Piuzzi, «questa partnership attesta l’importanza dell’ente intermedio nel sostegno alle iniziative a favore di persone in situazioni di disagio»
La Provincia di Udine rinnova la collaborazione con il Centro Caritas dell’Arcidiocesi di Udine confermando la concessione in comodato d’uso gratuito dell’edificio di proprietà sito a Cividale del Friuli. Tale disponibilità (il cui controvalore quantificato è di mille 525 euro mensili), sancita nel 2001 da un contratto di utilizzo di durata ventennale, consentirà alla Caritas friulana di gestire, quale ente territoriale individuato dalla Regione Fvg, due progetti di rete mirati all’emersione delle vittime della tratta e alla loro integrazione sociale. Si tratta, nello specifico di progettualità attraverso le quali viene data concreta attuazione ad altrettanti avvisi per la realizzazione di programmi di assistenza emanati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – dipartimento per le pari opportunità. «La Provincia di Udine concorre in modo fattivo all’attuazione dei progetti gestiti dalla Caritas sul territorio – commenta l’assessore alle politiche sociali Adriano Piuzzi che ha illustrato i termini della collaborazione nella seduta odierna (lunedì 3 settembre) della giunta provinciale –. Una partnership che attesta, ancora una volta, l’attenzione e l’importanza che l’ente intermedio riserva al sostegno di iniziative a favore delle persone in situazioni di forte disagio».
Gli spazi di Cividale del Friuli di proprietà della Provincia di Udine sono funzionali, in particolare, all’accoglienza di donne vittime della tratta che hanno aderito ai programmi di integrazione sociale. Ultimo in ordine di tempo è stato il “Progetto Farfalla” attivato nel 2009 e che ha visto nelle prime due edizioni l’accoglienza di 42 persone. Per l’edizione in corso hanno già aderito 13 persone. In generale, la collaborazione tra palazzo Belgrado e la Caritas friulana ha riguardato la realizzazione di progetti regionali che si rivolgono a persone in uscita dallo sfruttamento sessuale e lavorativo, tratta, riduzione in schiavitù oltre a forme di subordinazione e mirano a sostenere il sistema territoriale integrale di supporto all’identificazione, accoglienza e inclusione attraverso il servizio di prima accoglienza con ausilio sanitario, sociale e legale che può evolversi in programmi di protezione sociale, di sostegno da parte dei servizi territoriali o di rientro volontario nel paese d’origine. Accanto a questo primo approccio vi è anche il sostegno volto all’inserimento socio-lavorativo con la realizzazione di percorsi educativi mirati.