I dati rilevati dalla rete di monitoraggio
del polline dell’Agenzia regionale per la protezione
dell’ambiente (ARPA) indicano che la presenza di Ambrosia sta
arrivando al suo massimo e come ogni anno in questo periodo sono
più evidenti i problemi sanitari dovuti all’elevata allergenicità
del polline. Ma quest’anno la pressione di Ambrosia sembra essere
minore rispetto agli anni precedenti, per la diffusione di un
coleottero che ha efficacemente contrastato lo sviluppo della
pianta allergenica.
La diffusione di Ambrosia artemisiifolia rappresenta un fenomeno
relativamente recente: è una pianta annuale di origine
nordamericana, infestante e pioniera giunta in Italia (Piemonte)
all’inizio del 1900, probabilmente a causa della contaminazione
di sementi e granaglie di importazione.
Le aree europee dove la pianta è più diffusa sono la Francia e i
paesi balcanici; in Italia la si trova soprattutto nel Nord
(Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia). E’ presente
solitamente nelle aree urbane con suolo nudo e con disturbi
antropici come, ad esempio, i cigli stradali, le zone industriali
abbandonate, le superfici verdi trascurate, gli incolti.
Uno studio POLLnet (la rete di monitoraggio aerobiologico del
Sistema delle Agenzie Ambientali) conferma che dal 2007 al 2014
la diffusione di Ambrosia nell’Italia centro-settentrionale è
progressivamente aumentata.
La sua rapida ed ampia diffusione è stata favorita da diversi
fattori, quali l’assenza di antagonisti o parassiti in grado di
limitarne lo sviluppo, e il fatto che il polline, molto leggero
ed abbondante, viene trasportato dal vento anche a notevole
distanza. Solo nel 2013 è stato individuato in Italia il
coleottero di origine nordamericana Ophraella communa, specie
parassita oligofaga con preferenza per Ambrosia artemisiifolia:
nei siti in cui è stato osservato, fino al 100% delle piante di
Ambrosia presentavano elevati livelli di danneggiamento, fino
alla defoliazione completa. L’insetto, che ha dimostrato di avere
un elevato potenziale di diffusione e di adattabilità, si nutre
dei fiori, riducendo la quantità di polline nell’aria e di
conseguenza gli effetti allergenici sull’uomo.
Anche in Friuli Venezia Giulia si sono osservati questi
andamenti. Per Pierluigi Verardo, responsabile dei monitoraggi
sui pollini di ARPA, “la situazione climatica di questa estate ha
sicuramente favorito la crescita della pianta e la diffusione del
polline. Tuttavia i dati regionali mostrano un leggero calo della
quantità di polline rispetto alla media degli ultimi anni, che
può essere ragionevolmente attribuito alla presenza dell’insetto
parassita”.