Cosa succede nel nostro cervello di fronte a una persona di etnia diversa? Si può combattere il razzismo usando le conoscenze scientifiche? Elisabeth Phelps, ricercatrice alla New York University, venerdì 19 luglio terrà una conferenza pubblica dal titolo “Neuroscience of Racism” (le neuroscienze del razzismo). Un tema di forte attualità, soprattutto in un’Italia sempre più multietnica. Non è un caso, infatti, che il Ministro all’Integrazione, Cecile Kyenge, sarà presente alla conferenza.
Venerdì 19 luglio, ore 16.00 – SISSA, Aula Magna. Via Bonomea 265, Trieste
Quanti hanno coraggio di definirsi razzisti? Eppure, anche se sinceramente non ci riteniamo tali, ricerche recenti basate sul neuroimaging hanno mostrato che di fronte a fotografie di persone appartenenti a gruppi etnici diversi nel cervello di individui bianchi si attiva fortemente l’amigdala, una struttura cerebrale notoriamente collegata all’emozione della paura. Queste e altre conoscenze sono il risultato delle ricerche di Elisabeth Phelps, una neuroscienziata della New York University, che venerdì 19 luglio alle ore 16.00 terrà alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste una conferenza aperta al pubblico dal titolo “Neuroscience of Racism”.
Alla conferenza sarà presente Cécile Kyenge, il nuovo Ministro all’Integrazione dell’attuale governo Letta. Le neuroscienze sono infatti utili per conoscere le basi cognitive delle attitudini e dei comportamenti razziali, e per il loro controllo, anche a livello di politiche sociali. Per esempio Phelps oltre ad aver registrato l’implicita e inconscia paura suscitata dalla vista di persone di colore diverso, ha anche osservato processi che possono dare un’indicazione verso la riduzione di questa emozione negativa.
In questo senso la familiarità è un parametro importante: negli esperimenti di Phelps e colleghi si è notato come i volti noti (attori e politici afro-americani popolari negli Stati Uniti, dove si è svolta la ricerca) inducevano un’attività dell’amigdala fortemente ridotta. Un altro fattore importante poi è l’instaurarsi di processi razionali nel tempo: la forte attivazione dell’amigdala col passare del tempo diminuisce e lascia posto un’elaborazione che si svolge nelle aree corticali di “ragionamento”. Insomma, a quanto pare – e non sorprende scoprirlo -, conoscenza e ragione sono alcune delle risposte che possono funzionare contro il razzismo.
“Neuroscience of Racism” è una conferenza pubblica in lingua inglese e tutta la cittadinanza è invitata a partecipare. Il ministro Kyenge sarà disponibile a rispondere brevemente alle domande di un limitato numero di giornalisti, poco prima della conferenza. Elisabeth Phelps è disponibile a rilasciare interviste sia telefoniche, prima della conferenza, sia di persona nel giorno dell’incontro. Per le interviste si prega di contattare l’ufficio stampa.