Aumenta il lavoro sommerso nel mondo artigiano da parte di extracomunitari (ma anche di “autoctoni”) che si improvvisano artigiani o pseudo tali, eppure completamente sconosciuti al fisco e che operano eludendo ogni elementare regola di sicurezza. Persone prive di professionalità, che s’inventano un mestiere e lavorano con la complicità degli stessi clienti per il solo fatto che costano poco. La denuncia parte dalla CNA di Monfalcone, che ha raccolto l’appello di numerosi associati esasperati dalla concorrenza sleale di chi artigiano non è. “Il danno economico degli abusivi, recato sia alla collettività che alle imprese di ogni settore, è ingente – commenta il presidente CNA Gorizia Meletti -, e ci accade senza che nessuno, purtroppo, si interessi a porre fine al fenomeno”.
Un associato di Monfalcone riporta, indignato, che all’ispettorato del lavoro alle sue lamentele hanno risposto che “là non andiamo, perché non abbiamo nulla da prendere”. “Ricordiamo ancora una volta – prosegue l’artigiano – che lo Stato italiano a noi “regolari” ci obbliga a dichiarare un fatturato minimo annuo, a pagare contributi Inps e Inail nonché i diritti di Camera di Commercio; ci costringe inoltre a presentare il Durc, pronto a sanzionarci pesantemente anche se gli errori vengono magari commessi dai pubblici uffici. Tanto impegno per controllare e punire chi lavora correttamente, peccato che non ci risulti che lo Stato compia altrettanti sforzi per far emergere il lavoro nero, anzi, praticamente lo incentiva: chi ha finora seguito le regole, infatti, non ne può più, e viene spinto a seguire il cattivo esempio dei concorrenti sleali”.
“In questo periodo di crisi – aggiunge Meletti – tutti abbiamo bisogno di lavorare e tutti cerchiamo il risparmio conveniente, ma le regole devono essere applicate e rispettate anche da chi non appartiene al sistema Italia. In attesa di trovare risposte a livello istituzionale, invitiamo a scegliere professionisti e non artigiani “fai da te”: anche questo aiuta l’economia italiana a girare”.