La naturalista Tania Blarasin di Ravascletto si è laureata
in Zoologia all’Università di Trieste,
discutendo una tesi sugli “Effetti dell’introduzione di
salmonidi su una batracocenosi alpina”,
nella quale ha preso in esame la situazione del lago di
Pramosio.
Venerdì 5 luglio, la Pro loco presenterà un secondo
incontro di carattere naturalisti –
co. Alle 20.30 presso la “Cjasa da Vicìnia”, lo
zoologo Gianluca Rassati proporrà in
carnico la conferenza “Antropizzazione e Avifauna: i casi
della Diga di Caprizzi e del
Lago di Cavazzo”.